«Verdi uniti in tutta Italia» di Fabio Martini

«Verdi uniti in tutta Italia» Gli ambientalisti verso la pacificazione, purché «non sia imposta» «Verdi uniti in tutta Italia» IprogettidiAmendola, capòlista?aKoma ROMA. I «nanetti» di Roma, i militanti verdi di base, lo volevano sì in lista, ma all'ultimo posto: «con le funzioni di garante». E invece l'onda di Rimini, l'assemblea nazionale delle liste verdi, ha travolto le ultime resistenze dei 36 militanti romani e ha incoronato a grande maggioranza Gianfranco Amendola condottiero di un'avventura senza precedenti in Italia: alle elezioni romane del 29 ottobre, le due «anime» verdi («sole che ride» e «arcobaleno») si congiungeranno in un'unica lista ambientalista. Tornato da Rimini alle 2 di notte di lunedì, alle 9 del mattino il pretore in aspettativa è già al lavoro nel suo ufficio romano del Parlamento europeo. Di ottimo umore, Amendola attacca: «Abbiamo un mese per volare alto, per uscire dalle beghe, dagli insulti e lanciare una grande piattaforma ambientalista per Roma, una città che sta morendo d'ambiente. Ma al tempo stesso, dobbiamo tentare un operazione altrettanto ambiziosa in tutto il Paese: occorre aprire a 360 gradi le porte "verdi". Le abbiamo aperte agli "arcobaleno" e bisogna insistere: guardare al vasto mondo cattolico, alle comunità di base. A Roma cercheremo di avere nelle nostre liste sindacalisti cattolici e rappresentanti di un'importante organizzazione della diocesi romana». Amendola non dice altro. Ma dalle sue parole sembra confermata una indiscrezione trapelata nei giorni scorsi: a guidare la lista verde in una delle 20 circoscrizioni romane potrebbe essere un rappresentante della Caritas diocesana. Un nuovo segnale dello sgretolaménto dell'unità del mondo cattolico romano. A Rimini, dunque, l'assemblea del «sole che ride», con 145 sì e 17 no, ha detto sì ad una lista unitaria a Roma con gli «arcobaleno», guidata, nell'ordine, da Gianfranco Amendola, Francesco Rutelli e dal vicepresidente dei deputati verdi Rosa Filippini, che invece i militanti romani avrebbero voluto al «numero uno». Chi non ama Amendola, gli rimprovera so¬ prattutto una smania: il protagonismo. Ma alla fine l'ha spuntata ancora una volta lui, il pretore più famoso d'Italia. Quarantasette anni, sposato, una gran passione per il jazz e per la vela (possiede una barca a pannelli solari di nome Panda), Gianfranco Amendola per 22 anni si è occupato di ambiente, armato di toga e di codice penale. Tra i suoi diecimila processi, molte iniziative clamorose, ma soprattutto un «pallino»: lasciare un segno nella vita della città. Sotto la pressione di una sua inchiesta, la giunta Signorello, dopo averlo categoricamente escluso, ha chiuso il centro di Roma al traffico privato. Sull'onda di indagini di Amendola sono state bonificate 600. discariche abusive, migliaia di imprese con scarichi sul Tevere si sono dotate di impianti di depurazione. Un'attività da «sindaco ombra» che ha avuto riflessi palpabili in termini di popolarità: 22.000 preferenze a Roma nelle elezioni europee '89, più del doppio del capolista verde Massimo Scalia alle politiche '87. Un altro record: il suo nome è comparso in quasi 10.000 schede «arcobaleno». Ora corre da sindaco? «No. Sono i verdi che si candidano, con forza, al governo di Roma». Con chi? «Non abbiamo pregiudiziali per nessuno, tranne che per Sbardella e Giubilo».' Ma a Roma la de è questa... «Appunto, finché è questa, non se ne parla». Allora è vero che siete filo-comunisti? «Questa è fantapolitica. A Palermo siamo con la de. A Roma il pei sta facendo una campagna tutta "contro". Sbaglia. Noi la faremo "per". Per una città che non sia una camera a gas, per la pulizia delle istituzioni». E' più vicina la prospettiva di liste verdi unite alle amministrative '90? «L'unità non si può imporre. In alcune realtà già c'è, in altre bisogna prepararla. Una cosa è certa: la gente non deve più pensare: se non si mettono d'accordo tra loro, sono uguali agli altri...». Fabio Martini