Auschwitz oro Glemp ci ripensa di Marco Tosatti
Auschwitz, oro Glemp ci ripensa Aveva dichiarato inaccettabile l'accordo dell'87 sull'allontanamento delle suore Auschwitz, oro Glemp ci ripensa «Costruire altrove il Carmelo e un Centro di preghiera» CITTA' DEL VATICANO. La Santa Sede continua a tacere sul Carmelo di Auschwitz, dopo le dure dichiarazioni di Glemp, temperate ieri da un'intervista dello stesso cardinale uscita sul «Tygodnik Powszechny», il settimanale di Cracovia diretto da Jerzy Turowicz, amico di lunga data di Giovanni Paolo II. Il Papa è a Castelgandolfo, e anche ieri, durante la messa celebrata per centinaia di pellegrini polacchi, non ha fatto accenno alla questione del Carmelo: un silenzio osservato gelosamente sin dall'inizio della crisi. Ma dopo il comunicato dei vescovi polacchi sembra che i contatti fra le due parti per risolvere il problema siano ripresi, in tutta discrezione. Martedì Theo Klein — incaricato dal Congresso ebraico europeo di guidare la delegazione che si occuperà delle trattative — è andato in visita dal primo ministro francese Rocard accompagnato dal card. Decourtray, uno dei firmatari dell'accordo di Ginevra. I risultati del nuovo negoziato non dovrebbero discostarsi di molto da quelli raggiunti nell'87: è questa l'opinione espressa dal card. Glemp e riportata dal «Tygodnik Powszechny». A una domanda esplicita in questo senso, il porporato ha risposto: «Ma naturalmente! Quando ho parlato di rinegoziare, ciò non significava rimettere tutto in discussione, ma solamente ritoccare la forma legale degli accordi firmati a Ginevra, che non mi sembrava abbastanza solida». L'intervista è apparsa ieri sul settimanale di Varsavia, ma di sicuro è stata concessa prima delle dichiarazioni all'Università di Lublino. E' stato chiesto a Glemp se sarà possibile cominciare subito la costruzione del nuovo «Centro di Preghiera», lontano dal campo di Auschwitz, e con incluso il «Car¬ melo». «Sì, e senza riprendere la discussione dall'inizio — è stata la risposta —. Credo che cominciare subito i lavori di costruzione del nuovo centro sarà la soluzione migliore». Il prestigio del settimanale cattolico, diretto da un amico intimo del pontefice, autorizza a dare peso all'intervista, più «morbida», rispetto alle dichiarazioni rilasciate a Lublino («L'accordo dell'87 per l'allontanamento delle carmelitane è ingiusto e la Chiesa non ha il diritto dii rispettarlo»). Ma resta una contraddizione apparente, almeno nei toni, fra le due prese di posizione del presidente della Conferenza episcopale polacca. Ciò spiega anche la riluttanza del pontefice a entrare nella questione, nonostante che gli esponenti dell'ebraismo mondiale continuino a chiedergli di pronunciarsi perché fu durante il suo viaggio in Belgio, nel maggio 1985, che venne alla luce il caso Auschwitz. Un'organizzazione chiamata «Aiuto alla Chiesa che soffre», specializzata nell'assistenza dei cattolici d'oltre cortina, lanciò un appello ai fedeli per fare al Papa «il dono di un Carmelo a Auschwitz» per la conversione dei «fratelli smarriti». Fochi mesi più tardi un giornale belga dava notizia dell'esistenza di un Carmelo ad Auschwitz, e il problema diveniva pubblico. Il Papa tace, ma in Vaticano rimandano alla sua ultima dichiarazione, del giugno '88. A Vienna, parlando alla comunità ebraica, diceva che «il Centro creato in Polonia per studiare la Shoah così come il martirio del popolo polacco e degli altri popoli europei deve servire di modello a altre nazioni». Ma oggi al Papa si attiibuisce il desiderio di veder risolto al più presto il caso. Marco Tosatti
Persone citate: Decourtray, Fochi, Giovanni Paolo Ii, Glemp, Jerzy Turowicz, Rocard, Theo Klein
Luoghi citati: Auschwitz, Belgio, Citta' Del Vaticano, Cracovia, Ginevra, Lublino, Polonia, Varsavia, Vienna
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