Guidava l'autobus e spacciava cocaina

Guidava l'autobus e spacciava cocaina I commercianti del centro lo rintracciavano col teledrin, ma la tecnologia lo ha tradito Guidava l'autobus e spacciava cocaina In divisa distribuiva la droga nei negozi di Roma ROMA. Lo spacciatore pensava di aver trovato l'uovo di Colombo, grazie alla tecnologia e al travestimento: cosa c'è di più comune in giro per la città di un autista di autobus con la divisa dell'azienda municipalizzata? In tasca, però, portava un «teledrin» di ultima generazione per farsi chiamare a qualsiasi ora dai suoi affezionati clienti. E' stato proprio questo oggetto a far insospettire la polizia, che alla fine lo ha incastrato mentre preparava dosi rii cocaina assieme al suo compiice. E' finito così in manette il novello Arsenio Lupin dello spaccio. Mario Castoro, 47 anni, era veramente un conducente di mezzi pubblici. E non smetteva mai i panni dell'autista; anche fuori servizio indossava sempre la divisa di panno blu fornita dall'Atac ai suoi dipendenti. In questa tenuta entrava e usciva da decine di negozi senza mai comprare nulla. In realtà portava droga, cocaina. I clienti lo chiamavano al telefono e lui arrivava. Aveva escogitato un uso illecito per l'ultima macchinetta elettronica lanciata sul mercato. Si tratta di un apparecchietto offerto dalla Sip, che permette di essere chiamati via telefono anche se ci si trova distanti dalla propria abitazione. Il «teledrin», infatti, ha le dimensioni di un pugno, si allaccia alla cintola o nel taschino e segnala con un bip-bip che qualcuno vi cerca. Nella prima versione era obbligatorio chiamare un centralino per saperne di più; nell'ultimissimo tipo, il «teledrin» può registrare il numero di telefono di chi chiama. «Si eyitano così — spiegano alla questura di Roma—telefoni eventualmente sotto controllo. Ma queste macchinette registrano anche numeri a piacere lasciati da chi chiama. E' sufficiente mettersi d'accordo su un codice e si possono recapitare messaggi cifrati». Castoro aveva pensato proprio a quest'ultima possibilità. Il suo cerca-persona squillava di continuo, anche quando lui era al volante dell'autobus. Lui sbirciava il numero e sapeva regolarsi di conseguenza: le chiamate funzionavano come ordinativi. Ma il gioco era destinato a finire. La squadra mobile romana, coordinata da Rino Monaco, è stata messa sull'avviso. Probabilmente una soffiata. Sono cominciati i pedinamenti e le intercettazioni telefoniche. Ma a quel punto gli investigatori si sono trovati di fronte a un vero rompicapo. Castoro spacciava cocaina, era la «soffiata». Ma non riceveva mai telefonate equivoche. Anzi, non riceveva affatto telefonate. Girava freneticamente per i negozi del centro storico e del quartiere Centocelle, ma senza comprare mai nulla. Sembrava una mania, sia pure innocente. Eppure i suoi giri erano casuali soltanto in apparenza. La sorpresa è arrivata quando i pedinatori l'hanno seguito anche sul posto di lavoro. L'hanno visto al volante di un pesante autobus, ma troppo spesso intento a sbirciare in tasca quando sentiva il bip-bip. Non poteva essere una sveglia da polso. Era un «teledrin». E il meccanismo criminoso si è rivelato agli occhi di Rodolfo Ronconi, il dirigente che seguiva le indagini. Con Castoro, è stato arrestato anche un complice, Mario Roberto Ferro, 37 anni, disoccupato. Un vicino di casa dall'aria innocua, che però nascondeva 300 grammi di cocaina purissima, due bilancine di precisione e 10 milioni di lire tra contanti e assegni. Addosso al prudentissimo Castoro, invece, appena 15 grammi di cocaina. [f. gr.l

Persone citate: Arsenio Lupin, Castoro, Mario Castoro, Mario Roberto Ferro, Rino Monaco, Rodolfo Ronconi

Luoghi citati: Roma