Una macchina ferma mentre tutto cambia di Giovanni Trovati

Una macchina ferma mentre tutto cambia LA SCUOLA Una macchina ferma mentre tutto cambia LE ultime scuole si riaprono domani, 25 settembre. A poco a poco stiamo tornando al vecchio inizio del 10 ottobre, giorno di San Remigio, da cui prendevano l'appellativo di remigini i fanciulli che per la prima vòlta entravano nelle elementari? Sull'esempio degli altri Stati europei si era pensato di anticipare le lezioni ai primi di settembre, consapévoli che le vacanze estive sono eccessivamente lunghe. Nell'85 si cominciò il 12 settembre. Ma i buoni propositi si sono sempre scontrati con la difficoltà di preparare gli organici dei docenti. Quest'anno a complicare la situazione è sopraggiunto il decreto legge sul passaggio in ruolo dei precari, che il governo ha ripresentato in estate. Riguarda 25 mila insegnanti. Le graduatorie, si assicura da Roma, saranno pronte a fine settembre e i posti assegnati entro ottobre. Poiché nelle medie un insegnante fa lezione in più classi, 25 mila insegnanti in attesa di posto impediscono di compilare l'organico di 50-60 mila classi. Rimane da risolvere il problema dell'edilizia scolastica, soprattutto al Sud e nelle isole. A Palermo, Napoli, Cagliari, Sassari si continua con i doppi turni. Impensabili difficoltà burocratiche non permettono di alleggerire i disagi destinando agli studenti delle secondarie, che sono in aumento, le aule lasciate libere dai ragazzi delle elementari e delle medie, che sono in diminuzione per il calo demografico. I ritardi nel completamento degli organici, la penuria di aule sono mali gravi, ma superabili. Preoccupano ben di più l'aggiornamento degli insegnanti e la valutazione del loro rendimento. Con l'ultimo contratto i sindacati avevano riscoperto il merito e ottenuto un fondo di incentivazione. Si parla per quest'anno di 354 miliardi di lire. Pochi e tutt'altro che sicuri. In Francia il governo ha stanziato l'equivalente di 12 mila miliardi di lire per quattro anni. Posto che i promessi 345 miliardi arrivino, con quali criteri e da chi saI ranno usati? I sindacati sostengono che i capi istituto non danno garanzie: si teme che il beneficio vada non a chi lavora meglio, ma a chi si dimostra più ossequiente. In Francia la valutazione è collegiale con il controllo di ispettori. Anche noi abbiamo ispettori centrali, però non sanno come muoversi, mancano le indicazioni sui criteri da adottare. E' già un passo avanti che si torni a considerare come punto centrale il sapere degli insegnanti (per molti sono leciti forti dubbi) e la capacità di trasmetterlo. Oggi non ci sono controlli. Se il profitto della scuola è scarso, tra le tante cause mettiamoci questa, insieme con l'insufficienza dei programmi e i ritardi delle riforme che dovrebbero adeguare periodicamente la scuola alla società che si evolve. All'estero (come in Francia) le innovazioni sono persino troppo frequenti, ma si è pronti a tornare indietro, quando si constata di aver sbagliato (come in Inghilterra con l'eccessiva autonomia concessa ai singoli istituti). Il nostro meccanismo legislativo è paralizzante. Non si fa quasi nulla; se poi si constata che quel poco non va, non si trova modo di rimediare. L'esempio dell'esame di maturità, provvisorio da vent'anni, dovrebbe indignarci. Eppure" ci sono le condizioni per una scuola efficiente. Abbiamo un rap-: porto invidiabile studentiinsegnante: 10,1 nelle secondarie e 9,3 nelle medie, quando in Germania è di 16, e in Francia e Inghilterra di 18. I nostri insegnanti hanno un carico settimanale di lezioni di 16-18 ore, mentre la media europea è di 20-24, con un massimo in Germania di 30 ore. Gli stipendi dei nostri insegnanti sono più bassi: fatto 100 lo stipendio del professore tedesco, il collega francese ha 69 e quello italiano arriva a 67. Ma più che bassi sono stipendi appiattiti. Manca ogni incentivo. La scuola ha bisogno di entusiasmo. Invece corre il pericolo di diventare uno sfogo alla disoccupazione intellettuale. Giovanni Trovati Zi