«Ustica? Non ho visto nulla» di Francesco Grignetti

«Ustica? Non ho visto nulla» La tragedia del Dc9: interrogati i primi 6 avieri accusati di favoreggiamento «Ustica? Non ho visto nulla» «Cera un'esercitazione, il radar era spento» ROMA. E' l'ultimo tentativo a palazzo di Giustizia per capire che cosa accadde a Ustica la sera del 27 giugno del 1980. Cadde in mare un jet civile con 81 passeggeri, quella sera. E si pensa, con notevole dose di sicurezza, che l'aereo sia stato abbattuto per errore da un missile partito da un caccia militare. Il giudice Vittorio Bucarelli e il pubblico ministero Giorgio Santacroce hanno cominciato ad interrogare i 23 avieri che in quella drammatica notte erano di turno nei centri radar militari di Marsala e di Licola. Ma la risposta dei primi sei interrogati è stata unanime: «Al radar di Marsala non vedemmo nulla, non riuscimmo neppure ad avviare la procedura di riconoscimento per quel caccia che altri avrebbero visto. I tracciati radar, memorizzati su dischi magnetici, sono incompleti perché era in corso una simulazione al computer». Dal radar civile di Fiumicino, infatti, fu visto un aereo avvicinarsi al Dc9 dell'Itavia qualche minuto prima dell'incidente. E' attestato nella perizia ordinata dal giudice. Secondo i periti anche il radar di Marsala avrebbe dovuto vedere cosa accadeva nel tratto di mare davanti Ustica. Non videro davvero niente i radar militari? I magistrati stanno chiedendo le ragioni del mancato riscontro ai ventitré incriminati di falsa testimonianza e occultamento di atti veri. Intanto gli avvocati difen- sori puntano all'annullamento della perizia che incolpa i loro assistiti. Si prepara una guerra tra periti. Il radar di Marsala non vide nulla per colpa di una disgraziata fatalità, sostengono gli accusati. «Quella sera — ha spiegato al magistrato il maggiore Adulio Ballini, all'epoca responsabile di turno del centro radar di Marsala — eravamo sul punto di iniziare un'esercitazione: il radar semiautomatico fu spento alle 20,45 e la simulazione iniziò alle 21,04. In quel lasso di tempo funzionava soltanto un radar con avvistamento manuale. E proprio in quel momento cadde il Dc9. Noi fummo avvisati dal centro di Ciampino qualche minuto più tardi e sospendemmo subito l'esercitazione». Stesse risposte anche dal capitano Sebastiano Muti, all'epoca responsabile dei caccia intercettori. Muti aveva il compito di far alzare in volo gli aerei della nostra difesa qualora un velivolo non identificato si fosse introdotto nello spazio aereo italiano. «Noi controllavamo sul radar e poi con il computer se gli aerei in volo fossero amici o nemici. Poi la nostra attenzione si concentrava sui nemici, in gergo detti "zombie". Gli aerei civili non li seguivamo affatto». L'immagine del nostro sistema difensivo non esce bene dai racconti di ufficiali e sottufficiali. «Sono tantissimi i falsi avvistamenti, dovuti alle interfe¬ renze e alle condizioni climatiche», spiega il maresciallo Sossio Tozio. Secondo gli avieri, «un falso avvistamento è cosa di tutti i giorni». «Falsi avvistamenti». Già, ma quel caccia che si avvicina rapidamente all'aereo di linea? I legali di parte civile Adolfo Galasso e Romeo Ferrucci, rappresentanti delle famiglie delle 81 vittime, non sono soddisfatti delle risposte ottenute: «Ci sono tante contraddizioni e troppi "non so, non ricordo". Il punto principale è la traccia vista dal radar di Ciampino. Secondo il maggiore Ballini, non fu vista per motivi tecnici e per questo motivo non fu neppure avviata la procedura di riconoscimento. Vale a dire che il computer non fu attivato per sapere se si trattava di un aereo amico o nemico. Insomma, quello che fu visto da Ciampino non sarebbe stato visto da Marsala, che pure doveva vigilare sulla sicurezza del Paese». Ferrucci è indignato: «Il maggiore Fulvio Salme, comandante del centro, sostiene che l'area di Ustica si può vedere anche dalle altre basi militari di Siracusa, di Locotenente in Puglia e di Poggio Ballone. Secondo Ballini, non è vero. Ad altre domande, Ballini si è detto "vecchio e con una cattiva memoria". Ma il maggiore Ballini è un ufficiale di 50 anni, che oggi presta servizio in una base Nàto in Germania e che vola sugli aerei radar di tipo Awacs. La figura del pensionato smemorato non gli si addice». Secondo i difensori Carlo Taormina e Titta Mazzuca, invece, il radar di Marsala non avrebbe potuto vedere nulla dato che si trovava in esercitazione. Chiedono una controperizia. L'avvocato Mazzuca è lapidario: «Il ruolo della giustizia, checché ne pensi l'opinione pubblica, non è la ricostruzione della verità storica, ma l'accertamento di responsabilità penali. I nostri assistiti sono stati accusati di aver concorso a un grande complotto per "coprire" chissà quale misfatto ne# cieli d'Italia. Noi dimostreremo che loro non c'entrano niente». Francesco Grignetti