Nel mirino c'è ancora la casa

Nel mirino c'è ancora la casa Ogni anno il governo esclude a luglio le nuove tasse che decide a settembre Nel mirino c'è ancora la casa Fisco: poca fantasia, pagano sempre gli stessi Ogni anno, in questo periodo, assistiamo ad avvenimenti che, agli occhi sprovveduti del contribuente, possono apparire come una sceneggiata. In luglio ed in agosto viene espresso un concetto chiaro: non si devono istituire nuove imposte, né aumentare quelle esistenti, poiché la pressione tributaria è troppo alta. Non potendo aumentare le entrate si decide di diminuire le uscite. Quest'anno, però, vi è stata una variante: si è rispolverata l'ipotesi della vendita degli immobili dello Stato, una realtà attuabile con cautela e in tempi lunghi: che non risolve subito i problemi di cassa. Dopo queste premesre e questa variante, il copione prosegue con una riunione di ministri ai quali si chiede il taglio della spesa. Alcuni accettano, ma la maggior parte la ritiene non attuabile. Nel frattempo passano due mesi e, prima con timidi accenni, poi a voce sempre più alta, si parla di nuove imposizioni, prospettando, in principio, interventi marginali (aumenti delle imposte sul tabacco e sui generi di lusso), in seguito decisioni sostanziali e mettendo nel mirino del fisco i servizi, le automobili e le case. Queste ultime sono un po' la più comoda spiaggia della politica fiscale di tutti i governi. Il discorso diviene severo. L'automobile, nella stragrande maggioranza dei casi, è ormai un mezzo di lavoro; il fatto che la sua disponibilità sia compresa tra gli indici di agiatezza del modello 740, è segno di un sorpassato orientamento. Per quanto riguarda la casa, il fenomeno è più complesso, ma in sostanza si continua a far pagare troppo e sempre di più chi già paga, mentre non si attua un piano concreto ed efficiente per scoprire gli evasori. Il decreto legge, rinnovato già due volte e prossimo ad una nuova scadenza, che sostanzialmente vuole impedire la vendita del fabbricato non compreso nell'ultima dichiarazione dei redditi, sta facendo scoprire che oltre il 20 per cento dei fabbricati non è stato dichiarato, ma la percentuale potrebbe salire. In altre parole, la tassazione attuale diretta ed indiretta ricade sempre e solo su quelli che già versano le imposte, mentre i fabbricati non dichiarati vivono in un limbo assurdo, inde¬ gno di un Paese che si vuol considerare civile: tassare sempre di più i fabbricati che già pagano è la via più facile, ma anche la meno giustificabile. D'altra parte, le imposte relative ai fabbricati dovranno essere alleggerite, perché oggi si continua a pagare anche su redditi inesistenti. Infatti, il proprietario di un alloggio può, a forfait, detrarsi come spese di ogni genere solo il 25 per cento del canone lordo; l'affermazione, valida cento anni fa, non è più sostenibile oggi, non solo per le innovazioni tecnologiche, ma anche tenendo conto che si tratta del 25 per cento di un canone frenato dalla legge e chiamato equo, mentre le spese sono di libero mercato. Riordinare il settore casa, alleggerendo la pressione tributaria e ammettendo in detrazione le spese effettive del proprietario e fare uscire allo scoperto gli evasori, sono compiti non facili ma essenziali per la giustizia tributaria. Gianfranco Gallo-Orsr

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