Le Generali per il Banco di Valeria Sacchi

Le Generali per il Banco La compagnia triestina tratta l'ingresso nel Nuovo Ambrosiano Le Generali per il Banco Pronta a uscire la Popolare di Milano MILANO. Dalla casa madre di Trieste è uscito solo un brevissimo «No comment». Forse qualcosa di più si saprà a metà della prossima settimana, quando il consiglio di amministrazione delle Generali si riunirà a Venezia. Ma il fatto stesso che nessuno smentisca recisamente, lascia intendere che la notizia riportata da «Il Sole 24 Ore» sull'ingresso di Generali in Ambroveneto, dove rileverebbero la quota della Banca Popolare di Milano, ha basi oggettive. Si tratta ora di vedere a che punto è la trattativa, e se essa arriverà a conclusione. Che la banca guidata da Piero Schlesinger abbia deciso di cedere la sua partecipazione in Ambrosiano è cosa nota, anche se molti all'interno della Popopare ritengono non sia questo il momento migliore, e propendono per uno slittamento a fusione avvenuta. La quota di Popolare starebbe, poi, per entrare nel portafoglio delle Generali. Sarebbero loro a rilevare il pacchetto della Popolare, entrando nel sindacato di controllo dell'Ambroveneto con il 10,51%. Esse affiancherebbero gli altri soci che fanno parte del nocciolo duro e che sono: Gemina e Crediop con il 10,20% a testa, Popolare di Verona con ii 6,01%, San Paolo Brescia con il 5,31%, Banca Antoniana con il 2,49%, Popolare Veneta con il 2,48%, Popolare Vicentina con il 2,27%. Complessivamente, queste quote bloccano il 49,47% del capitale, ma esistono pacchetti minori non sindacati (uno nel portafoglio Gemina) che garantiscono la maggioranza assoluta. Nei mesi scorsi sembrava che, oltre alla Popolare di Milano, anche Crediop fosse disponibile a uscire dal Nuovo Banco, e la cosa appariva anche più verosimile dopo la decisione del Tesoro di cedere Crediop al San Paolo di Torino. Il San Paolo aveva fatto parte del gruppo di salvataggio dell'Ambrosiano, e ne era poi uscito insieme a Bnl nel gennaio del 1986. Un'uscita che consentì proprio al Crediop di entrare. Oggi non è chiaro cosa succederà della partecipa- zione di Crediop che, comunque, per il momento, dovrebbe restare dov'è. Ieri Crediop e Ambrosiano hanno comunicato di aver raggiunto una convenzióne in base alla quale l'istituto romano fornirà ai clienti di Nba (imprese e enti pubblici) assistenza per finanziamenti a medio e lungo termine. La trattativa tra Popolare di Milano e Generali ruota intorno ad una cifra vicina ai 350 miliardi, che significa attribuire all' Ambroveneto un valore di poco inferiore ai 3500 miliardi. Bisogna comunque considerare che, rilevando il 10,5% del nuovo colosso che nasce dalla fusione tra Ambrosiano e Cattolica del Veneto, le Generali entrano subito nel nocciolo duro di un gruppo forte di 13 mila miliardi di raccolta, uno dei maggiori istituti privati italiani. Inoltre, le Generali si troverebbero in posizione tale da poter rilevare altre quote, qualora si rendessero libere. A proposito di quote, dopo essere stata approvata dal Senato, la legge sull'antitrust dovrà presto affrontare il giudizio della Camera. Come si ricorderà, il provvedimento governativo sull'antitrust passò al Senato nel marzo scorso con il voto contrario di Guido Carli, che si oppose ai due articoli che introducevano nella legge anche gli assetti proprietari dei gruppi bancari. Due emendamenti del Tesoro stabilivano infatti due soglie di accesso dei gruppi industriali nelle banche: una del 10% che necessitava dell'autorizzazione da parte di Bankitalia, la seconda che vietava ad una singola impresa di salire oltre il 20%. La legge sull'antimonopolio arriva in Parlamento con un diverso governo e un nuovo ministro del Tesoro, Guido Carli. Non è improbabile che essa arrivi anche con un nuovo emendamento governativo che tolga dal testo la questione degli assetti proprietari delle banche, rimandando per questi ultimi alla normativa e alla discrezionalità di Bankitalia. Valeria Sacchi I presidente delle Generali Randone

Persone citate: Guido Carli, Piero Schlesinger, Randone