All'assalto di re Koch
All'assalto di re Koch New York elegge il sindaco dopo una campagna incandescente All'assalto di re Koch In lizza Giuliani e il nero Dinkins WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sembrano elezioni di altri tempi, così diversi sono i candidati, così forti le loro personalità € così colorito il linguaggio, elezioni da Chicago Anni Venti, anche se sullo sfondo delle tensioni razziali e del problema droga anziché delle guerre fra gangsters e del proibizionismo. C'è, infatti, chi progetta già di trarne un film nel caso che vincano i due buoni, il negro David Dinkins o il bianco Rudolph Giuliani. Sono le elezioni primarie a sindaco di New York, «un colossal — ha scritto il Washington Post — della politica americana». Si terranno oggi, dalle 6 del mattino alle 9 di sera, con il governatore dello Stato di New York Mario Cuomo a fare il Ponzio Pilato, ma pregando in sostanza che i newyorchesi si sbarazzino una volta per tutte del sindaco in carica, Ed Koch. Le primarie corrono su due binari distinti, quelle democratiche da un lato e quelle repubblicane dall'altro. I candidati democratici sono quattro. Il vulcanico e sboccato Ed Koch, 64 anni — ma qualcuno dice che se ne è tolti un paio — al potere dal '77, grande comunicatore, l'arroganza del successo scolpita in ogni atteggiamento, che cerca il quarto mandato consecutivo, un sucecsso senza precedenti nella storia di New York. Il conciliante Dinkins, la grande speranza negra, un avvocato di Harlem che a 62 anni è stato cooptato dalle minoranze della città in difesa dei loro diritti misconosciuti. Lo scorbutico tesoriere del Comune, Jay Goldin, un signore di mezza età ribattezzato «campo d'addestramento militare» dai giornalisti al seguito per l'insistenza maniacale con cui lo propone come cura per i drogati. Richard Ravitch, ex direttore dei Trasporti di New York, ex banchiere, oggi grande industriale considerato manager eccellente ma privo di carisma. Sulle primarie democratiche, i pareri sono concordi. Le vincerà o Koch, ebreo, uomo del «New York Times» e di Wall Street, detto anche «il ficcanaso internazionale» per la voluttà con cui sentenzia su tutti i problemi del mondo. Oppure Dinkins, il negro tranquillo, elegante, che è riuscito a realizzare il sogno americano. Per un decennio circa è stato presidente di quartiere — Harlem, appunto — e assicura un governo equo, anche se i suoi trascorsi non sono immacolati (dal '69 al '73 ha «dimenticato» di pagare le tasse, e l'hanno multato: 15 mila dollari, 21 milioni di lire). Tutti i sondaggi d'opinione danno i due rivali quasi alla pari. Senza drammi appaiono invece le primarie repubblicane. Il favorito è Rudolph Giuliani, l'ex procuratore distrettuale di Manhattan, nemico dichiarato della mafia e della finanza allegra, nonché fustigatore dei facili costumi della Grande Mela. Il suo unico avversario, Ronald Lauder, l'ex ambasciatore in Austria, erede della fortuna Estée, i cosmetici che piacciono tanto a Nancy Reagan, non ha incontrato le simpatie dei newyorchesi, pur avendo investito nelle primarie una cifra enorme, 12 milioni di dollari, quasi 17 miliardi di lire. A 45 anni, Giuliani, cattolico, conservatore, garantisce quella incorruttibilità che manca invece a Koch, il sindaco che ha permesso ogni tipo di speculazione né fuga i sospetti di razzismo. Giuliani è anche molto amato dalle donne, e gli italo-americani, dal cui seno proviene, vedono in lui un altro Fiorello La Guardia. Ma New York è un feudo democratico. Vinca oggi Koch o vinca Dinkins, per Giuliani pensare alla vittoria nella finale di novembre è «to dream an impossible dream», sognare un impossibile sogno. A meno di sorprese clamorose. [e. e] Il sindaco Edward Koch L'ex procuratore Rudolph Giuliani
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