Ucraina, intesa tra Papa e Urss?

Ucraina, intesa tra Papa e Urss? Ieri 100 mila in piazza a Leopoli per il «riconoscimento» della Chiesa Uniata Ucraina, intesa tra Papa e Urss? Speranze per l'incontro Gorbaciov-Wojtyla CITTA' DEL VATICANO. Che cosa porterà in regalo Gorbaciov a Giovanni Paolo II, alla fine di novembre, quando — ma la data non è ancora fissata ufficialmente — per la prima volta un segretario del pcus varcherà la cinta delle mura leonine? La speranza — e come sempre le speranze in Vaticano si concretizzano in voci, frequenti in questi giorni — è quella che Gorby abbia nella sua cartella l'inizio di soluzione del problema ucraino, il più consistente ostacolo nel quadro dei rapporti in via di rapido miglioramento tra la Santa Sede e l'Urss. Se così fosse, il Segretario di Stato, card. Agostino Casaroli, da sempre l'uomo dell'Otspolitik, potrebbe vantare il più grande successo della sua carriera diplomatica, dopo l'incontro storico a Mosca. La soluzione del problema dei cattolici ucraini di rito greco aprirebbe la strada a uno «scenario» di completa normalizzazione tra Mosca e il Vaticano, rendendo reali sia la possibilità di un viaggio del Pontefi¬ ce in Urss sia la ripresa di relazioni diplomatiche. Il prezzo da pagare, per Gorbaciov, sarebbe una certa resistenza da parte della Chiesa ortodossa, ma a quanto si dice in Vaticano questo non costituirebbe un ostacolo insuperabile; sia per le tradizioni di flessibilità degli ortodossi russi verso il potere centrale, sia perché un'opposizione troppo scoperta e ostinata determinerebbe l'isolamento del Patriarcato a livello ecumenico. La controversia sui cattolici ucraini, i cosiddetti «uniati», è antica di secoli. Nel 1596, quando i territori dell'Ucraina occidentale erano sotto il dominio polacco, un concilio tenuto a Brest decise il passaggio degli ortodossi alla chiesa cattolica, con il mantenimento però del rito bizantino e della lingua liturgica slava. Dopo la seconda guerra mondiale, uno pseudoconcilio convocato a Leopoli sotto la stretta sorveglianza della polizia segreta, e con la partecipazione di una piccola minoranza degli aventi diritto, decise la soppressione della chiesa cattolica e la fusione con la chiesa ortodossa russa. Da allora però i circa cinque milioni di «uniati» non hanno accettato le decisioni del concilio, e hanno continuato a professare la propria fede in clandestinità, sorretti da vescovi e sacerdoti clandestini fedeli a Roma. Ma forse qualcosa sta cambiando. Ieri è avvenuta a Lvov (Leopoli) una marcia di centomila cattolici ucraini verso la cattedrale di San Giorgio, che, a quanto dice un comunicato, «la Chiesa ortodossa russa sta occupando illegalmente». Per la prima volta il capo del Comitato Esecutivo della città, Bohdan Kotyk, sotto la pressione esercitata da tre deputati del popolo dell'Urss (Bratun, Ivanychuk e Sorochek), ha espresso un giudizio salomonico: non avrebbe preso in considerazione la richiesta di permesso per la marcia, ma non l'avrebbe neanche proibita. E' di sicuro un primo segno positivo, che forse prelude in futuro a qualcosa di più sostanziale. E rien¬ tra comunque nel quadro dei migliori rapporti tra Santa Sede e Mosca. Questi troveranno un grande momento a ottobre, a Strasburgo. Organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo con i non credenti, e dal Comitato sovietico per la sicurezza e la cooperazione in Europa avrà luogo dal 18 al 21 ottobre un convegno sul «Ruolo della civiltà nella costruzione della casa comune europea». Otto esperti per parte discuteranno su temi scottanti: «I diritti dell'uomo nella tradizione europea», «Democrazia e pluralismo in Europa», «Settori di collaborazione tra l'Est e l'Ovest d'Europa». Viktor Garadja, direttore dell'Istituto Sovietico di Ateismo Scientifico, parlerà di «Religione e laicità in Europa», mentre il tema finale sarà «Quale Europa per domani». Il convegno è il terzo del genere, ma è anche il primo che vede un coinvolgimento diretto di un organismo «politico» sovietico. Marco Tosarti

Persone citate: Agostino Casaroli, Bohdan Kotyk, Giovanni Paolo Ii, Gorbaciov, Lvov, Viktor Garadja, Wojtyla