DIZIONARI A TUTTO JAZZ

DIZIONARI A TUTTO JAZZ DIZIONARI A TUTTO JAZZ LA musica nero-americana sta rivivendo una delle sue molteplici giovinezze e riconoscimenti non momentanei od epidermici, tenuto conto che un'industria editoriale attenta come la ((Armando Curcio Editore» — dopo una precedente esperienza rappresentata dalla «Grande Enciclopedia del Jazz» (1982) diretta da Adriano Mazzoletti — si è premurata di immettere sul mercato una serie settimanale di sei libretti affiancati da altrettanti CD, che rappresentano la traduzione (forse un po' troppo letterale, con inesattezze, seppur rare) del «Dictionnaire du Jazz» edito in Francia lo scorso anno. Questo dizionario, edito da Robert Laffaut sotto la direzione di André Clergeat e di Philippe Carles e Jean-Louis Comolli (questi ultimi già noti in Italia per la pubblicazione da parte della Einaudi di una discussa ma stimolante opera: «Free Jazz Black Power»), ha il merito di offrire una enciclopedia sintetica ma altrettanto convincente non solo per il profilo storico critico con il quale vengono analizzati i jazzmen più noti di tutte le epoche, ma anche per le accurate indicazioni su strumenti, stili, forme musicali, termini specialistici, nonché un repertorio dei temi più visitati nel tempo. Va sottolineato che un libro di circa millecinquecento pagine fitte è uscito al modico prezzo di centoventi franchi francesi (meno di trentamila lire). A parte Mazzoletti, la nutrita schiera dei collaboratori del «Dictionnaire» sono tutti francesi anche se di consolidata fama. Solo la bibliografia risulta affrettata e modesta. Vero contraltare risulta la pressoché contemporanea pubblicazione del «New Grove Dictionary of Jazz» (Macmillan Press Limited - London - 1988), enciclopedia in due ampi volumi rilegati di 1360 pagine in ottima veste tipografica e con esauriente rhateriale iconografico ( e ciò può giustificare il prezzo alto, 225 sterline, circa 500 mila lire). Essa completa e sovrasta per mole e intenti opere precedenti, pur validissime: citiamo fra le altre «The Encyclopedia of Jazz» di Léonard Feather edita dapprima nel 1960 e con due volumi di aggiornamento successivi, «Whc's who of jazz» di John Chilton del 1972 e «Jazz on Record» opera di più autori del 1968. Il numero dei musicisti ricordati è senz'altro ampiamente esaustivo, oltre 3000, per ognuno dei quali il profilo biografico e musicale è completato da essenziali elencazioni sia discografiche che bibliografiche: a seconda dell'importanza del personaggio, si va da brevi cenni ad analisi che coprono fino a sei pagine di testo, come quelle date a Ellington, Armstrong, Parker... Molto utile è la nutrita serie di articoli riguardanti definizioni e spiegazioni dei termini jazzistici (armonia, arrangiamenti, beat, età). Uguale attenzione viene dedicata agli strumenti in uso nel jazz e ai loro sviluppi stilistici correlati con i musicisti che li hanno favoriti. In appendice una vastissima bibliografia comprendente anche le riviste. Non sono poi state dimenticate utili notizie su cinema e jazz, sono dettagliate ben 350 case discografiche ed etichette, gli archivi e le biblioteche sull'argomento; sono elencati i festival e perfino una guida dei club e dei «venues» dove si fa jazz. Ovviamente la maggiore attenzione è riservata al prodotto americano e inglese, ma tutti i Paesi che hanno dato qualche contributo sono ben indicati, compresi quelli di oltre cortina. Come compilatori delle voci sono stati chiamati un gran numero di validissimi esperti internazionali (per l'Italia ancora Adriano Mazzoletti) e l'opera, sotto la guida del curatore Barry Kernfeld, rivela un'apprezzabile omogeneità di matrizzi che si contraddistingue per il suo grande rigore e per una voluta ((purezza». Non c'è quindi da stupirsi se intenzionalmente è stata trascurata la vasta area della musica popolare e di intrattenimento che ha avuto contatti superficiali, di comodo o addirittura di chiaro intento commerciale con la musica nero-americana. Di qui l'esclusione di certi personaggi a volte notissimi: la più eclatante è quella di George Gershwin. L'attenta cura dedicata al jazz fuori dagli Stati Uniti è comprovata dalla ben calibrata scelta, anche se non molto nutrita, dei jazzisti italiani: è citata la storia del jazz stilata dal compianto Arrigo Poiaio, è ricordata perfino l'enciclopedia voluta dal nostro pioniere della critica, Giovanni Testori, edita nel lontano 1954. Giorgio Merighi

Luoghi citati: Francia, Italia, Stati Uniti