Marchio doc per il whisky che si prepara a una sbronza europea

Marchio doc per il whisky che si prepara a una sbronza europea La siccità in Gran Bretagna rilancia una moda (con garanzia) Marchio doc per il whisky che si prepara a una sbronza europea Viaggio tra le più celebri firme della Scozia, nell'anno record del «blended» INVERNESS DAL NOSTRO INVIATO Tra gli alambicchi non si scorge il fantasma di George Smith. Se volesse mostrarsi, non lo vedremmo con la pistola alla cintola, che da tempo l'ha smessa, ma intento a lisciarsi i baffi per la soddisfazione. Smith, in questa cornice di vasche e tini, a Glenlivet, è riguardato come un nume. Qui fondò la distilleria che divenne la prima legale nel 1824. Per difendersi dagli attacchi dei concorrenti, ancora confinati nella clandestinità, era costretto a aggirarsi armato. Nel ricordo del suo nome, qui non manca un museo con gli antichi strumenti, con i badili per rivoltare l'orzo e il malto. Un quartino di whisky in omaggio è pronto per il visitatore che può acquistare gadgets, fantasiosi oggetti ricordo, magliette con «The Gleniivet» in tutta evidenza, perfino la ballata del whisky, scritta in gaelico oltre un secolo fa. L'aspetto d'insieme è quasi di un santuario, punto d'obbligo nell'itinerario «water & whisky», tutto acqua limpida e whisky, che comincia di rigore dalla casa costruita nel 1836 da Willian Grant e dai suoi sette figli, saga da romanzo. «La libertà e il whisky hanno sempre fatto causa comune», ha lsciato scritto il bardo Robert Burns, ma disquisire su chi abbia inventato il whisky interessa poco. Ripetere che è venuto dal¬ l'Irlanda e aggiungere che gli scozzesi prima e gli inglesi poi lo hanno snaturato, non commuove né tanto né poco. Gli scozzesi, gente pratica, si fregano le mani, e ne hanno ben donde. Il caldo dell'estate appena tramontata ha messo in crisi con la siccità le isole britanniche, ma ha spinto ancora più in alto l'onda del boom del whisky. Dal mese di maggio l'incremento delle bevande alcoliche nel Regno Unito ha avuto un tasso dal 30 al 50 per cento, e il whisky è al top dell'escalation. In Scozia si parla di anno record per il whisky, soprattutto per il blended. Tre distillerie ferme da decenni sono state riaperte nelle isole Ebridi e nelle highlands. Per la prima volta dopo un decennio la «Guinness», che oltre alla birra è anche la maggior produttrice mondiale di Scotch Whisky, è tornata al lavoro a tempo pieno mettendo sotto pressione le sue trentatrè distillerie; le vendite sono salite del venti per cento. Scarseggiava l'acqua, al punto da razionarla in alcuni quartieri di Londra; una stagione anomala. Banane e pesci tropicali avevano fatto la loro prima sbalorditiva comparsa in Cornovaglia. Mancava l'acqua e gli inglesi bevevano whisky, quasi con furore. In queste circostanze, più che favorevoli, il whisky è diventato «doc». A Londra la Ca¬ mera dei Lords ha infatti approvato la proposta di legge per stabilire una distinzione netta tra vero whisky scozzese e quello fabbricato male, ben lontano dal suono delle cornamuse. La denominazione di origine controllata «scotch whisky» sta ora per comparire solo sulle bottiglie prodotte «a nord del Vallo di Adriano». ((Adesso — ha detto il parlamentare inglese Bill Walker, tra i promotori della nuova legge — gli amanti del buon whisky saranno felici che alla fine anche la loro bevanda preferita goda della stessa protezione ottenuta a suo tempo dallo champagne francese». «In futuro — ha osservato — sarà impossibile che in Scozia si produca whisky al di setto dei rigorosi livelli qualitativi stabiliti dalla "Scotch Whisky Association"». Nelle ultime statistiche l'Italia, annotiamolo, risulta al primo posto nel mondo come importatrice di whisky di malto scozzese e al quarto posto per il «blended». Giri da una distilleria all'altra e va a finire che ti puoi trovare sotto le mura del castello di Macbeth, il maniero di Cawdor, non lontano da Inverness; dentro le cui sale si dice sia stato ucciso Duncari. Con le gote rubizze per le eccessive bevute, le streghe di Shakespeare non hanno ancora smesso di sogghignare, riprodotte in un antico affresco che la nebbia della sera rende più irreale. Qui il «blending», ossia la miscelazione, è un'arte, con segreti da tramandarsi di padre in fi- flio. Alla «Whisky Association» anno esperti capaci di riconoscere i whisky, da quindici fino a cinquanta, che vengono a comporre il capolavoro del «blended whishy». Una faccenda complicata, una battaglia per intenditori, combattuta da generali che si chiamano John Haig, James Logan Mackie, James Buchanan, Tommy Dewar e John Walker e i loro prodotti sono conosciuti come Haig and Haig, Wbite Morse, Black and White, un blended di quaranta gradi di James Buchanan che ha nella ricetta malto distillato nello Speyside, la valle del whisky; White Label, Johnny Walker, il blended più diffuso nel mondo, quaranta gradi, e in origine l'etichetta storta serviva a indicare le partite migliori. Mescolare, «to blend», al whisky puro il distillato di altri cereali, granoturco, segala, fu per gli scozzesi qualcosa di notevole, come l'invenzione della pila, se non addirittura della ruota, e il «blender» è tanto più bravo, come maestro miscelatore, quanto riesce a scoprire e a ripetere la giusta combinazione fra i vari distillati fusi insieme. Spiegano le fasi della lavorazione e il discorso fluisce come musica allietata da vocaboli curiosi, mentre nella rete dei tubi scoiTe il «malted barley», orzo appena germogliato in malto, poi arriva il «worth», quindi è «wash», poi «low wine» e, finalmente, ecco lo «scotch wisky». E «moonshine whisky» vuol dire «whisky del chiaro di luna», poiché i contrabbandieri operavano di flotte; «glen» vuol dire valle e «Glen Livet» è quindi la valle del fiume Livet come «Glen Fiddich» è la Valle dei Cervi. Alziamo il bicchiere dicendo «Slainte mhath», piuttosto che «chee- rio», un cin-cin nato quando Merlino e Artù preparavano la nuova Britannia. La concorrenza è il miglior incentivo sul «sentiero del whisky» che, per molti chilometri, dipanandosi per la Scozia, coincide con il percorso del tweed e del glorioso tartan, nell'infinita sfumatura dei colori. Ad Aberdeen, a Inverness, per non dire di Edimburgo, sono certi che diffondere il whisky in una Europa unita, più di quanto lo sia oggi, non sarà difficile. Più arduo sarà farlo apprezzare senza lasciarlo imbarbarire; troppi europei hanno copiato gli americani nel compiere autentici sacrilegi, capaci di tenere in ghiaccio la bottiglia o di mettere cubetti di ghiaccio nel bicchiere. Solo l'acqua può aggiungersi al whisky, meglio se bevuta a parte fra un sorso di whisky e l'altro. Il top sarebbe aggiungere al whisky la stessa acqua della distilleria, quella utilizzata per produrre l'acquavite. A Inverness il whisky nel latte al mattino è per i vecchi highlanders qualcosa come la grappa all'alba per certi vecchi montanari nostrani, altri lo usano come aperitivo; dallo scoccare del mezzogiorno, ogni minuto è buono, ma raccomandano di lasciarlo nudo, cioè intatto. Agli scozzesi ci sono due cose che piacciono nude. La seconda è il whisky. Renzo Rossori! Nella bottiglia di whisky il piccolo drago della tentazione (da «Punch»)