LA SCIENZA NON FA PAURA

LA SCIENZA NON FA PAURA LA SCIENZA NON FA PAURA LA scienza ha dei nemici. C'è chi ritiene ch'essa minacci noi tutti di distruzione; che per intanto stia guastando la «qualità della vita». Si sta ribaltando così la convinzione, maturata nel secolo scorso, ch'essa scienza sia portatrice di bene, di progresso; quando erano indicati, come suoi doni, la motrice a vapore, la ferrovia, l'elettricità, i vaccini e quant'altro. Oggi si guarda invece allo sporco delle acque, dell'aria, del terreno; si temono presenze nuove, di pace e di guerra, come il nucleare. Max Perutz, viennese di nascita, ma lavorante a Cambridge, fattosi tra l'altro (dopo essersi trovato, in Inghilterra, durante la guerra, nella condizine di «straniero nemico») brillante scrittore di lingua inglese, premio Nobel nel 1962 per la chimica (scoprì la struttura molecolare dell'emoglobina), prende le difese della scienza, da varie parti accusata. Nella sua raccolta di saggi E' \ necessaria la scienza? (Garzanti, pp. 302, L.35.000), Perutz esamina come s'è prodotto quel rivolgimento nel giudizio. E' che, in questo secolo, le scienze, pure e applicate, sono cresciute di molto, portando ciascuna, congiunti insieme, benefizi e rischi. Primo carattere della scienza oggi è tuttavia l'inevitabilità. Non si può tornare indietro, non possiamo rituffarci in un'arcadica (e non mai esistita) età dell'oro. Qualcosa in tal senso fu tentato in Cina, terra di enormi spericolate esperienze, durante la cosiddetta Rivoluzione culturale (1966-69). Molti scienziati furono allora mandati ad arare i campi, si chiusero gli istituti di ricerca; il lavoro fu paralizzato da interminabili discussioni circa gli scopi politici di esso. Il merito di ogni successo individuale doveva restare nascosto, essendo attribuito unicamente alla saggia guida del presidente Mao. Come conseguenze di queste e di consimili trovate, il Paese fu portato sull'orlo del collasso economico. La difesa della scienza è facile; ma non è superflua, perché le stanno di contro certi fanatici dell'ecologia. L'umanità non saprebbe né potrebbe più vivere nello stato di natura da cui è venuta fuori. E' giusto prendere le difese degli indigeni dell'Amazzonia; ma vorremmo noi vivere così? Anche se volessimo, dovremmo prima estendere quella foresta a tutta la Terra, spianando al suolo strade e case e città, e non basterebbe: bisognerebbe dilatare di molto la superficie del nostro pianeta. In realtà, la crescita esponenziale della popolazione (un effetto dell'avere introdotto, in ogni parte della Terra, la medicina occidentale) dovè trovare una risposta in una maggiore produttività del suolo. Questa, a sua volta, si è potuta conse¬ guire soltanto con il soccorso di prodotti delle scienze applicate: fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, con l'aggiunta di alcuni risultati dell'ingegneria genetica. I prodotti chimici summenzionati sono tutti inquinanti. La chimica (cioè ancora la scienza applicata) dovrebbe essere chiamata a correggere se stessa. Una parte sempre crescente dell'umanità abita nelle città ma, dovunque si viva, la gente vuole oggetti, pentole o automobili che siano, i quali sono prodotti da industrie a monte, che più o meno inquinano. Al che si aggiunge il bisogno di energia. Noi non potremmo vivere nei nostri appartamenti, senza la corrente elettrica. Essa ci porta su con gli ascensori, illumina le stanze, muove gli elettrodomestici, alimenta televisori e computer. In realtà noi siamo creditori, rispetto alla scienza applicata, del ritrovamento di nuove fonti di energia, ad evitare probabili carestie di essa per l'avvenire, dopo il parziale rigetto del nucleare (che sta diventando totale per il nostro Paese). Il libro porta una cordiale presentazione di Rita Levi Montalcini; e si chiude con godibilissimi ritratti di scienziati eminenti: come Rutherford, Fleming, Planck. Tra essi, l'autore ha messo anche il fisico Fuchs, fattosi volontaria spia dei russi, consentendo così a questi di bruciare le tappe, nella preparazione delle armi nucleari. Grazie a lui, si è qualche poco anticipato nel tempo un, forse benefico, «equilibrio del terrore», cui dobbiamo la presente tribolata pace. Didimo

Persone citate: Fleming, Fuchs, Garzanti, Mao, Max Perutz, Perutz, Planck, Rita Levi Montalcini, Rutherford

Luoghi citati: Cambridge, Cina, Inghilterra