In nome di Lenin mai così disuniti di Alfredo Venturi

In nome di Lenin mai così disuniti GERMANIA EST Gli ideologi comunisti a Berlino Est In nome di Lenin mai così disuniti BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stretto riserbo a Berlino Est attorno a una riunione degli ideologi del socialismo reale che si è aperta ieri e proseguirà oggi. L'agenzia ufficiale di notizie Adn si limita a fornire l'elenco dei partecipanti. Si tratta dei sette Paesi del Patto di Varsavia e di cinque rappresentanti del comunismo esotico: Mongolia, Nord Corea, Vietnam, Laos, Cuba. Sono riuniti i responsabili dell'ideologia in quei dodici partiti: per esempio il sovietico Vadim Medvedev, l'ungherese Janos Barabas, il tedesco Kurt Hager. E' stato quest'ultimo che facendo gli onori di casa ha salutato gli ospiti, riferisce l'Adn, tracciando un quadro allarmato della «sensibile recrudescenza degli attacchi contro gli Stati della comunità socialista, in particolare la Repubblica Democratica». Non ci sono, nello scarno resoconto dell'agenzia, accenni espliciti alle questioni che certo in questo momento preoccupano i gestori dell'ideologia comunista. Alla questione dei profughi tedeschi, per esempio, 0 all'atteggiamento ungherese in materia. Ma nelle citazioni del discorso di Hager fornite daH'Adn questi accenni sono leggibili in controluce. «In questa situazione tesa noi dobbiamo rafforzare la nostra solidarietà e la nostra cooperazione, per poterci difendere con successo dagli attacchi di chi avversa il socialismo». Si ignora se Barabas, il rappresentante di Budapest, abbia già parlato: si dice che la suapresenza sia stata in forse fino all'ultimo. Si fa notare che la riunione era in programma da tempo. Il conclave berlinese riunisce 1 rappresentanti di partiti che non sono mai stati, contro l'accorato appello di Hager, meno solidali di così. C'è il polacco, costretto a un ruolo politico subalterno. C'è l'ungherese, che sta mutando ogni coordinata politica. C'è il sovietico, sempre più saldamente nelle mani del riformista Gorbaciov. E c'è il tedesco orientale, che di riforme non vuole nemmeno sentir parlare. Accanto a Medvedev, l'uomo di Gorbaciov, siede Hager, che fu il primo a respingere con sdegno ogni ipotesi di perestrojka. Lo fece con una frase a effetto: «Dobbiamo forse riverniciare la casa soltanto perché lo fa il vicino?». L'incontro rusr,o-tedesco degli ideologi prece¬ de di pochi giorni quello dei presidenti: il 7 ottobre verrà Gorbaciov a Berlino, la capitale dell'ortodossia. Mentre i responsabili delle dottrine ufficiali misurano le crepe profonde di quello che fu il blocco orientale, la stampa della Repubblica Democratica attacca con durezza sul fronte delle fughe. Forse rinfrancati dal fatto che il fenomeno continua a rallentare, i dirigenti di Berlino Est si sono lanciati in una campagna dai toni sempre più aspri. Su «Neues Deutschland» è comparsa l'intervista a un «profugo» che ha fatto ritorno a casa. Un pentito? Niente affatto: si tratta di uno che è riuscito a sventare una diabolica macchinazione. Racconta costui che a Budapest lo aveva avvicinato un tale, con una ragazza ungherese, lo aveva invitato a prendere un caffè, gli aveva anche offerto una sigaretta dal sapore strano. «Insomma, mi hanno drogato». Cosi si è risvegliato in Occidente. Il racconto prosegue, parlando di un'atmosfera febbrile, sull'autobus che porta i profughi «verso la libertà». Lui, il rapito, dice che appena arrivato a Vienna si è precipitato all'ambasciata della Ddr, chiedendo di essere rimandato subito in pàtria. Nello stesso numero «Neues Deutschland», che è il quotidiano della Seri, il partito di Honecker, ospita alcune decine di lettere. Sfoghi di lettori, indignati per quello che quasi tutti definiscono «tratta umana». Molti raccontano di essere reduci dall'Ungheria, dove sono stati avvicinati da «agenti occidentali» con promesse e lusinghe. Il regime di Berlino Est non sa dunque uscire dalla reazione tradizionale: la manovra dell'Occidente contro la Repubblica Democratica, resa più facile dal comportamento degli ungheresi. Ma non si accontenta di questa analisi la nascente opposizione politica, anche se ieri Neues Forum,» il primo dei gruppi informali sorti sulla scia della crisi dei profughi, si è visto negare il riconoscimento legale. Anche a Ovest è ormai maturo il problema di come incoraggiare queste forze del cambiamento. Ieri il partito ecologista dei Verdi ha proposto una ricetta radicale: bisogna che Bonn riconosca la cittadinanza tedesca orientale. Alfredo Venturi