Rapito dall'«Agenzia recupero crediti»
Rapito dall'«Agenzia recupero crediti» Libero l'allevatore di Cuneo: il sequestro organizzato da un commerciante francese a cui doveva 300 milioni Rapito dall'«Agenzia recupero crediti» In pochi giorni la banda scoperta dai carabinieri e l'ultimo carceriere regala al giovane il biglietto del treno SOMMARIVA BOSCO. Rilasciato il rapito (liberato a Montpellier, 100 chilometri a Ovest di Marsiglia, e tornato in Italia da solo, in treno), arrestati i sequestratori: sette persone, tutte di nazionalità francese. Lieto fine di una storia enigmatica. Fra gli attori principali un allevatore che si rivolge ad un'agenzia di recupero crediti per riottenere 300 milioni. Con gli «esperti» concorda la via che sembra più breve e decisa: il sequestro del figlio del debitore. E poi soprattutto lui, Bernardo Groppo, 24 anni, importatore di bovini cuneese, che ricompare martedì alle 21,15 alla stazione di Ventimiglia, dove ad attenderlo, con i carabinieri di Bra, c'è la madre Mariangela Olivero, da lui stesso avvertita. A Montpellier il giovane ha avuto via libera, nonché un biglietto ferroviario per l'Italia, da uno dei suoi carcerieri, Antoine Ribas, 35 anni, unico «superstite» (ma ieri è stato anch'egli arrestato) alla retata che in 4 giorni ha portato in carcere i suoi complici. In cella erano già finiti il creditore che sarebbe la «mente» del sequestro, Georges Demain, e 6 complici: Michel Beneton, titolare di un'agenzia di recupero crediti, sua moglie Yvonne, un loro dipendente di origine calabrese, Mariano Galati, l'allevatore Charles Dubois, proprietario dei due alloggi in cui è stato nascosto l'ostaggio, il «carceriere» Antoine Ribas e Vittorino Marzo (arrestato dai carabinieri a Palermo). Fino a ieri molti hanno continuato a sospettare un gigantesco inganno per coprire una fuga «strategica» di fronte alle minacciose richieste dei creditori che da tempo tormentavano Bernardo Groppo così come il padre Domenico, prima di lui dichiarato fallito, per 2 miliardi e 200 milioni. La vicenda del figlio, corniciata con un'aggressione in piena regola, è finita «dolcemente». Tutto comincia nel pomeriggio di domenica 3 settembre, poco prima delle 16, quando Bernardo Groppo esce di casa dicendo alla madre di dover in¬ contrare «dei commercianti francesi». Da quel momento, del giovane si perdono le tracce. I carabinieri scopriranno che Georges Demain, fingendo un guasto alla sua auto, consente ai complici di bloccare Bernardo Groppo e caricarlo su una Citroen con targa francese. In alta montagna, nei pressi di Bousson, Bernardo viene fatto scendere e costretto a proseguire a piedi, fino a Montgenèvre. Da Montgenèvre la banda risale verso Nord, a Saint-Quentin, un paese sulla strada per Charleroi, c'è il primo appartamento-rifugio. Il secondo, raggiunto con una tappa intermedia ad Orleans quando i primi arresti faranno terra bruciata intorno ai rapitori, sarà a Montpellier. Tutto chiaro? Sì e no. In paese è al centro dei commenti l'intricata vicenda dei Groppo, padre e figlio, formalmente coltivatori diretti e allevatori di bestiame, di fatto grossi commercianti di bovini. Dei due, in tempi diversi dichiarati falliti per una cifra superiore ai 2 miliardi, il padre si era reso irreperibile nel novembre scorso, dopo il duro pestaggio subito da un creditore francese, Jean Pierre Rorache; ma la settimana scorsa è tornato a casa (dove si trova agli arresti per bancarotta fraudolenta) per «rendersi utile» al figlio scomparso. Pare che già lunedì 4, giorno in cui Mariangela Olivero si rivolse ai carabinieri per denunciare il rapimento, in casa Groppo fossero arrivate telefonate di rivendicazione che chiamavano in causa il padre del sequestrato: «Abbiamo Bernardo, ma è Domenico che vogliamo. Ditegli di farsi trovare». Ma dopo il rientro e l'arresto del vero «obiettivo» dei rapitori, le telefonate cambiarono tono: «Vogliamo 3 milioni di franchi (vale a dire circa 660 miliomi di lire), altrimenti facciamo fuori Bernardo». Grazia Novellini Bernardo Groppo, 24 anni, sorride dopo essere stato ascoltato dal giudice Il suo sequestro è durato 10 giorni, i rapitori volevano seicento milioni
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