«Ma Roma su Dragoul sapeva» di Ugo Bertone

«Ma Roma su Drogoni sapeva» «Ma Roma su Drogoni sapeva» Parla l'ex responsabile della Bnl in Usa ROMA. « Sì, ho avuto l'impressione che ci fosse un contatto diretto tra Drogoul e Roma». Luigi Sardelli, fino a gennaio responsabile della Bnl negli Usa' (ora è in pensione e vuol continuare a vivere negli Stati Uniti) rompe il silenzio con un'intervista all'«Europeo». Nell'88, dice Sardelli, l'ispezione ad Atlanta rivelò irregolarità nella gestione dei fidi ma la direzione centrale non prese in considerazione il rapporto. «Dirottare i crediti in Iraq — prosegue Sardelli — comporta dei sotterfugi che una persona sola difficilmente è in grado di compiere. Ci vogliono coperture». Di qui l'elenco di tante coincidenze strane fino alla rimozione di Sardelli. «Segnalai — continua — nel gennaio '89 le condizioni stracciate offerte dalla filiale di Atlanta. Un mese dopo qualcuno decise di rimuovermi, cosa che mi fu comunicata ai primi di marzo». Perché? «Pedde mi disse che trattavo male il personale e che voleva portarmi a Roma alle sue dirette dipendenze». A quaranta giorni dall'inizio del giallo la trama di Atlanta si complica. E crescono i sospetti sugli eventuali complici di Drogoul. Ma proviamo a ripercorrere il copione. L'avvio è degno di una grande sceneggiatura: alla mezzanotte del 4 agosto squilla il telefono di Nerio Nesi, forse l'unico a presidiare un ufficio nell'estate romana. All'altro capo del filo c'è il governatore della Banca d'Italia in persona. Ma l'allarme da via Nazionale non viene compreso. Nesi lascia l'indomani Roma per un' ispezione alle filiali del Sud. Pure il direttore generale Pedde parte per le ferie in Sardegna. L'emergenza, intanto, esplode e in tutta fretta il vicedirettore generale Pier Domenico Gallo mette assieme la squadra che, 24 ore su 24, da più di un -mese cerca di far luce sui 2500 finanziamenti elargiti da Drogoul all'Iraq. E adesso la traina è sempre più complessa. E' spuntata pu re la bellezza esotica: Lin Liu, la splendida segretaria che Christopher Drogoul, per ora l'unico grande colpevole del pasticcio di Atlanta, si portava (a suo carico, senza note spese) dietro nei frequenti viaggi a Baghdad. Ci sono tutti gli ingredienti del giallo, quel che manca è la soluzione . Drogoul ha agito da solo? Chi sono i complici, in Italia o negli Usa? Chris Drogoul nel 1985 (dopo quattro anni di Bnl), ha dato il via ai rapporti con l'Iraq. All'origine c'è un programma di esportazioni agricole per 400 milioni di marchi. Da allora si sviluppa un'attività dapprima cauta poi più frenetica: dall'87 la corsa ai finanziamenti attraverso Atlanta si fa così rapida che gli ispettori Bnl piombano all'inizio di agosto ad Atlanta quando sono già pronte lettere di credito per oltre 300 milioni di dollari che andrebbero ad aggiungersi ai 920 milioni già deliberati e non ancora eseguiti. E poi ci sono i 1015 milioni di dollari già concessi (oltre ad altri 700 milioni sotto altra forma) con la tecnica dei loans agreements, un prestito che prevede un lungo periodo di mora tra l'erogazione del denaro e il pagamento dei primi interessi. Drogoul prende a credito quattrini sul mercato americano e li impresta all'Iraq a medio-lungo termine facendo da garante rispetto agli esportatori. Un gioco da 3700 miliardi all'insaputa dei controlli della Bnl, della Fed, delle autorità bancarie della Georgia. A favorire il circuito è il ruolo di Morgan Guaranty ; la banca americana fa da clearing house ovvero da rappresentante alla cassa di compensazione della, filiale di Atlanta. L'unica cosa certa, insomma, è che il sistema di controlli ha fallito. Perché? C'entrano i servizi segreti? Il sospetto è sempre più forte. Ugo Bertone