Con Morandotti la A2 ha un americano in più
Con Morandotti la A2 ha un americano in più Al via il campionato di basket: l'Ipifìm, come la squadra di calcio granata, riparte ambiziosa dal basso Con Morandotti la A2 ha un americano in più «Riporterò in alto Torino, poi cercherò uno squadrone da scudetto» All'appello della serie Al, fra i «grandi nomi», manca soltanto lui, Riccardo Morandotti, Soggetto del desiderio» di tutti i Paperoni del basket italiano, disposti a ricoprire d'oro la società torinese pur di avere in squadra uno degli ultimi veri talenti espressi dai nostri sempre meno fertili vivai. Ricki è confinato in serie A2 con la sua Ipifim, un declassamento che ha accettato senza battere i pugni purché sia l'unico della sua carriera cestistica: «Una stagione in serie A2 mi può anche andare bene — afferma Morandotti — finalmente potrò scoprire cosa si prova ad arrivare primi. Ma che sia un anno e basta. Dal prossimo campionato voglio giocare in una squadra competitiva ai massimi livelli». Poteva già esserci, in una squadra forte, se l'allettante trattativa con «Il Messaggero Roma» fosse andata in porto: Morandotti non prova davvero nessun rammarico pensando all'occasione mancata di giocare al fianco di Ferry e Shaw, le nuove «star» del campionato italiano? Risponde così: «La serie Al mi manca, non posso negarlo, ma la destinazione Roma non mi sembrava la migliore». Sarà questo l'ultimo anno nell'Ipifim? «Adesso non penso alla prossima stagione, sono concentrato sugli impegni imminenti: dobbiamo tornare subito in Al. Se tutto va bene, tra cinque mesi potremo già festeggiare la promozione matematica. La società ha costruito una squadra fortissima, ci saremmo qualificati per i play-off anche in Al». Ma dietro quel «diritto di prelazione» concesso dall'Ipi- fim alla Glaxo Verona nel caso di cessione del suo «angelo biondo» c'è molto probabilmente più che una promessa. Della Valle e Pellacani non sono arrivati a Torino per caso: «Una cosa sola è certa, fin da adesso — risponde Morandotti — se Verona resterà in A2 non se ne farà niente». Il futuro è tabù, allora parliamo del presente: il pubblico di Torino non è rimasto molto soddisfatto delle prime partite dell'Ipifim in Coppa Italia: «Quello che importava era vincere e abbiamo raggiunto l'obiettivo. Meglio cosi che giocare partite splendide e perdere, come capitava l'anno scoreo. Ma eravamo un po' imballati: in precampionato abbiamo giocato 20 gare in un mese. Un po' di stanchezza c'era». Per fortuna c'era anche Dawkins e i due palloni decisivi, sia con Montecatini che con Sassari, sono finiti nelle sue mani an¬ ziché nel canestro dell'Ipifim. Ciò non toglie che l'arrivo di «Baby Gorilla» possa mortificare il basket istintivo e veloce di Morandotti. Ricky non si scompone: «Io e molti miei compagni siamo votati al contropiede e non cambieremo tattica soltanto perché è arrivato Dawkins. E' lui che si deve adeguare al nostro ritmo». Un problema serio per Guerrieri: è difficile immaginare i 130 chili di Dawkins lanciati in contropiede. «In ogni caso, potremmo vincere la A2 anche senza Dawkins — prosegue Morandotti baldanzoso —. Ci sono squadre molto valide, Verona, Brescia, Forlì e qualche altra che certamente salterà fuori, ma il primo posto è nostro». La serie Al aspetta Ricky, e lui che cosa pensa succederà nel primo gruppo? «Sono assai curioso di vedere Cantù per la prima volta senza Riva, e la Philips con Antonello. Martedì giocheremo a Milano in Coppa Italia: che soddisfazione sarebbe battere i campioni!». «Ma prima, è chiaro, dobbiamo evitare brutti scherzi dalla Braga Cremona». Renato Botto
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