Carnevale racconta di Maurizio Costanzo
Carnevale racconta La sua fortuna si chiama Bianchi che lo inventò tornante per dargli un ruolo Carnevale racconta «In Nazionale per dispetto» CESENA DAL NOSTRO INVIATO Ma è lo spogliatoio della nazionale o il salotto di Maurizio Costanzo? Un'ora di chiacchiere con i ragazzi di Italia '90 offre uno spaccato esauriente del pianeta-giovani, spedendo in passerella una tipologia pressoché completa della generazione emergente. La linea di demarcazione è sancita dalla carta d'identità: sopra i venticinque anni c'è il regno degli anticonformisti, che si riconoscono nei discorsi impegnati di Zenga e in quelli disperati, da poeta maledetto specialista in cadute e resurrezioni, di Carnevale. Insieme all'età scende anche il tasso di originalità, con un ventaglio di atteggiamenti che oscilla fra le parole pre-stampate di Vialli e i garbati silenzi di Baggio, uno che non dice nulla, e lo fa usando meno vocaboli di quanti ne occorrano a Marocchi per .raggiungere il medesimo scopo. Cominciamo da Roberto Baggio, vittima in questi giorni di un saccheggio di emozioni da cui tenta in ogni modo di ritrarsi, lasciando nelle mani degli invasori un ben magro bottino. Tanto vale giocare pesante e sparargli addosso una provocazione autentica e (tifosi bianconeri, esultate!) suffragata da indizi certi: lo sa, caro signor Fenomeno, che il prossimo anno lei andrà alla Juventus? Baggio ha modi gentili e nessuna domanda ha il potere di sporcarglieli, neppure questa: sorride, con una smorfia soddisfatta che impiega alcuni secondi a scomparire dalla sua faccia, il tempo di immaginare le conseguenze di un'ammissione: il fantasma di Zeffirelli gli balla davanti agli occhi, suggerendo prudenza e circospezione: «Co- me si fa a dirlo adesso? Certo, ho fame di successi, ma Antognoni insegna che si può diventare grandi anche restando in una squadra che non vince mai nulla. A Firenze sto bene, per ora. Ma se fra un anno cambiassi idea?». Telefoni a Boniperti. Se non lo ha già fatto... A pochi metri di distanza c'è Vialli, accanito scopritore dell'acqua calda: «Mi sono accorto che per chiudere la bocca alle critiche un attaccante deve fare gol». Il guaio è che si prende sul serio. Sta diventando un perfetto anchor-man: se continua così, fra un po' Berlusconi gli manda Cadeo a ripetizione. Omaggiato come merita il «bravo presentatore», tutti corrono da Marocchi, supponendolo emozionato perché contro la Bulgaria partirà titolare. Illusi. La «nevv wave» azzurra ha i piedi per terra e le passioni non molto più su: «Non facciamola tragica. Sostituisco Berti, però giocando alla Marocchi». Per trovare qualche inguaribile romanticone bisogna arrampicarsi sulla scala genera¬ zionale, fino ad Andrea Carnevale. Ha sofferto molto nella sua vita, e si sente: le sue parole hanno un sapore aspro e, anche quando parlano di argomenti futili quali il calcio, mantengono un intenso tasso di drammaticità: «Due anni fa ero finito. Fuori squadra, e il mondo mi cadeva "addosso. Poi Bianchi mi ha rimesso dentro, o forse è stato obbligato a farlo, ma pur di non schierarmi in attacco, si è inventato per me un ruolo di ala tornante. E' stata la mia fortuna: muovendomi in quella inedita posizione, ho scoperto parti di me stesso che ignoravo, imparando a stare in ogni zona del campo. Ed è merito di queste doti per lungo tempo nascoste se oggi Vicini ha deciso di affidare a me la chance azzurra». Serena, che quella chance ha già compromesso l'anno scorso, evita con garbo le polemiche, rinviandole caso mai a tempi più opportuni, quando cioè il suo rendimento in campionato gli consentirà di avanzare di nuovo una candidatura. Finalino con Walter Zenga, che una giuria internazionale di statistici del pallone ha premiato con la palma di miglior portiere del mondo, davanti a Preud'Homme e Dassaev. Walterone discetta con orgoglio sull'argomento, si spinge a sperare nel Pallone d'Oro («Per conquistarlo bisogna però che l'Italia vinca il Mondiale»), ma trova gli accenti più forti solo quando passa a toccare il tasto della violenza: «Questo calcio comincia a disgustarmi. Non ne posso più di vedere certe scene, di sentire certi cori e di leggere certi striscioni. Anche noi calciatori possiamo e dobbiamo fare di più: in campo, evitando certi atteggiamenti gladiatori, e fuori dal campo, partecipando con la nostra associazione ad iniziative come quella delle prossime settimane contro il razzismo». Solo parole? Anche se fosse, un po' di impegno in questa beata Nazionale del riflusso, non può essere che il benvenuto. Massimo Grameilini Roberto Baggio è destinato ad essere l'uomo più chiacchierato fino al Mondiale
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