Vialli «Ho visto dei segnali forse è lo scudetto» di Curzio Maltese

Vialli: «Ho visto dei segnali, forse è lo scudetto» Il leader della Sampdoria si sbilancia dopo i successi sull'Inter e in Coppa delle Coppe sul Brann Bergen Vialli: «Ho visto dei segnali, forse è lo scudetto» «Con Katanec siamo più solidi e la difesa non balla più come una volta» GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Il titolo di Brann-Sampdoria era: «Pesca dei salmoni in Norvegia». Un documentario turistico infilato tra due tempi di campionato, Inter e Udinese, nei quali la banda Vialli gioca un ruolo di protagonista. Altro non poteva offrire la trasferta tra i fiordi, nello stadiolo con vista mare, se non la chicca statistica della prima vittoria esterna della Samp in coppa. Inevitabile, peraltro, visto il Brann. «La più debole delle squadre incontrate in giro per l'Europa» ammette Vialli. Eppure c'è modo e modo, anche di sbrigare una formalità. E quello della Samp è stato il modo dei campioni. Dalla tre-giorni Inter-Brann la comitiva blucerchiata esce con un'altra coscienza di sé. Intorno al solito Vialli sembra essersi composto un mosaico quasi perfetto. Ka¬ tanec è lo straniero di miglior rendimento tra i nuovi. Mancini e Vierchowod hanno infilato a tutta velocità l'autostrada per Italia '90. La panchina, con Carboni e Lombardo, dà molte garanzie, compresa quella di stimolare a dovere Victor e Dossena. Quanto a Cerezo è una specie di miracolo tecnico-atletico, una magia da macumba. E' questa la banda che Vialli pensa di trascinare allo scudetto, detto chiaro e tondo, anche durante il volo di ritorno dalla Norvegia. Perché a Genova tutte le strade e i discorsi portano a lui, il deus ex machina delle vittorie che contano: Genoa in coppa Italia, Lazio e Inter in campionato, Brann in coppa. Comincia con un passo indietro, fino ad Ascoli. «Sì, parlo di Ascoli perché non l'ho fatto prima. Ero troppo sorpreso anch'io. Non ci fosse stata quella sconfitta, la follia di 8', questo sarebbe l'avvio di stagione più felice della Samp. C'è stato, e non bisogna ignorarlo. Ma è assurdo attaccarsi a una partita storta per rilanciare l'accusa di immaturità alla squadra. Anche la mostruosa Inter di un anno fa, sballò a Firenze (sconfìtta per 4-3, ndr), e poi proprio sulla base di quella esperienza costruì lo scudetto». La Samp è cresciuta. Era ora. Il centrocampo è zeppo di ultratrentenni. Vialli e Mancini, a 25 anni, hanno alle spalle un decennio di professionismo. Ma allora come mai l'anno scorso... «L'anno scorso Marassi era un campo di patate, lo stadio un cantiere: cose che si pagano. E mancava uno come Katanec, la difesa ogni tanto ballava. S'è visto anche a Brann. Loro erano scarsi, ma la Samp per la prima volta è riuscita a non incassare un gol nei primi 15', com'era sempre successo all'estero. Piccoli segnali, però...». Piccoli segnali di scudetto? «Ci credevo nell'85-86, l'anno dopo il titolo del Verona. Ma Lorenzo e Matteoli non si inserirono e finì maluccio. Rispetto ad allora, siamo più solidi». E forse favoriti da un campionato matto, affollato e disinnescato da Italia '90. «Questo sarà l'alibi delle sconfitte. Ma non ci credo. Io mi gioco parecchio al Mondiale, eppure adesso penso solo al campionato. E dico che con questa squadra sarebbe un delitto non puntare allo scudetto. Certo, se la Samp dovesse vincerlo, scopriranno che valeva poco, che era un torneo falsato. E' successo anche per le nostre vittorie in coppa Italia». A 25 anni, Vialli è un campione dimezzato. Popolare come Gullit, ma senza aver vinto nulla. Colpa della Samp? «Colpa di nessuno. Alla Samp ho voluto restare io. Se un giocatore, chiunque, dice a Mantovani di volersene andare, il pre¬ sidente lo lascia libero il giorno stesso. Quanto alle vittorie, a parte la Samp, ho due Mondiali con l'Italia davanti. E un Mondiale oscura ogni altra cosa». Allora rovesciamo la domanda. A 25 anni Gianluca Vialli, senza aver vinto nulla, è diventato un idolo grazie alla Samp, perché si prende anche i meriti degli altri, Mancini per esempio, e tutti pensano: se fosse al Milan, all'Inter, alla Juve... «Questa è la tesi dell'ala "manciniana" dei tifosi. Anche Mantovani dice che ho titoli superiori ai meriti. Si sa come la penso, io e Roberto siamo amici, per noi la questione non esiste. Ma in Italia il bipartitismo, anche sportivo, è inevitabile». Torniamo alla Samp: cosa le manca per vincere lo scudetto? «Nulla». E al calcio, manca qualcosa? «Un po' d'ironia». Curzio Maltese