SUL DIVANO DI CASA SELLERIO

SUL DIVANO DI CASA SELLERIO SUL DIVANO DI CASA SELLERIO SPALERMO ONO dei veri tascabili, fatti — si può dire — a mano. Sulla copertina incolliamo una piccola immagine carina, formato francobollo. C'è un gruppo di persone che viene apposta in casa editrice; si fa a gara per chi ne incolla di più». Di che libri parla, con entusiasmo contagioso, Elvira Sellerio? Della neonata e ottava collana della sua casa editrice. Formato 11 x 15, carta pregiata, prezzi contenuti (nessuno dei primi otto titoli supera le diecimila lire), si chiama «Il divano» e promette letture intelligenti e oziose, incontri consolatori e fantastici per i sognanti Oblomov della lettura. Rinnovata serendipity, scoperte inutili, metamorfosi giocose. Perché «Il divano»? «Il divano, dal persiano diwan. Il divano era il libro delle rime del poeta, il libro dove erano registrate le decisioni dei ministri e il sofà su cui i dignitari di corte giacevano. Divano era dunque il libro e il luogo del libro. Ed è un termine che evoca l'idea di un privilegio: il piacere del tempo e dell'ozio... la mente vaga nella fantasia, si trattiene nei ricordi del sogno, del dormiveglia e del ricordo». Ecco i primi quattro titoli destinati ad alimentare il privilegio dell'ozio creativo. Saranno in libreria entro fine mese. Una sostanza invisibile che cura ogni male, placa lo spirito, mette armonia dove non c'è. Un sogno o «La polvere di simpatia», bizzarra e gustoso testo di Kenelm Digby, seicentesco cancelliere della regina d'Inghilterra? Il libro contiene la presentazione di questa polvere, da parte del suo fantasioso scopritore, un medico. «Il secondo è un libretto che spero molta gente vorrà regalare ad amici, a parenti, anche come provocazione». E' un insostituibile manuale di retorica paradossale con tanto di regole da mandare a memoria. Ovvero «L'arte di tacere» dell'abate Joseph Antoine Toussaint Dinouart, scritto nel 1771. Inse¬ gna anche come sfruttare il silenzio altrui per ricavarne il massimo vantaggio. La natura irruente che entra e sovverte la tranquillità ordinata degli uomini civilizzati, vista attraverso la metamorfosi della volpe in donna, dell'animale che, mascherato da donna, seduce gli uomini: su questo tema da favola orientale i quattro racconti cinesi contenuti ne «La volpe amorosa». Per riassumere in un titolo, un tema, un autore l'andatura scherzosamente malinconica propria della nuova collana Sellerie basterebbe citare l'ultimo elemento del quartetto di settembre: «Gatteria. Nuova stranissima storia di un principe gattesco», dello scrittore siciliano Nino Savarese. Cosa capita ad essere un nobile misantropo, solitario e che ama solo i gatti? Trasformarsi in un gatto. Prima di aprire quest'altro libro (e siamo ora alle novità di fine ottobre) il lettore si chiederà se la strana setta di cui parla è esistita veramente. La stessa domanda tornerà proba¬ bilmente anche a libro finito. Titolo: «Storia abbreviata della letteratura portatile». Autore: il quarantenne catalano Enrique Vila-Matas. La setta, denominata anche «congiura shandy», sarebbe stata fondata nel '24 in Africa (per essere sciolta dopo solo tre anni) da Benjamin, Duchamp, Valéry La.baud, Garcia Lorca... Requisiti per la tessera: follia, nomadismo, negritudine, insolenza, viaggi, e che la propria letteratura fosse portatile. Il sesto gioco è quello del collezionismo sfrenato. Vittima un grigio impiegato. A scrivere è Champfleury, l'amico di Baudelaire: «Il violino di Faenza». Settimo scherzo: il piacere di scomparire. Tesi: Napoleone non è mai esistito. Artefici della dimostrazione: Jean-Baptiste Pérès, Richard Whately, Ari starque Newlight: «L'impera tore inesistente». Delizioso, ot tavo gioco: la sfida amorosa, sullo sfondo della Parigi preHaussmann. «La petite maison» di Jean-Frangois de Bastide» [m. ne.] Un 'incisione di I Iogurt

Luoghi citati: Africa, Faenza, Inghilterra, Parigi