«Fate la siesta, eviterete guai» di Piero Bianucci
«Fate la siesta, eviterete guai» Uno studio di scienziati Usa potrebbe rivoluzionare gli orari e l'organizzazione del lavoro «Fate la siesta, eviterete guai» Per fisico e mente necessario un breve riposo dopo pranzo L'elogio della pennichella questa volta non viene dal romano Trilussa né dal napoletano De Crescenzo. A riscoprire la siesta sono i maggiori specialisti americani in studi sui bioritmi. Dopo anni di esperimenti su volontari si è accertato che un breve sonno (da 30 a 90 minuti) nel primo pomeriggio è un'esigenza fondamentale della fisiologia umana. I risultati delle ricerche sono appena stati pubblicati in un volume dal titolo «Sonno e veglia: aspetti cronobiologìci, comportamentali e medici della siesta». Nella prefazione William Dement, direttore della Clinica per i disturbi del sonno della Stanford University, California, spiega: «E' definitivamente accertata negli adulti una fisiologica tendenza al sonno subito dopo il culminare del Sole». Affermazione che a noi latini può anche apparire ovvia, ma non priva di conse¬ guenze in una società industriale come quella americana, e ora anche come quella europea ed italiana, in cui è ormai generale la tendenza all'orario di lavoro continuato. «La propensione al sonno nelle prime ore pomeridiane — spiega Alberto Oliverio, direttore dell'Istituto di psicobiologia del Cnr, docente all'Università di Roma e autore di un libro sui bioritmi — è un dato già abbastanza noto. In quelle ore si registra un calo delle attività del nostro organismo che esprimono energia, alle quali presiede il sistema del nervo simpatico, mentre aumentano le attività controllate dal parasimpatico, come l'assimilazione del cibo. Di qui un calo dell'attenzione e dell'aggressività e un predisporsi dell organismo alla digestione. In generale l'uomo ha un bioritmo circadiano, cioè della durata approssimativa di un giorno. All'interno di questo periodo si inseriscono però alcuni sottoperiodi, i ritmi infradiani, il principale dei quali è di otto ore. La siesta cade in effetti circa otto ore dopo il risveglio». Negli Stati Uniti la scoperta delle profonde radici biologiche del pisolino pomeridiano si deve soprattutto a Scott Campbell, ora all'Institute fior Circadian Physiology di Boston. Gli esperimenti, condotti a partire dal 1986 su volontari privi di orologi e reclusi per settimane in stanze sotterranee, hanno messo in evidenza come l'organismo umano tenda ad avere nell'arco delle 24 ore due periodi di riposo, uno più lungo (7-8 ore) e uno più breve (2 ore). Questo secondo periodo, corrispondente alla siesta (per inciso, la parola viene dallo spagnolo e risale all'«fiora sesta» di latina memoria) si dimostra necessario anche se prima non si è mangiato. Un altro ricercatore, Peretz Lavie dell'Institute of Technology di Haifa, ha individuato due momenti di massima prontezza di riflessi a metà mattina e a. metà pomeriggio: un dato interessante per chi è impegnato in professioni di grande responsabilità, come ad esempio i chirurghi o i piloti. Paolo Durio, professore di ecologia all'Università di Torino, nel 1971 compì in prima peisona esperimenti sui bioritmi e sugli effetti psicologici dell'isolamento vi-_ vendo per 700 ore in una grotta. «L'ora della siesta — conferma — si segnalava con un calo di attività e di attenzione e con una sensazione di freddo, indice della svolta avvenuta nell'azione del simpatico e del parasimpatico. Forse lo studio americano dovrebbe farci capire che troppo spesso oggi viviamo calpestandola natura». Piero Bianucci
Persone citate: Alberto Oliverio, De Crescenzo, Paolo Durio, Peretz, Scott Campbell, Stanford, William Dement
Luoghi citati: Boston, California, Stati Uniti
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