« Auschwitz ingiusto l'accordo dell'87»

« Auschwitz, ingiusto l'accordo dell'87» Per il primate polacco l'espulsione delle carmelitane, stabilita a Ginevra, è contro la legge « Auschwitz, ingiusto l'accordo dell'87» Glemp insiste: la Chiesa non ha il dovere di rispettarlo VARSAVIA. L'accordo firmato a Ginevra nel febbraio 1987 fra cattolici ed ebrei sul convento delle carmelitane «non è giusto» e per questo la Chiesa, non deve sentirsi obbligata a rispettarle. Il primate di Polonia, cardinale Jozef Glemp, è ritornato ieri sulla controversa questione del Carmelo di Auschwitz intervenendo all'Università di Lublino all'apertura del sesto congresso dei teologi polacchi. E, dopo la dura omelia pronunciata durante le celebrazioni in onore della Vergine Maria a Czestochowa quindici giorni orsono, ha nuovamente riacceso con un discorso durissimo la polemica fra ebrei e cattolici sulla permanenza del convento nel «teatro» delle stragi naziste. Il primate polacco ha fatto notare come «gli impegni possono scaturire da accordi giusti solo quando le parti si impegnano a fare cose possibili». Tuttavia — ha aggiunto Glemp — gli accordi sul Carmelo «non sono un impegno giusto». Tirando le conclusioni del suo intervento, Glemp ha quindi detto che «l'espulsione» delle suore carmelitane sarebbe contro la legge, dal momento che esse hanno acquisito legalmente il diritto a risiedere nel convento. «La Chiesa — ha affermato Glemp — non può attuare un provvedimento di espulsione assumendosi la responsabilità della violazione della legge e della dignità umana di quelle donne». «Nonostante queste pressioni — ha precisato infine Glemp — da parte nostra non vi è assolutamente alcuna ombra di antisemitismo». Nell'omelia di Czestochowa, invece, il cardinale polacco non aveva mai ricordato l'accordo dell'87: in quell'occasione, aveva detto che agli ebrei non dovrebbe essere permesso di trattare con protervia i polacchi e di «chiedere condizioni che non possono essere soddisfatte». Una dura requisitoria, pronunciata nel corso di una Messa organizzata sotto il segno della riconciliazione fra ebrei e cattolici. Sull'accordo di Ginevra del 1987 e sulle decise prese di posizione di Glemp è divampata, nei giorni scorsi, una accesa polemica anche all'interno del mondo cattolico. L'intesa, siglata dai rappresentanti ebraici e da quattro cardinali cattolici (Macharski, Danneels, Lustiger e Decourtray), era stata difesa proprio da quei prelati che, due anni fa, avevano apposto la loro firma in calce alle carte che stabilivano lo sgombero delle carmelitane. Decourtray, Lustiger e Danneels, in un documento, sostenevano che «l'accordo fu pazientemente negoziato per due anni» e che il cardinale Glemp, chiededone la ridiscussione, parlava solo a titolo personale. Intanto in Italia, in risposta ad una lettera con la quale il presidente della giunta regionale Augusto Rollandin aveva prospettato la possibilità di ospitare in Val d'Aosta le suore di Auschwitz, don Luigi Maquignaz, presidente della «Fondazione Mater Misericordiae», pubblica oggi sul Corriere della valle (il settimanale della curia vescovile di Aosta) un intervento in cui sostiene che «non spetta alla Fondazione decidere se accogliere o meno nel monastero valdostano le suore del Carmelo di Auschwitz; tale decisione tocca alla congregazione. La nostra funzione è quella di contribuire alla costruzione del convento e provvedere al suo sostentamento». Don Maquignaz era stato invitato «ad esaminare la possibilità di ospitare nel nuovo monastero di Quart le carmelitane polacche nel caso in cui si verificasse l'ipotesi di un loro trasferimento», [r. i.J

Luoghi citati: Aosta, Ginevra, Italia, Polonia, Quart, Val D'aosta, Varsavia