«Nella Fiom per un sindacato a misura di donna»

«Nella Fiom per un sindacato a misura di donna» Intervista con Alessandra Mecozzi, 44 anni, femminista, una lunga gavetta nell'organizzazione di Torino «Nella Fiom per un sindacato a misura di donna» La neosegretaria nazionale: prima prova il contratto metalmeccanici TORINO. Non c'è dubbio: Alessandra Mecozzi ha una spiccata preferenza per i «luoghi difficili». In prima fila a tessere rapporti politici e di solidarietà con donne in Libano, Palestina, Nicaragua, San Salvador. E ora, da ottobre, a Roma, al vertice della Fiom. prima donna ad entrare nella segreteria nazionale negli 88 anni di vita del sindacato dei metalmeccanici Cgil. La neo-segretaria nazionale ammette di essere orgogliosa del suo nuovo ruolo di re-: sponsabilità, «un vincolo verso le altre donne, ma anche verso un organismo misto come la Fiom in cui far valere la libertà personale di esprimere se stesse». Come dire, nessuna voglia di omologarsi, bensì di stare dentro il sindacato con iniziative e regole «a misura di donna». E si è data un anno di prova per verificare come questo binomio, responsabilità-libertà, sia realizzabile. E' una svolta storica, certo non indolore, come dimostra la sua elezione sofferta: le troppe assenze dei compagni del Comitato centrale della Fiom hanno reso necessaria due votazioni. «La presenza delle donne nel sindacato a tutti i livelli è per forza di cose conflittuale, anzi, è bene che lo ria se significa non solo un problema di rappresentanza femminile, ma passi avanti concreti nelle nostre politiche rivendicative e sociali». Ci tiene a precisare: «E' stato il Coordinamento delle donne Fiom a designarmi: una vittoria dell'autonomia reale delle donne su cui c'era già stata battaglia nell'ultimo congresso nazionale per l'ingresso nel giro di due anni di due donne al vertice Fiom». Sullo sfondo ci sono le accese polemiche esplose in casa Cgil per la nomina di 16 donne nell'esecutivo nazionale voluta da Trentin, una «cooptazione» non apprezzata dalle cigielline. Così non è avvenuto alla Fiom, dove peraltro le metalmeccaniche sono solo il 20%, ma sono note per essere molto «agguerrite»: «Non dimentichiamo che il primo coordinamento unitario delle donne è nato nel '77 nella Fiom; una "diversità" perseguita con coerenza». Femminista, 44 anni, single, romana «anomala» (nel senso che ama anche Torino, dove ha trascorso la sua già lunga vita sindacale), pronta alla battuta e alla risata, ma anche capace di durezze quando è il caso, grande passione per i viaggi e naturalmente per il sindacato. Tutto è iniziato con il '68 e con la calata a Roma delle «tute blu» per far sentire la loro voce sul contratto. Con in mano una laurea in filosofia e una tesi sulla storia della Cgil, Alessandra Mecozzi andò a bussare alla Fiom guidata allora da Trentin: «L'accoglienza non è stata delle più entusiaste; per mesi mi sono sentita dire né sì né no; se non fossi una gran testarda era facile scoraggiarsi». Poi finalmente il sì e il primo lavoro tecnico esecutivo; poco dopo l'incarico all'ufficio stampa: «Ma volevo avere un rapporto con la gente e così nel '74 ho chiesto di essere trasferita a Torino, in quegli anni un importante punto di riferimento e di elaborazione per il mondo sindacale». La prima attività è stata quella di mettere in piedi il corso delle «150 ore», poi di seguire le fabbriche della Barriera di Milano: «Ho trovato un ambiente umano, sindacale, culturale molto bello. Torino è stata per me molto importante; non a caso mi sono fermata tanto». Sono gli anni importanti delle battaglie delle donne dentro e fuori il sindacato (la legge di parità del '77 aveva portato all'unificazione delle Uste di collocamento e quindi all'entrata massiccia delle donne in fabbrica). Sono gli anni dell'«Intercategoriale donne Cgil-Cisl-Uil», vera «spina all'occhiello» per il sindacato, come spiritosamente si erano definite in un libro che racco¬ glieva la loro esperienza di affermazione di autonomia. Poi la rottura tra i 3 sindacati e lo scioglimento imposto anche all'Intercategoriale. Un'eredità preziosa che sfocerà poi nella costituzione di «Sindacato donna», struttura autonoma all'interno della Cgil, ma aperta ad iscritte e non. Tra le promotrici anche la Mecozzi: «Ebbene sì, la questione-donna è stato il filo conduttore dei miei orizzonti sindacali e culturali». Ora a Roma, la neo-segretaria Fiom troverà presto un bel banco di prova: il prossimo contratto dei metalmeccanici. «Dovrà essere segnato nel suo complesso dalla presenza delle donne. E credo che la questione della riduzione d'orario sarà molto importante perché sono state proprio le donne a sollevare l'attenzione sulla "qualità" del tempo. E non a caso». Stefanella Campana

Persone citate: Alessandra Mecozzi, Mecozzi, Stefanella Campana, Trentin