Accusa a De Giovanni di M. So.

Accusa a De Giovanni Accusa a De Giovanni «Fu lui l'aedo del Migliore» - ROMA. Proprio lui, chi l'avrebbe mai detto? Il professor Biagio De Giovanni, il filosofo delle basi teoriche del «nuovo pei» occhettiano, l'autore dell'editoriale sull'Unità («C'era una volta Togliatti e il comunismo reale») attorno al quale ha ruotato il dibattito politico di tutta l'estate è stato fino a poco tempo fa un grande estimatore del «Migliore». In un passato recentissimo, fra il 1977 e il 1983 ha scritto per Rinascita — la rivista ideologica del pei — una serie di articoli per spiegare i meriti togliattiani, giustificarne i limiti e perpetuarne il mito presso i militanti più giovani. A scoprirlo (ma in realtà a riscoprirlo e a raccontarlo in una lettera destinata all'Unità) è stato un dirigente comunista quarantenne, Agostino Spataro, parlamentare per tre legislature, e oggi membro della segreteria regionale siciliana. Spataro, giovanissimo, aveva partecipato ai funerali di Togliatti nel '64. Al militante ragazzo cresciuto nel mito del vecchio leader, certi sospiri di sollievo ascoltati a Roma per «la fine dell'uomo di Mosca» avevano fatto impressione. E con sollievo, «smentite alle pesanti insinuazioni di qualche compagno e di varie parti del fronte avverano» aveva potuto trovare «in alcuni scritti di De Giovanni». Quale sia stata la sua sorpresa, a leggere l'editoriale del 20 agosto, si può capire. Il professor Biagio De Giovanni — s'è chiesto Spataro — era quello che il 4 febbraio 1977 scriveva su Rinascita dell'VIII congresso del pei come di «un momento di liberazione», «rintracciando la critica» di Togliatti «a Stalin nel livello teorico pur fondamentale consegnato all'intervista a "Nuovi largomenti"» e «nel modo in cui cominciò a cambiare il rapporto fra partito e società e la storia stessa interna del gruppo dirigente comunista»? Oppure De Giovanni è quello che neanche un mese fa ha definito Togliatti «anzitutto uomo dell'Internazionale comunista», sostenendo che «ciò io condusse a una sorta di universale giustificazione di tutto ciò che costituì — dentro e fuori i confini dell'Unione Sovietica — il terreno di una politica concreta»? Le domande che Agostino Spataro pone con una non celata soddisfazione nella sua lettera-domumento al quotidiano comunista su come la pensasse non molti anni fa De Giovanni continuano. Il professore — si chiede — era quello che (ancora su Rinascita del 12 agosto 1983) descrisse i rapporti fra Togliatti e l'Internazionale comunista «ancorati a una costante rivendicazione di autonomia» a paitire «dall'intervento al congresso dell'Internazionale del 1929», esaltando la «politica non dottrinaria, l'azione pensata su una possibile misura della storia italiana» del Migliore e liquidando «la vulgata sulla doppiezza di Togliatti»? O quello che (sempre sull'Unità del 20 agosto scorso) ammette che «in un certo senso un doppio Togliatti è effettivamente esistito»? «Contraddirsi è un diritto — conclude Spataro — ma per rispetto dell'altrui intelligenza chi lo fa una qualche spiegazione dovrebbe darla». [m. so.]

Luoghi citati: Mosca, Roma, Unione Sovietica