I trucchi del risparmiatore

I trucchi del risparmiatore Sempre più difficile incrementare il capitale: ecco come orizzontarsi I trucchi del risparmiatore Con Bot e Ctr l'inflazione non fa paura Il leggero calo dell'inflazione, scesa dal 7 al 6,7 per cento, di per sé vuol dire ben poco. In pratica ciò che costava mille lire è arrivato a costare, nel giro di ini anno, mediamente 1067 lire invece di 1070, il che francamente non fa una grande differenza. I molti commenti positivi a una variazione così modesta testimoniano però dell'enorme importanza che il tasso d'inflazione ha ormai assunto un po' per tutti, attenti a individuare ogni possibile segnale anticipatore di inversioni di tendenza. Ma l'inflazione non colpisce tutto e tutti nella stessa maniera. Può addirittura essere una manna, per chi ha molti debiti, e non necessariamente è un dramma per i redditi da lavoro, dipendente o autonomo, che sono spesso saliti più dei prezzi. Chi veramente la teme, e n'ha ben donde, è chi ha investito nel reddito fisso. Alcune esperienze passate sono state traumatiche. Basterà richiamarne una, neppure tra le peggiori. Al 1° aprile del 1982 vennero regolarmente rimborsati i Buoni del Tesoro al 5,5% emessi nove anni prima. A chi ne aveva sottoscritti per un milione venne dunque restituito un milione. Solo che, come potere.di acquisto, un milione dell'82 valeva meno di un quarto (per l'esattezza il 23,9%) di un milione del '73. E' vero che in quei nove anni si erano incassate le cedole, ma anche tenendo conto degli interessi la perdita complessiva risultò pari al 51 per cento. Scottature simili hanno indotto molti risparmiatori a rifugiarsi nei Bot. Qualcosa che scade nel giro di un anno al massimo, permette di reinvestire capitali e interessi a condizioni migliori, se nel frattempo i tassi sono saliti. Effettivamente non solo i Bot, ma anche i Cct, in quanto indicizzati ai Bot, sono molto meno rischiosi di un Btp. Ma un certo rischio c'è .sempre, perché non c'è nessuna garanzia che i Bot continuino a rendere più dell'inflazione. Non è neppure stato sempre così. Per esempio per tutto il triennio dal '78 all'80 i tassi reali dei Bot, depurati dall'inflazione, sono stati negativi, come è evidenziato nel grafico. Chi in quegli anni ha investito in Bot ci ha rimesso. Ma queste sono cose che molti sanno. Ciò che invece pochi sanno è che esistono dei titoli di Stato indicizzati proprio all'inflazione. Oltretutto sono mesi che si parla di una nuova emissione di questo genere da parte del Tesoro. Limitiamoci però a quelli che già esistono, e che qualsiasi risparmiatore può comprare in banca o da un agente di cambio, cioè ai Certificati di Credito del Tesoro Reali (Ctr) 1983^93 al 2,5%. Vediamo come funzionano, avvertendo però subito che possono sembrare complicati, perché diversi da tutti gli altri. Da un lato il loro valore nominale viene rivisto ogni anno, tranne l'ultimo, sulla base di un indice dei prezzi che, pur non essendo il solito indice Istat cui si fav riferimento, tuttavia si muove in sintonia con esso. D'altro lato fruttano degli interessi, pagati il 1° agosto di ogni anno, che sono sempre pari al 2,5% del capitale: le rivalutazioni annuali di quest'ultimo dovrebbero impedire che si riduca il potere di acquisto del capitale e quindi quel 2,5% sarebbe un rendimento reale. • C'è però qualcosa che non è andato liscio con questi titoli, visto che quotano addirittura meno di 86 lire per ogni 100 lire di valore nominale rivalutato. Ciò che non è funzionato è il li¬ vello di rendimento reale, fissato all'atto dell'emissione. Negli anni neri dal '74 all'81 la garanzia di un 2,5% di rendimento reale avrebbe fatto gola a molti. Nell'estate del 1983 la situazione era però radicalmente cambiata: chi aveva acquistato Bot un anno prima poteva registrare un risultato in¬ torno al 4% al netto dell'inflazione. Chi nell'agosto del 1983 sottoscrisse Bot ottenne un rendimento netto nell'ordine del 6,5% (sempre reale). Comunque i Ctr '83-93 sono stati rivalutati sei volte e quindi chi ne avesse inizialmente comprati per esempio per 10 milioni si ritrova ora con titoli per un valore nominale di 16,24 milioni. In termini reali tutto sommato non ci ha rimesso e tenendoli fino alla scadenza otterrà probabilmente proprio il 2,5% reale, all'incirca. Lasciamo però da parte il passato e veniamo al presente. Se i Ctr '83-93 venissero scambiati in Borsa alla pari, se cioè quotassero 100 lire, non sarebbero certo da comprare ma piuttosto da vendere di corsa. Ma il loro prezzo di mercato, come si è visto, è molto sotto la pari. E pagandoli per esempio 86 lire si ottiene un rendimento a scadenza nell'ordine del 5,1% reale, su base annua. Il che non è malaccio. Corrisponde a un rendimento netto del 12,15% nominale, se si ipotizza un'inflazione del 6,7% annuo. Un rendimento tendenziale allineato a quello dei Btp con però una garanzia in più. Quella di non subire danni nel caso di una discesa dei tassi reali, per altro auspicata da molti per ridurre il debito pubblico. Beppe Scienza 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 I rendimenti dei Bot. Nel grafico sono stati calcolati al netto della ritenuta fiscale, cioè depurati dall'inflazione

Persone citate: Beppe Scienza