Verrett la regina di P. Gal.

Verrett, la regina All'Auditorium il bel recital del soprano Verrett, la regina Lieder e canzoni spagnole TORINO. Dopo anni di carriera Shirley Verrett non ha perso nulla della sua regalità che ne fa una delle prime attrici della nostra scena lirica. La ricordiamo quasi debuttante a Torino in un «Orfeo ed Euridice» eseguito alla Rai molti anni fa: si era imposta subito per la statuaria nobiltà del canto, la tensione verso il sublime, un misto di distacco e commozione che hanno poi sempre caratterizzato le sue interpretazioni. Le quali passarono in seguito attraverso straordinarie vicende: cominciare come contralto e poi salire al repertorio del soprano (col famoso «Macbeth» scaligero) sino ad insediarvisi stabilmente senza mollare la presa. Ora la Verrett si presenta, appunto, come soprano nonostante abbia conservato il timbro caldo, le suadenti risonanze del registro basso e una pasta setosa propria delle voci più scure. Così l'abbiamo ascoltata l'altra sera all'Auditorium in un programa liederistico ese- guito col pianista Christian Ivaldi: Schumann, Strauss, Brahms erano accostati ad alcune canzoni spagnole armonizzate da Joaquin Nin. La Verrett proviene dal teatro e quando canta il Lied pensa alla scena d'opera: l'arco melodico è per lei più importante della parola, il fraseggio a lungo respiro più della sfumatura che cesella ogni battuta: in una parola, il gesto più della psicologia. Ecco perché le ampie arcate di Strauss, in cui ribollono molti umori teatrali, le sono venute così bene, anche se molte perle hanno impreziosito le sue interpretazioni di Schumann e Brahms: ma dietro la voce e la figura della Verrett il teatro incalzava con i suoi fantasmi che hanno fatto finalmente irruzione quando la cantante ha sorpreso tutti offrendo come bis la «Canzone del velo» del «Don Carlo»: ed è stato come il trionfale realizzarsi di un'aspirazione che aveva percorso tutta la serata. [p. gal.]

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