Un passo avanti e uno indietro di Paolo Mieli

Un passo avanti e uno indietro IL PCI Un passo avanti e uno indietro L. ARTICOLO dell' Unità con cui oggi AchiDe Occhetto chiude ufficialmente la discussione estiva che si è avuta tra i comunisti sulla figura di Palmiro Togliatti, segna un passo avanti e uno indietro rispetto a come fin qui il segretario del pei s'era pronunciato nel merito della questione. Il passo avanti, che al di là delle prima impressione costituisce forse l'elemento più importante, è in quel punto in cui il leader comunista torna sulle «corresponsabilità» di Togliatti con la tragedia staliniana. Nel discorso di Civitavecchia dell'8 luglio 1988, che già aveva provocato un non lieve choc al suo partito, Occhetto aveva condannato Togliatti per esser stato «inevitabilmente corresponsabile» nello stalinismo. L'aver adesso lasciato cadere quell'avverbio, «inevitabilmente», che conteneva l'ultima possibile giustificazione dell'operato dell'ex segretario negli Anni Trenta, è qualcosa che fa giustizia di ogni residua ambiguità. Il passo indietro è, invece, in quel punto dell'articolo in cui, sia pur solo tra le righe, Occhetto retrocede Biagio De Giovanni, l'autorevole membro della direzione comunista che con il suo intervento del 20 agosto aveva provocato questa tempesta, al rango di semplice studioso dicendo che la sede adatta per affrontare questi problemi è quella della «ricerca storica». E, forse, c'è un passo indietro anche in un altro punto: lì dove Enrico Berlinguer (delle cui idee dice che «vanno anch'esse discusse e aggiornate») è onorato come padre del «nuovo corso» nonché «grande leader della sinistra europea». Mentre De Giovanni prima e Massimo Cacciari poi avevano chiesto un accantonamento anche dell'eredità berlingueriana. Quanto al ricordare che Togliatti nel dopoguerra italiano aveva avuto grandi meriti nell'accostare il pei alla democrazia, lo aveva già detto De Giovanni e lo avevano ripetuto tutti coloro che avevano deciso di intervenire nel dibattito. Compreso Alberto Asor Rosa, che da nuovo direttore ha deciso di eliminare il nome del «migliore» dalla testata di Rinascita (anche se adesso sembra che il partito sia intenzionato a farlo recedere dalla decisione). Compresi molti non comunisti intervenuti nella disputa, primo tra tutti il presidente del Consiglio ti ne I nelli | il P Giulio Andreotti. A questo punto si può tracciare un bilancio dell «operazione Togliatti». Va notato innanzitutto che non era mai accaduto, almeno in anni recenti, che la quasi totalità degli intervenuti si scagliasse contro chi aveva scritto l'articolo da cui era nato il dibattito, De Giovanni, e chi l'aveva messo in pagina, il qondirettore dell'Unità Renzo Foa. Si potevano in anticipo mettere nel conto le reazioni infastidite di Nilde lotti e del medico Mario Spallone che a Togliatti erano stati legati da vincoli d'affetto. Forse anche quella di Armando Cossutta critico di quasi tutte le scelte del nuovo gruppo dirigente. Ma poi si erano aggiunti Bufalmi, Pajetta, Chiaromonte, Lama, Trombadori, Macaluso, Libertini (che, pure, da socialista fino al 1972, ha impegnato una vita a polemizzare contro lo stalinismo e lo stesso Togliatti), Minucci, Magri, Cerroni. Più in disparte,anche Ingrao e Napolitano avevano storto la bocca. Persino il predecessore di Occhetto, Alessandro Natta, non aveva esitato a dar libero corso al suo sfogo: «Non si scherza con Togliatti!». Gli imputati ufficiali erano Foa e De Giovanni, ma la cosa assumeva l'aspetto di un pronunciamento, appena camuffato, contro Occhetto. O meglio, contro il suo modo di mandare gradualmente in' pensione quei dirigenti che sono stati alle leve del comandò fino a uh pàio d'anni' fa. Che fosse questo genere di risentimento il minimo comune denominatore che metteva assieme i difensori di Togliatti, lo ha avvertito per primo uno dei dirigenti più giovani, Fabio Mussi, il quale ha rilevato in pubblico che nel partito si usava questa polemica come «sciabola per attaccare il nuovo corso del pei». Ed è a questo punto che Occhetto ha deciso di chiudere la discussione senza indietreggiare sul punto della«corresponsabilità» ma concedendo ai suoi compagni di partito più anziani gli aggiustamenti di cui s'è detto. I quali poi sono aggiustamenti almeno in parte maliziosi. Che il recupero in extremis di Berlinguer non è fatto certo per far piacere a molti dei critici di De Giovanni, da Lama a Chiaromonte, da Napolitano a Pajetta, che proprio con Berlinguer ebbero un contenzioso non indifferente. Paolo Mieli ioli |

Luoghi citati: Chiaromonte, Civitavecchia