Sì al carcere

Sì al carcere lungo Il governo vara il decreto tra le polemiche di pli e opposizione Sì al carcere lungo Cresce di 6 mesi la custodia cautelare ROMA. Fra mille polemiche il consiglio dei ministri ha approvato ieri il decreto sulla carcerazione preventiva. Il provvedimento, fortemente voluto da Giulio Andreotti e proposto dal Guardasigilli Giuliano Vassalli, innalza di sei mesi il periodo di custodia cautelare per gli imputati di reati gravi o in odore di mafia già condannati in primo grado. Il decreto, sul quale sono già piovute crìtiche da parte di radicali, demoproletarì, Verdi e dagli stessi liberali che pure fanno parte della coalizione di governo, è stato varato per impedire che nelle prossime settimane decine di imputati al maxi-processo di Palermo e altri pericolosi delinquenti possano lasciare il carcere e tornare in libertà «con biglietto regolare», come ha affermato nei giorni scorsi lo stesso presidente del Consiglio Andreotti. Bordate polemiche sono arrivate anche dall'Associazione nazionale magistrati. Nei primi sei mesi di quest'anno sono usciti di galera per scadenza dei termini più di tremila detenuti, metà dei quali già uccel di bosco. Fra di loro, secondo dati forniti da Palazzo Chigi, ci sono 31 assassini, di cui due ergastolani, 6 sequestratori di persona, 55 rapinatori, 43 trafficanti di droga. Nei prossimi giorni, se non si fosse corsi ai ripari, altri pericolosi malviventi avrebbero lasciato il carcere perché non giudicati entro i tempi previsti dalla legge. Il sottosegretario alla Presidenza, Nino Cristofori, spie- gando ai giornalisti i motivi che hanno spinto il governo al prowedimento di emergenza, ha riconosciuto che esso non costituisce la soluzione del problema, ma è l'unico praticabile in questo momento, in attesa che entri in vigore il nuovo codice di procedura penale. Il decreto contiene infatti un provvedimento mirato e riguarda solo gli imputati di reati gravi (con pene non inferiori a venti anni) nella fase processuale fra il primo grado e l'appello e fra questo e la sentenza definitva della Cassazione. Considerato che il 73 per cento delle scarcerazioni avviene in questa fascia e che a beneficiarne sono nel 40 per cento dei casi detenuti per gravi delitti, la cu¬ stodia cautelare è stata portata da un anno a un anno e sei mesi. Sempre per questa fascia di imputati, inoltre, la custodia cautelare complessiva, che era di sei anni, è stata portata a sei anni e mezzo senza che però nel conteggio venga tenuto conto dei giorni di udienza e della durata delle camere di consiglio. Di «male necessario» e «assenso a malincuore» nel votare il decreto hanno parlato anche i socialisti, compagni di partito del ministro della Giustizia. Un'opposizione «di principio», hanno invece manifestato i liberali. Ieri mattina, dopo una riunione di direzione alla quale avevano preso parte Alfredo Biondi e Roberto Savasta, fieri oppositori del decreto, il segre¬ tario Renato Altissimo aveva cosi riassunto i termini del dissenso: «La nostra posizione di- ] ciamo che è a meta fra l'impegno di governo e la libertà di co- ' scienza dei singoli partiti». Decisamente contrari si sono detti invece, oltre al pei, gli altri partiti dell'opposizione che hanno già annunziato tempi duri quando il decreto giungerà in Parlamento per la conversione in legge. «Non è possibile che il governo cavalchi—osserva il segretario di dp, Russo Spena — come nel caso emblematic delle tossicodipendenze, tutti gli allarmi sociali sacrosanti per far passare norme conservatrici e reazionarie». I radicali si richiamano alla Costituzione e affermano che non devono essere le statistiche «a suggerire la modifica di una legge», ma che la norma «deve stabilire i termini una volta per tutte, non rimetterli ai comodi dei signori magistrati». I quali «signori magistrati» si dichiarano anch'essi insoddisfatti. «Il decreto — dice Raffaele Bertoni, presidente dell'Anni — è mia nuova prova dell'incapacità dei nostri governanti a risolvere in modo razionale i problemi della giustizia». «Occorre rammentare — interviene Franco Ippolito di Magistratura democratica — che la carcerazione preventiva di ciascun imputato, per quanto gravi siano i fatti contestati, è una necessità cautelare e non un sedativo sociale». Ruggero Coni educa

Luoghi citati: Roma