Una vacanza senza ritorno

Una vacanza senza ritorno Per una parente padre, madre e i due figli bloccati in qualche Paese straniero Una vacanza senza ritorno La famiglia di Parma sparita da oltre un mese PARMA dal nostro corrispondente «Scomparsi, proprio così, dissolti nel nulla». Il maresciallo Sabatino allarga le braccia nel suo ufficio della caserma dei carabinieri di via Delle Fonderie a Parma. Da oltre due settimane sul suo tavolo giace il fascicolo coi pochi documenti, gli striminziti indizi sugli ultimi spostamenti della famiglia Carretta, scomparsa dal 4 agosto, il giorno in cui il signor Giuseppe, 53 anni, cassiere alla vetreria «Cerve», la moglie Marta Olezzi, 50 anni, e il figlio Nicola di 23 sono partiti col camper per una vacanza nel Nord Africa. «Torneremo entro il 28», avevano detto ad Adriana Chezzi, sorella della Carretta. Invece, dei tre, non s'è saputo più nulla. Non una telefonata, non una cartolina e il 4 settembre la signora Adriana si è presentata ai carabinieri. Ma fino ad oggi di loro non si è saputo nulla malgrado le ricerche estese a tutta Italia e l'interessamento delle amba¬ sciate straniere nei Paesi dove i Carretta sarebbero dovuti passare: Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, Algeria e Tunisia. Anzi, a questo «giallo» se n'è aggiunto un altro, forse ad esso collegato: la scomparsa del figlio maggiore Ferdinando di 26 anni, in un primo tempo rimasto a casa. Per certo si sa sòltanto che l'8 agosto, quando il resto della famiglia era già in viaggio, lui non aveva lasciato Parma. Della sua presenza è rimasto un segno sul conto corrente bancario nel quale risulta un prelievo in quella data di alcuni milioni. Gli servivano per andare in vacanza? Ma oggi, a distanza di oltre un mese, i carabinieri tendono ad escludere quest'ultima ipotesi: è scomparso anche lui. In mano agli inquirenti ci sono pochissimi indizi, per di più contraddittori e confusi. Il 3 agosto, Nicola Carretta, che di mestiere fa l'autotrasportatore, scambia qualche battuta con un collega e dice di essere in procinto di partire per la Jugoslavia, una meta completamen¬ te fuori dall'itinerario dei genitori. «Non ricordo se aveva indicato il posto preciso — spiega Nicola Azzoni — ma sul Paese sono sicuro: ha detto proprio Jugoslavia». Per contro, Marta Chezzi, il giorno stesso, bussa alla porta della vicina di casa, la signora Amelia Ghidoni, e le chiede il favore di innaffiarle i fiori in giardino: «Sa — dice — domani partiamo per le ferie e staremo via per un po'». Tunisia o Jugoslavia? «Escludo che i Carretta possano esser in un Paese europeo — spiega ancora il maresciallo Sabatino —, a quest'ora li avremmo trovati». Allora non resta che l'ipotesi che sia accaduto qualcosa di grave in un Paese del Nord Africa. «Non so proprio cosa possa essere loro capitato — racconta Adriana Chezzi —, mio cognato era un uomo scrupoloso e prudente tanto che non penso si sia avventurato in una pista del deserto fino a perdersi. Comincio invece a temere che per qualche ragione sconosciuta siano finiti tutti e tre in una prigione, senza che nessuno ne sappia nulla». Ma che cosa può aver commesso di illecito uno che tutti descrivono come l'impiegato modello, preciso, puntuale e scrupoloso? «Guardi — dicono i colleghi di lavoro —, quello era uno che avvertiva l'ufficio anche quando forava la gomma della bicicletta. Non avrebbe certo prolungato le ferie senza dire nulla. Lavora qui da trent'anni ed è bravissimo. Cinque anni fa gli hanno anche dato un premio». E' di ieri la scoperta di una lettera ai genitori scritta da Nicola Carretta su una vecchia agenda adoperata come diario. Quattro paginette con la calligrafia tremolante in cui Nicola manifesta l'intenzione di lasciare la famiglia per trascorrere un periodo appartato «in montagna» senza tuttavia spiegare dove. «Sento il bisogno di cambiare questa vita balorda», pare abbia scritto il ragazzo nella lettera-commiato. Valerio Varasi

Persone citate: Adriana Chezzi, Amelia Ghidoni, Carretta, Marta Chezzi, Nicola Azzoni, Nicola Carretta, Valerio Varasi