Adesso Gorbaciov è tra amici di Enrico Singer
Adesso Gorbaciov è tra amici Il nuovo Politbjuro «centrista» scavalca conservatori e radicali, con la tacita benedizione dei militari Adesso Gorbaciov è tra amici 77 falco Ligaciov rimane in carica, ma sempre più isolato Il nuovo capo del K&b rafforza la pattuglia dei moderati MOSCA DAL NOSTRO INVIATO «Adesso dobbiamo pensare al domani, al prossimo Congresso del partito, alle elezioni per i Soviet locali e dobbiamo farlo in nome del rinnovamento». Quando Michail Gorbaciov ha chiuso con queste parole, trasmesse dalla tv, il Plenum del Comitato centrale, il «rinnovamento» al vertice comunista c'era già stato. Ma di questo vero terremoto i sovietici hanno avuto notizia soltanto ieri mattina dai giornali che, con il linguaggio freddo di sempre hanno annunciato le «dimissioni e il pensionamento» di tre membri titolari del Politbjuro e, di due membri supplenti aggiungendo le sintetiche biografie dei nuovi componenti. Quattro arrivi per cinque partenze. Ma nel Politbjuro non ci sono numeri fissi. Il vecchio organismo era formato da 12 titolari e da 8 supplenti: adesso i titolari sono undici, compreso Gorbaciov. Non è soltanto una curiosità statistica. E' il segno più patente del nuovo equilibrio che si è creato nella massima istanza del potere in Urss. Un equilibrio di cui Michail Gorbaciov è il regista, naturalmente. Ma che, secondo molti cremlinologi, rappresenta anche uno spostamento generale di tutto il Politbjuro su una posizione più «centrista». Il grande terremoto, insomma, avrebbe sgretolato i conservatori, ma avrebbe creato un'impalcatura che non è certo sbilanciata verso il radicalismo. E' una tesi che non si fonda soltanto sulla sostanza politica delle risoluzioni adottate dal Plenum (in particolare sulla fermezza dimostrata nel capitolo-nazionalità), ma che è sostenuta anche dall'analisi delle personalità che hanno lasciato il Politbjuro e di quelle che vi sono entrate. I più illustri tra i partenti sono l'ex capo del Kgb, Viktor Chebrikov, e il capo del pc dell'Ucraina, Vladimir Sherbitsky. Erano gli ultimi superstiti di quella che veniva chiamata la «mafia di Dnepopetrovsk» che costituiva la spina dorsale del potere di Breznev. Ed è ben noto che i due erano i paladini della segreta crociata contro lo sviluppo della perestrojka assieme con Egor Ligaciov. Ma Egor Ligaciov è rimasto nel Politbjuro. E nei posti dei due esclusi illustri sono arrivati due personaggi che, alla più grande fedeltà nei confronti di Gorbaciov, uniscono dei tratti che non li rendono invisi all'ala moderata del pcus. Il generale Vladimir Kriushkov è l'attuale capo del Kgb e 1'«avvicendamento» con il suo predecessore è una tradizione rispettata. Yuri Masliukov, già responsabile nel governo del decisivo Gosplan (il comitato per la pianificazione economica), ha fatto tutta la sua carriera nel ministero della Difesa e in quello dell'Industria per la Difesa. Quanto basta ad alcuni cremlinologi per affermare che gli unici due nuovi membri titolari del vertice comunista «sono in sintonia con i militari», elemento non secondario degli equilibri di potere in Urss. Delle altre tre partenze, poi, due riguardano delle «anime morte» che tutti consideravano già fuori dal Politbjuro. Due membri supplenti; Yuri Soloviov, ex capo del pc di Leningrado bocciato clamorosamente nelle elezioni del marzo scorso, e Nikolai Talizin, ex responsabile del Gosplan escluso dal governo in agosto. La più sorprendente delle partenze è quella di Viktor Nikonov che, tra il '79 e l'83, aveva accompagnato tutta l'ascesa di Gorbaciov e che era considerato un suo fedele, per quanto grigio, alleato. E c'è anche chi vede in questa separazione un prezzo pagato da Gorbaciov sull'altare del nuovo ricentraggio del Politbjuro; Così come è considerata «equilibrata» la promozione tra i supplenti dell'ex capo del Kgb lettone, Boris Pugo, e dell'economista gorbacioviano, Evgenj Primakov. L'impressione generale che si può raccogliere a Mosca ascoltante sia le voci dei «duri» che quelle dei «radicali» è che, ancora una volta, Gorbaciov è riuscito a consolidare il suo potere. Enrico Singer In 10 mila sfilano a Mosca in sostegno di Boris Eltsin, calunniato dalla «Pravda» per il suo viaggio in Usa
Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Ucraina, Urss, Usa
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