Così Dio apparve in prima pagina su «l'Unità»

Così Dio apparve in prima pagina su «l'Unità» Perché il quotidiano del pei affronta in modo nuovo e vistoso la questione religiosa? Tre risposte Così Dio apparve in prima pagina su «l'Unità» // difficile confronto con le radici, oltre Marx e Togliatti ■mTIELLE scene finali del I» film Nel nome del padre ■ dì Marco Bellocchio, — » sberleffo prepotente e 11 crudele all'educazione cattolica nell'Italia del dopoguerra —, i bulldozer abbattono la grotta della Vergine Immacolata, nel cortile del collegio che ospita i figli delle famiglie ricche. I religiosi hanno venduto un'ala dell'edificio alla speculazione edilizia: le ruspe sfondano il pavimento di una cappella, sollevano lapidi, terra, legno, abbattono immagini, ceri, confessionali e altari, scaricano quell'impasto di sacro e profano direttamente sui camion, in gran fretta. Gli affari sono affari: chi mai può fermare il potere del denaro? Nelle intenzioni del regista, la distruzione di quella cappella non era altro che l'emblema di una distruzione più vasta e definitiva: la cultura religiosa che si dissolve sotto i colpi della società del profitto, Dio e i suoi simboli accerchiati e travolti da una volontà di potenza tecnologica e finanziaria pronta a sbarazzarsi dell'ormai inutile superstizione religiosa. Il film uscì agli inizi degli Anni Settanta. E ni lo specchio dei valori e della cultura (una cultura di sinistra "radicale" di cui Bellocchio era uno degli esponenti più interessanti e arrabbiati), che a quell'epoca, sull'onda lunga del Sessantotto, era in gran voga. Il marxismo era allora pensiero "forte". E dal suo punto di vista filosofico, affrontava il significato della scelta religiosa senza eccessive sfumature né complimenti: la nozione di Dio era un'idea astratta, puro fantasma ideologico riconducibile essenzialmente alla condizione storico-sociale di uomini concreti, che in quell'immagine non proiettavano altro che le loro aspirazioni insoddisfatte. ,In quei tempi la sinistra non parlava di Dio. Parlava ai cattolici. Si rivolgeva al loro senso di giustizia, offriva un impegno comune per la realizzazione di una «società nuova», considerava con rispetto la fede. Ma per il vecchio e buon Padreterno non aveva parole da spendere. Oggi quelle parole sembrano essere tornate: in anni di pensiero "debole" e di tramonto delle ideologie, anche a sinistra le quotazioni di Dio appaiono in ascesa. «Dio, creando tutte le cose e l'uomo avrebbe compiuto un atto di abdicazione e non già di onnipotenza. E se Dio ha piegato la propria onnipotenza fino all'abdicazione, perché l'uomo non dovrebbe poter rinunciare al suo delirio? E' capace di tanto l'uomo imperfetto creato da un Dio perfetto? O è più forte la volontà di fare di sé un Dio perfetto e onnipotente che non piega la propria onnipotenza fino all'abdicazione?». Non sono parole dell'Osservatore Romano né del quotidiano cattolico Avvenire. Sono le frasi di un articolo pubblicato il 19 agosto da l'Unità in prima pagina dal titolo «Uomo, sii umile come Dio», seguito a distanza di una settimana da un secondo e da un terzo articolo, (uno in prima pagina, 1 a'tro a pagina due), intitolati «Radicalità cristiana» e «L'universalis io del Papa», dedicati alla fipr "> del Pontefice. «Il pontificale Wojtyla — vi si legge — si presenta allo stato attuale come l'unica forza europea in grado di prospettare questioni di portata universale». E' comunque l'analisi contenuta nel primo dei tre articoli, a rivelare la novità di una tesi che forse mai prima d'ora — con un riferimento così esplicito al Padreterno — era stata fatta propria dal quotidiano comunista. La volontà di potenza dell'uomo — scrive l'Unità — si è tradotta, nella Storia^in un delirio di onnipotenza che ba costruito un museo degli orrori: i gulag di Stalin e i lager di Hitler. Chi tendeva a realizzare il paradiso in terra ha costruito l'inferno. L'infinito è un problema di Dio, meglio lasciarlo a Lui: l'uomo si limiti al finito, cerchi il possibile pur con la sua precarietà e le sue imperfezioni, si accontenti di «una cultura della solidarietà e di soluzioni ragionevoli». «Rinchiuso nei suoi perfetti Altrove, l'uomo ha dimenticato se stesso, le proprie sofferenze, la propria imperfezione. Non ha abdicato. Ha creato un'immagine perfetta di sé e l'ha proiettata nel futuro. Il risultato è stato una cultura della morte: sia sacrificato l'esemplare umano che non somigli o rifiuti di somigliare a quell'immagine». Un modo nuovo di considerare il problema di Dio? L'avvio di un confronto più incisivo e profondo sulla questione religiosa? Il filosofo Massimo Cacciari mette l'accento sulla novità, ma esprime nello stesso tempo una riserva: «Sottolineare l'abissale differenza fra divino e umano non è certo una novità nell'ambito del pensiero. Diventa un fatto interessante se investe il piano storico e politico. E' importante che forze come il pei, che fondano le proprie radici culturali nell'idea che ogni prospettiva di valore debba fondarsi nella prassi, quindi nell'attività umana e nella storia, comincino a riflettere seriamente sulle radici di questo pensiero. «Però bisogna fare due osservazioni. Primo: stiamo attenti a non considerare queste iniziative come "novità teologiche". Stabilita infatti la differenza fra divino e umano, sarebbe pura negligenza relegare in totale ozio la prospettiva divina e interessarsi esclusivamente dell'umano. Una negligenza, questa, che non ha nulla a che fare con il grande pensiero teologico, nem¬ meno con quello che si interroga sulla differenza insuperabile fra umano e divino. «Secondo punto. Siamo proprio certi che il pei voglia oggi ripensare radicalmente, fino in fondo, le radici della propria tradizione culturale e rimettere in discussione non solo Stalin, Lenin e Togliatti, ma l'essenza stessa dello storicismo e della filosofia della prassi? Vuole veramente il pei ripensare fino in fondo questa tradizione? Io ne dubito». Eppure molti cattolici votano comunista, molti credenti sono impegnati nelle file del pei. Perché? Secondo Mario Gozzini, ex senatore della sinistra indipendente, la risposta è semplice: basta conoscere la storia dei comunisti italiani per constatare come i dogmi del marxismo in fatto di religione siano finiti da tempo in soffitta. «Fin dagli Anni '50 Togliatti era ben lontano dalla definizione di religione come "oppio dei popoli" e con le tesi del decimo Congresso riconosceva come la coscienza religiosa potesse essere di stimolo alla costruzione del socialismo. Nelle tesi del congresso del '79, Berlinguer sottolineava la piena laicità del partito e quindi la piena sovranità della coscienza personale nelle scelte religiose e filosofiche. Posizioni acquisite, dunque. «In quanto alle scelte politi¬ che dei cattolici, io dico questo: il credente deve fare le sue scelte in base alla coscienza, alla cultura, agli interessi, ma tenendo in massimo conto i documenti del Magistero. Consideriamo l'ultimo: l'enciclica "Sollicitudo rei socialis", dove il Papa rivolge una critica severa alla nostra società industriale, agli sprechi e al consumismo. A questo punto il cattolico deve porsi una domanda: quale forza politica, oggi, risponde maggiormente alla necessità di cambiare questa società?» Resta comunque aperto il problema del marxismo: nocciolo duro di un patrimonio storico ben vivo, visione della realtà ancora presente in tutta una cultu.ra legata alla sinistra. «Qui sta il Spunto — dice il giornalista e saggista Vittorio Messori —. E' vero che fin dai discorsi di Togliatti il pei aveva riconosciuto che coscienza rivoluzionaria e coscienza religiosa potevano convivere, ma è anche vero che è stata la storia a dimostrare che le cose sono andate esattamente al contrario di quanto il marxi¬ smo e i venerati maestri avevano previsto: il vero oppio dei popoli non è stata la religione, è stato il pensiero di Marx. Dunque, il fatto che l'Unità abbia messo Dio in prima pagina, non mi emoziona troppo: se le leggi del mondo avessero camminato come teorizzava Marx, il giovane Wojtyla certamente non sarebbe diventato prete né si sarebbe "alienato" nella religione cattolica. Oggi l'Unità lo elogia come grande Papa. Conversione? Autocritica? Non saprei. Una cosa però è certa: le prime vere sconfitte storiche il comunismo le ha patite ad opera di religioni, le tanto deprecate e odiate religioni: il cattolicesimo in Polonia, l'Islam in Afghanistan». Sulla bancarella del pei, c'è dunque qualcosa di nuovo. Accanto alle tematiche verdi e femministe, alla discussione su Togliatti e al tramonto di tante iillusioni, sembra esserci un posticino anche per lui: il vecchio e buon Padreterno. Mauro Anselmo Michelangelo Buonarroti: «Episodi della Creazione» (Roma, volta della Cappella Sistina, particolare)

Luoghi citati: Afghanistan, Italia, Polonia, Roma