«Islam, aiuta il Libano»

«Islam, aiuta il Libano» VATiCANO Appello del Papa «al senso di solidarietà dei musulmani» «Islam, aiuta il Libano» Giovanni Paolo II scrive anche ai vescovi cattolici e a Mitterrand A Beirut il cessate4Ufuoco tiene: migliaia tornano nella capitale < CITTA' DEL VATICANO. Papa Wojtyla ha scritto una «lettera apostolica» ai vescovi cattolici sulla situazione in Libano ed ha rivolto un «appello» ai musulmani affinché contribuiscano alla pace in quel tormentato Paese mediorientale. Lo ha reso noto ieri la Santa Sede, annunciando che i due documenti saranno presentati alla stampa martedì prossimo. Tre giorni fa, il delegato vaticano, monsignor Angelo Sodano, aveva consegnato all'ambasciatore dell'Arabia Saudita in Italia, Khaled El Nasser Al Torki, una lettera autografa di Papa Wojtyla diretta al segretario generale dell'Organizzazione della conferenza islamica, Hamid Al Ghabid. In essa si anticipavano i contenuti dell'appello «al senso di solidarietà di tutti i fedeli dell'Islam in favore dei fratelli che soffrono in Libano». Un'altra lettera era stata consegnata al presidente francese Mitterrand, in cui Giovanni Paolo II lo ringraziava «per l'opera svolta dalla Francia e dalla Cee in favore della pace in Liba¬ no». Negli ultimi mesi, gli appelli del Papa si sono susseguiti con scadenza quasi quotidiana. A Ferragosto Wojtyla aveva annunciato il desiderio di recarsi in Libano per contribuire ad arrestare il genocidio che vi si sta compiendo. A Beirut il cessate-il-fuoco, previsto dal piano di pace della Lega araba, sembra tenere. Ieri non si sono registrati scontri, ma solo spari isolati e migliaia di persone, che nei mesi scorsi avevano abbandonato la città, stanno tornando. L'inviato della Lega araba, Lakhdar Al-Jbrahimi, ha annunciato «la revoca del blocco marittimo e la riapertura dell'aeroporto internazionale». L'annuncio è stato fatto poco dopo la prima riunione del comitato di sicurezza inter-libanese, incaricato di sorvegliare l'applicazione dei sette punti del piano. Proprio la composizione di questo organismo aveva ostacolato l'accettazione del piano da parte del generale Aoun. Egli sosteneva che il non chiamare a farne parte un rappresentante siriano significava avallare la politica di Damasco che, nonostante la sua presenza militare, vorrebbe che il conflitto fosse considerato una questione interna libanese. Il comitato è composto dagli sciiti di Amai, dai drusi, dalla milizia cristiana «Forze libanesi», dai reparti cristiani dell'esercito e da quelli musulmani. Il comitato dovrà impedire l'arrivo di armi a Beirut, controllare il cessate-il-fuoco e la riapertura dei collegamenti tra i due settori di Beirut. Secondo la radio «Voce del popolo», per realizzare il punto del piano di pace che prevede una riunione del Parlamento entro il mese, Ibrahimi avrebbe chiesto ai deputati cristiani e musulmani di prepararsi a partire per l'Arabia Saudita. A Gedda si svolgerebbe la riunione tra i parlamentari per tentare un accordo sulla scelta del nuovo capo dello Stato libanese, carica vacante da un anno, da quando è terminato il mandato di Amin Gemayel. [Ansa]