«Nel '90 il disarmo in Europa»

«Nel '90 il disarmo in Europa» Dal summit Baker-Shevardnadze, inattesa richiesta sovietica d'aiuti per aprire al libero mercato «Nel '90 il disarmo in Europa» Intesa sulle armi convenzionali Vertice Bush-Gorbaciov fra pochi mesi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il '90, anno della svolta: così Baker e Shevardnadze, i signori della diplomazia mondiale, confortati dalla decisione di Bush e Gorbaciov di tenere finalmente il vertice, hanno definito i prossimi mesi, un periodo che si preannuncia ricco di grandi cambiamenti. Dal rifugio di Jackson Hole (Wyoming), nel cuore delle Montagne Rocciose, il segretario di Stato Usa e il ministro degli Esteri sovietico hanno dichiarato ieri che nel '90 la Nato e il Patto di Varsavia concluderanno il trattato sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa, e l'Urss aprirà all'economia di mercato «con l'assistenza tecnica» degli Usa. Per oggi è atteso alméno un altro accordo: una politica di frontiere aperte tra le due Europe, con libertà d'espatrio in vista di quella comune casa europea che dovrebbe coronare la convergenza dei due blocchi. «Da parte sovietica — ha dichiarato Baker in un intervallo — c'è un'onestà nuova: le proposte di Gorbaciov sono importanti e schiudono prospettive di accordo senza precedenti». «Siamo in sintonia — ha aggiunto Shevardnadze —: è giunto il momento della collaborazione». In pratica, Baker e Shevardnadze hanno lavorato senza alcuna interruzione dalla par¬ tenza da Washington, giovedì sera. Mentre Bush dichiarava alla tv che «forse il summit non si terrà all'inizio del '90, ma un po' più tardi per consentire grassi risultati», i due uomini, in volo sull'America, hanno discusso per quattro ore della perestrojka disastrata. Ieri mattina nel loro albergo di legno, tra gli alci al pascolo nei prati, esaurita la riunione plenaria in un baleno, si sono ritirati per un lungo incontro diretto, mentre le delegazioni si dividevano in gruppi: disarmo, crisi regionali, diritti dell'uomo, ambiente, terrorismo, rapporti bilaterali. L'agenda dei lavori, che si concluderà domani quando i due plenipotenziari di Bush e Gorbaciov si recheranno, sempre insieme, a New York per l'Assemblea' Generale dell'Orni, prevede l'annuncio di un memorandum d'intesa sui controlli degli impianti e dei depositi di armi chimiche, e di un altro sugli esperimenti atomici. E' anche probabile che Baker e Shevardnadze rendano pubblici «i buoni progressi» — così hanno detto — che si stanno registrando sulle armi strategiche: nella lettera a Bush, Gorbaciov ha fatto tre grandi concessioni, accettando la verifica sui missili «Cruise» sottomarini e lo smantellamento del centro radar di Krasnoyark, rinunciando inoltre a vincolare gli Usa al trattato Abm contro i sistemi antimissilistici, segno che non crede più che Washington costruirà lo Scudo Spaziale. Ma nella «Ginevra delle Montagne Rocciose», come il «New York Times» ha ribattezzato Jackson Hole, l'attenzione ieri si è incentrata sul disarmo convenzionale della Nato e del Patto di Varsavia e sulla parziale conversione dell'Urss al libero mercato. La novità maggiore è la richiesta dell'Urss agli Usa di aiutarla a impratichirsi delle regole del capitalismo. L'economista Menshikov, che ha con¬ vinto Gorbaciov ad anticipare all'anno prossimo la seconda fase della perestrojka, si è consultato con il consigliere economico della Casa Bianca Boskins; presto il governatore della Fed Greenspan andrà a Mosca per studiare il passaggio della Gosbank, la banca centrale sovietica, ai modelli occidentali; sono sotto esame congiunto la produzione industriale, da impostarsi in base alle regole del mercato, non più del «gosplan», ed esenzioni fiscali decennali nonché profitti in valu¬ ta convertibile per i capitali stranieri. E' un programma rivoluzionario, reso necessario dal fiasco iniziale della perestrojka e dalla volontà di Gorbaciov di mantenere la pace sociale. Mosca non chiede tanto prestiti, ha precisato Baker, quanto assistenza tecnica. Ciò non esclude che Washington si apra ai suoi commerci. Per la prima volta, nessuno screzio tra le superpotenze dunque? Non esattamente. Spronato da una lettera invia¬ tagli da 25 senatori, Baker ha ammonito Shevardnadze che gli Usa non tollererebbero repressioni nelle Repubbliche Baltiche, ma questi gli ha risposto che è una questione interna. Il segretario di Stato ha inoltre protestato per le forniture militari che continuano a giungere al Nicaragua da altri Paesi comunisti. «Non possiamo controllare Cuba» ha ribattuto Shevardnadze. «Non ci sta bene» ha commentato Baker. Ennio Ca retto All'aeroporto di Jackson Hole, nel Wyoming, il ministrò degli Esteri sovietico Eduard Shevardnadze è stato accolto da una folla di ragazzi 1