«Nessun sostegno alla dc» di Fabio Martini

«Nessun sostegno alla de» A Roma i cattolici non si mobilitano, è la prima volta dal 1945 «Nessun sostegno alla de» Potetti: Curia al di sopra delle parti ROMA. Il «grande freddo» tra il Vicariato di Roma e la de sta per produrre un effetto senza precedenti: alle prossime elezioni comunali, per la prima volta dal 1945, la Curia romana non mobiliterà a favore della democrazia cristiana il suo apparato di parrocchie, comunità, associazioni. L'indicazione di voto da parte dalla Chiesa romana, naturalmente, non cambia: l'appoggio andrà ancora alla de, ma stavolta il cardinale Ugo Poletti eviterà accuratamente, a differenza di quattro anni fa, di lanciare appelli «per l'unità dei cattolici». In quella occasione, sotto la sferza del cardinale, lo scudo crociato ottenne un grande successo: il secondo miglior risultato elettorale del dopoguerra e la riconquista del Campidoglio. La sanzione formale del congelamento dei rapporti con la democrazia cristiana si è avuta ieri, quando il cardinale Ugo Poletti, convocati di buona mattina gli otto vescovi ausiliari di Roma, ha parlato delle imminenti elezioni amministrative romane. Il cardinale vicario, dopo aver ripercorso i burrascosi episodi che hanno turbato negli ultimi mesi i rapporti con la de romana, ha confermato tutta la sua amarezza e la difficoltà di dialogo con un partito, nel quale continua il silenzio nei confronti del gruppo egemone, quello andreottiano di Vittorio Sbardella e di Pietro Giubilo. Neanche la scelta del cattolico Enrico Garaci a capolista del «bianco fiore», in Vicariato, è ritenuta sufficiente a giustificare una inversione di rotta. Morale: salvo clamorose novità dell'ultima ora nella formazione della lista democristiana, questa volta la Curia eviterà di scendere massicciamente in campo con una grande mobilitazione a favore del partito cattolico. «La Curia vuole rimanere al disopra delle parti e saranno le singole realtà ecclesiali — dice uno dei collaboratori del cardinale Poletti — a decidere autonomamente, se appoggiare o meno singoli candidati cattolici». E' la conferma di quanto aveva lasciato intendere lo stesso Poletti nell'intervista'all'Osservatore Romano del 16 settembre scorso: «I candidati che si presentano come sensibili all'ispirazione cristiana, devono in modo speciale dimostrare limpidezza e competenza, comunque intendano proporsi». E sono state proprio queste ultime tre parole ad autorizzare l'interpretazione di un disimpegno della Curia romana nei confronti della democrazia cristiana. Dice monsignor Luigi Di Liegro, direttore della. Caritas e promotore di una fittissima rete di strutture a favore degli emarginati: «Purtroppo la de non annuncia cambiamenti di sostanza e, anche se è prevedi¬ bile che presenterà diversi candidati ineccepibili, sarà difficile disgiungere il giudizio su queste persone da quello, prevedibilmente non esaltante, sul complesso della Usta». Il raffreddamento dei rapporti con la de non ha precedenti nella storia della più importante diocesi italiana ed è probabilmente destinato anche ad avere riflessi elettorali. Nella primavera del 1985, infatti, fu proprio il cardinale Ugo Poletti a guidare la carica del «bianco fiore» per la riconquista del Campidoglio, da nove anni guidato dal partito comunista. L'appoggio di Poletti e della Chiesa, in quella circostanza, fu clamoroso, senza mezzi termini. Nel febbraio 1985, tre mesi prima delle elezioni, il cardinale scese in campo a spada tratta, rivendicando «l'unità dei cattolici» e rimproverando alle giunte di sinistra «gravi insufficienze», parole diverse da quelle pronunciate nei giorni scorsi. Quattro anni fa, la frustata del cardinale favorì una mobilitazione capillare e massiccia del mondo cattolico, convinto anche dalla' presenza, in testa alla lista, di due cattolici a tutto tondo: Nicola Signor elio e Alberto Michelini (che proprio ieri ha significativamente an nunciato ad amici il suo «definitivo no» all'ingresso nella lista democristiana). I risultati di quella mobilita¬ zione? L'affluenza alle urne {lassò dall'82,8% delle comunai '81 all'87,7%, la de strappò al pei il primato di primo partito cittadino, ottenendo col 33,1% il miglior risultato del dopoguerra nelle amministrative, dopo quello del 1960 (33,9%). «In quella occasione — ricorda monsignor Clemente. Riva, vescovo ausiliario di Roma Sud — ci fu una notevole mobilitazione da parte delle diverse realtà ecclesiali, che avevano avvertito un impegno al rinnovamento da parte della de». Il disimpegno formalizzato nella riunione di ieri al palazzo del Laterano è l'ultima tappa di un forte disagio che nell'ultimo anno ha attraversato il mondo cattolico romano. Sotto accusa la «politica affaristica» del gruppo egemone della de e il patto di ferro stretto con i giovani «ciellini». Un disagio che, nelle sue forme più radicali, nei mesi scorsi aveva preso le forme di un'ipotesi clamorosa: la nascita di una seconda lista cattolica. Eventualità malvista da Poletti, ma che fu addirittura presa in considerazione anche dentro le mura del Vicariato. Il preside della scuola alla politica della diocesi, Don Pansa ha detto: «Nella nostra scuola il problema di una lista alternativa alla de era stato posto in relazione ad un giudizio severo sulla situazione politica al Comune». Fabio Martini

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