«Il pri più vicino ai socialisti» di Augusto Minzolini

«Il pri più vicino ai socialisti» Al Consiglio nazionale gli attacchi di Giumella non scalfiscono l'unità del partito «Il pri più vicino ai socialisti» La «vecchia guardia» spinge La Malfa verso il psi ROMA. La sceneggiatura è quella di tutti i consigli nazionali repubblicani: Aristide Gunnella lancia bordate contro il pri targato Giorgio La Malfa, contro gli errori del segretario, e chiede un congresso straordinario; La Malfa lo incita a passare all'opposizione («se ha coraggio»). Ma alla fine, oggi, nessuno voterà contro il documento del segretario; al massimo, come ha confidato Gunnella agli amici, lui non sarà in sala. L' «incidente» che ha movimentato ieri i lavori del parlamentino del pri è una storia già vista. Gunnella, «il guastatore» di Sicilia, mette in scena il suo numero, circondato dalla benevolenza dei senatori del partito, da Giovanni Spadolini a Bruno Visentini. La Malfa risponde per le rime, magari, come ieri, forzando i toni della polemica («alla questione politica se ne è aggiunta una personale»). Ma ali ultimo momento, come per incanto, si ricomporrà l'unità finta intorno al segretario. Così La Malfa è costretto a portarsi dietro quella maggioranza del 97% del partito e le conseguenti mediazioni. Ognuno conosce la sua parte e il senso della commedia. La Malfa sa bene che Gunnella è solo un «pesce pilota»: «A loro (e quel loro comprende tutti i gli anziani leader del partito N. d.R) fa comodo che qualcuno nella maggioranza parli contro il segretario». Gunnella è consapevole che i suoi attacchi, seguiti da repentine ritirate, servono solo a valorizzare la mediazione di qualche padre del partito. Infine, ci sono Spadolini, Visentini e Battaglia, i veri beneficiari di questo stato di cose: è quella parte del pri che ha sempre osteggiato, «sottovoce», la politica di La Malfa e che sulle «alzate di voce» di Gunnella e nel «nome dell'unità del partito» riesce, in fin dei conti, a condizionare il segretario. Anche ieri, Visentini non ha fatto mancare a Gunnella parole di solidarietà, mentre Battaglia, nei crocicchi del consiglio nazionale, è stato più esplicito: «Gunnella sarebbe pazzo ad uscire dalla maggioranza». Insomma, anche questa volta, La Malfa non riuscirà a scrollarsi di dosso nessuno. Quell' affermazione contenuta nella sua relazione, «un partito si può governare anche con il 51%», rimarrà probabilmente una minaccia. E' l'epilogo naturale di questo consiglio nazionale in cui i «vecchi» non hanno nessun interesse a fare una battaglia contro un segretario, che oltre a poter contare sulla maggioranza del partito, è anche costretto (svanito il sogno del polo laico e caduto De Mita) a stringere i rapporti con il psi. Ed è quello che vogliono Visentini e Spadolini, sia pure per motivi diversi. E, in fin dei con¬ ti, lo stesso La Malfa, per ora, non ha una politica diversa che possa emanciparlo dai vecchi. Di più questo consiglo nazionale non può dare. Sulla tribuna ognuno ripete le sue riserve, le sue critiche o i suoi apprezzamenti verso il segretario. Visentini dice che quell'alternativa, su cui «c'è una prenotazione dei pri», non è una «prospettiva attuale». Poi, come al solito, non risparmia battute al vetriolo: «La de romana è sputtanata e alla fine anche i cardinali faranno votare per Mammì». Susanna Agnelli ripete che la scelta di entrare nel governo è stata giusta e offre un consiglio al partito: «Criticare non è sempre utile». E infine anche Spadolini si prenota per qualcosa nel futuro: «Riallacciamo i rapporti con il psi non per l'alternativa, ma per l'alternanza»; e ancora, «è da quattro presidenti, che la de esprime il vertice dell'esecutivo». Come dire: se fallirà Andreotti bisogna preparare la strada ad un laico. Augusto Minzolini

Luoghi citati: Roma, Sicilia