ILARIA RESTAURATA

ILARIA RESTAURATA ILARIA RESTAURATA Il famoso sepolcro ora è difeso da vandali e fans TJB "V- LUCCA BB IENTE più baci per Ilaria, niente carezze, e» Fanatici, bigotti ed H anche vandali non WL potranno più avvicij In narsi alla bellissima Ilaria del Carretto, tR moglie del signore JL. ai quattrocentesco Paolo Guinigi, scolpita sul sarcofago nel Duomo eli San Martino. Una barriera di undici lastre di cristallo stratificato di sicurezza creato ed offerto dalla Saint-Gobain, alte 120 cm, molto spesse, appoggiate su una struttura in ferro fissata sul pavimento tramite tasselli, impediranno a chiunque di avvicinarsi. La si potrà soltanto guardare, al di là del luccicante rettangolo nel suo candido marmo di Carrara riaffiorato da un dedicato restauro, sponsor la Banca del Monte di Lucca. La protezione è stata presentata con una insolita cerimonia nel chiostro della cattedrale: un uomo della Saint-Gobain, azienda che ha protetto con i suoi vetri una serie di capolavori italiani e stranieri (dalla Pietà di Michelangelo in S. Pietro al Giotto degli Scrovegni, dalla Piramide del Louvre, alla Maestà di Duccio a Siena, alla Porta di Bonanno nel Duomo di Pisa), ha lanciato con violenza sassi contro alcune lastre di prova, «Blindovis Antivandalismo». E' riuscito solo a scalfir¬ le, mentre altri tipi di vetro colpiti cadevano in frantumi sotto gli occhi stupiti della gente. «Un prowedimento, non troppo antiestetico e necessario — commenta la Soprintendente Giovanna Piancastelli in chiesa di fronte ad Ilaria—per evitare gli atti vandalici (ricordiamo quelli degli scolari nel 1987) e il culto morboso che porta da secoli la gente a baciare, accarezzare, toccare occhi, naso, bocca, mani delia figura scolpita». Sono proprio quelle infatti le parti più usurate della statua. Il restauro, curato dalla ditta Studiorestauri di Firenze e diretto dalla Soprintendenza (pulitura con resine, impacchi a base di ammonio carbonato, sostituzione di malte cementizie con altre di marmp) ha rivelato un ottimo stato di conservazione del prezioso marmo apuano, ma anche le zone consumate e annerite dal continuo contatto umano. E poi graffiature per asportare firme incise, numerose scritte a matita e a pennarello, lacune e fratture nelle cornici e nelle fiancate del basamento provocate dal peso di chi si appoggiava, rotture nei bordi del vestito e nelle dita. Adesso Ilaria, bianca e affascinante nelle sue forme serene, può continuare il lungo sonno. Bella, della nobile famiglia savonese del Carretto, era la seconda moglie di Paolo Guinigi, dopo Maria Caterina degli An- telminelli morta nel 1400 a dodici anni senza consumare il matrimonio. Sposatasi nel febbraio del 1403, Ilaria era morta l'8 dicembre del 1405 nel dare alla luce la secondogenita. Il marito decise di dedicarle un monumento. Lo eseguì, presumibilmente tra il 1406 ed il 1407, Iacopo della Quercia, artista giovane, non ancora affermato, nato a Siena ma di adozione e formazione lucchesi. Lo aiutarono forse, nelle decorazioni con putti e festoni, Francesco di Valdambrino e Giovanni da Imola. L'opera, eccezionale, precocemente classica, è ispirata agli antichi sarcofaghi romani, visibili allora soprattutto a Pisa, e alle sculture di Nicola Pisano, ma non nasconde eleganze tardogotiche. Raffigura la giovane donna, vestita dal tipico abito francesizzante, la «pellanda», con in testa una raffinata ghirlanda, e ai piedi il fedele cagnolino. Probabilmente aveva parti policrome e dorate, come suggerisce James Beck in un recente saggio (Ed. Amilcare Pizzi, 1988). Ma che si trattasse di Ilaria del Carretto lo si è scoperto soltanto nel 1912, quando il sepolcro è stato ricomposto con la testata recante lo stemma del Carretto ( finita al museo civico di Lucca), dopo una serie di manomissioni e trasferimenti. Le fonti più antiche affermano che la tomba si trovava in origine nella cappella dei Guinigi nella chiesa lucchese di San Francesco e che lì era rimasta sino al 1430. A metà '500 il complesso è in Duomo, ricostruito in sagrestia dove Vasari lo descrive con una «cassa» tra basamento e coperchio. Poi una serie di peregrinazioni secolari nella stessa chiesa con smontaggi, rimontaggi, perdita di pezzi: dalla sagrestia alla Cappella Garbesi sino al 1760, di lì al transetto sinistro nel 1829: è in quest'ultimo spostamento che vengono disperse alcune lastre, ritrovate e recuperate nel 1887 e nel 1912 a Firenze (Uffizi e Bargello) e nel museo di Lucca. Ed ecco il problema: quale l'aspetto originario? Oggi la lastra con l'immagine di Ilaria misura cm 204x69, la tomba cm 244x88x66,3, il coperchio dunque non aderisce perfettamente alla base sottostante. E' probabile che tra loro ci fosse proprio quella «cassa» descritta da Vasari, poi perduta, in cui era contenuto in origine il corpo di Ilaria. Qualcuno poi immagina anche un baldacchino sopra il coperchio, i cui resti sarebbero conservati al museo Guinigi. Insomma, famosissima, ma in fondo misteriosa. Maurizia Tazartes // sarcofago di Ilaria del Carretto nel Duomo di San\Martino a Lucca (pari.)

Persone citate: Amilcare Pizzi, Giovanna Piancastelli, James Beck, Maria Caterina, Maurizia Tazartes, Nicola Pisano, Paolo Guinigi, Vasari