Un tesoro sotto Venezia: il gas

Un tesoro sotto Venezia: il gas L'enorme giacimento di metano (25 miliardi di metri cubi) scoperto dalTAgip Un tesoro sotto Venezia: il gas Intanto la città si abbassa sempre più Una ditta: alziamo piazza San Marco VENEZIA. Davanti a Venezia c'è un giacimento di venticinque miliardi di metri cubi di gas metano. L'Agip lo ha scoperto all'incirca tre anni fa. Da allora si va dicendo della possibilità di sfruttarlo, anche se l'azienda petrolifera di Stato non ne ha mai parlato esplicitamente. Probabilmente anche per mettersi al riparo dalle polemiche, subito insorte nel timore di una parola sacrale e misteriosa: la subsidenza. Quel fenomeno geologico in parte naturale, in parte dovuto all'uomo, per cui, quando si estrae qualcosa dal sottosuolo, il terreno scende di livello. Una cosa che, a Venezia, naturalmente da vent'anni fa cronaca e suscita polemiche infinite. Ora l'Agip ammette la possibilità di sfruttare quel giacimento. Una cosa, del resto, che già viene fatta in Adriatico, con una cinquantina di piattaforme, trenta solo davanti a Ravenna. Anche a Venezia, a dieci miglia dalla costa, nella direzione di Chioggia dove c'è un fondale di trenta metri, potrebbe essere dunque impiantata una piattaforma, una struttura in metallo a torre di una cinquantina di metri di altezza. Si parla già del prossimo anno come la data buona per iniziare i lavori. Tutto pronto, salvo tranquillizzare la città sul rischio dello sprofondamento. Per esorcizzare le paure, l'Agip, insieme al Cnr e all'Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, ha organizzato ieri un convegno all'Hotel Excelsior del Lido dedicato proprio alla subsidenza. Ha portato nel capoluogo veneto esperti del fenomeno, per riferire come si sono risolti i casi di Groningen, in Olanda, di Ekofisk, in Norvegia e di Houston nel Texas; e ha portato conoscitori della situazione dell'Adriatico. Il rischio dello sprofondamento, hanno detto gli esperti, con le tecnologie di cui disponiamo oggi è totalmente eliminabile. E' possibile costruire un modello di calcolo matematico capace di stabilire con esattezza millimetrica l'espansione di un giacimento,, le profondità, gli effetti sulle zone circostanti conseguenti all'estrazione. E quindi sostituire il materiale estratto con acqua iniettata, in modo che la situazione del sottosuolo non venga affatto modificata. Nel corso del convegno si è parlato anche di Venezia che sprofonda, per cause del tutto naturali. Laura Carbognin, dell'Istituto per lo studio della dinamica delle grandi masse del Cnr, ha raccontato come la città storica, nei primi ottant'anni del secolo, si sia abbassata di 23 centimetri. Ma c'è chi sta peggio: Tokyo, ad esempio, che è scesa di dodici centimetri in vent'anni; e anche Città del Messico, calata di dieci centimetri in cinquant'anni, a cavallo fra i due secoli. Secondo le previsioni fatte da uno studioso americano, oltretutto, per l'effetto serra, l'innalzamento della temperatura della terra, entro il 2025 ci sarebbe il rischio che le maree aumentino perfino di mezzo metro, arrivando a Venezia fino a due metri e mezzo sopra il livello del mare: il che metterebbe sott'acqua tutti i primi piani della città e danneggerebbe i principali monumenti, San Marco in testa. Ora, a soluzione di questo problema, le idee chiaramente si sprecano. Ieri, al convegno, ne è circolata una suggestiva, per la verità sfornata ormai da una decina d'anni: quella di alzare piazza San Marco per difenderla dalle acque alte, anche quelle di adesso. Una ditta di Milano avrebbe già previsto il costo dell'operazione: cento miliardi. E il Lloyds di Londra avrebbero già fatto sapere di essere disposti ad assicurare la Basilica di San Marco: la quale correrebbe, a quanto pare, un rischio molto limitato, due probabilità su mille, di uscire danneggiata dall'operazione. La strada che si sta percorrendo da cinque anni, tuttavia, è un'altra: quella di chiudere le tre imboccature del mare verso la laguna, con ottanta paratie mobili giganti che un consorzio di imprese dovrebbe costruire entro il 1995. Una è già in sperimentazione (si chiama Mose). I miliardi investiti dallo Stato per l'intervento a protezione di Venezia, con una legge speciale, sono 6500 in dieci anni. Ci sono poi altri 2500 miliardi per il disinquinamento più ampio della laguna, che dovrebbe procedere di pari passo. Finora molto poco è stato speso. E c'è polemica sulle priorità degli interventi. Mario Lollo San Marco. Cela proposta di sollevare piazza e Basilica per salvarle dall'erosione dell'acqua

Persone citate: Laura Carbognin, Mario Lollo