IN SCENA A TAORMINA I MIRACOLI DELLA VIDEO-ARTE

IN SCENA A TAORMINA I MIRACOLI DELLA VIDEO-ARTE IN SCENA A TAORMINA I MIRACOLI DELLA VIDEO-ARTE TTAORMINA RA le manifestazioni dedicate alla videoarte, quella internazionale di Taormina è tra le più qualificate e utili. In tre giornate (ieri, oggi e domani) vissute intensamente tra la Villa Comunale e la Fondazione Mazzullo, tramite una scelta di esempi significativi, essa infatti affronta, in modo intelligente ed organico, gli odierni rapporti tra video d'artista, cinema e televisione. Come li definisce Jean-Paul Fargier, ne] catalogo edito da Sellerio, un terzetto di «inseparabili». Sole la televisione, quando pensa soltanto all'audience, può essere il «terzo incomodo». Mentre, specie tra-i primi due, fin dagli inizi, che risalgono al 1963, ossia alle sperimentazioni di Naum June Paik in una galleria d'arte di Wuppertal, c'è sempre stato un rapporto stretto, una specie di odio-amore. In fondo, uno scambio incessante, fino ai nostri giorni, come dimostrano sia la storia dell'utopia di Julian Beck e del Living Theatré, narrata di recente, appunto, da Paik. Sia quella Histoire du Cinema, realizzata ultimamente da Goddard, che sembra un epicedio ma, in realtà, vivificato da ricerche linguistiche derivanti dalla video-arte, insinua speranze di «resurrezione» del cinema stesso. Un campo di tensioni, assai complesso, come ha spesso ripetuto Vittorio Fagone, uno dei nostri maggiori studiosi di questa materia. Nella rassegna di Taormina, tutto ciò è presentato con rigore e misura. Partendo da una sezione, curata da Alessandra Cigala, di film sperimentali e video di artisti statunitensi, degli Anni Sessanta Settanta. S'intitola ((Archeologia del video» e riguarda parte della produzione della «Castelli & Sonnabend Tapes & Films» di New York. Tra i protagonisti, Vito Acconci, John Baldessari, Frank Gillette e Robert Morris, i quali, pur continuando a fare opere d'arte cosiddette «concettuali», body-art e performances, utilizzando questi mezzi, saggiarono, in quegli anni, nuove strutture linguistiche. Un'analisi retrospettiva che gli organizzatori hanno voluto approfondire con un'antologica — tratta da quella che quest'anno le ha dedicato il Witney Museum of American Art di New York — di Yoko Ono. Un'altra artista che, partita a metà degli Anni Sessanta dalie esperienze del gruppo «Fluxus», a cui aderì in modo attivo, è passata a varie forme di video, come ad esempio i video musicali, prodotti dopo la mor¬ te del compagno John Lennon. Venendo alla produzione recente, tre i settori d'indagine. Le «installazioni» di Brian Eno, della giovane coppia Cherif e Silvie Defraoui e della jugoslava Marina Abramovic, famosa, tra l'altro, per la sua «camminata» con 1 ex compagno Ulaj, lungo la Muraglia cinese. In secondo luogo, l'ampia documentazione di quel «giacobino dell'elettronica» (per usare il titolo di uno scritto di Giovanni Spagnoletti nel catalogò) che è Alexander Kluge. E, ancora, una selezione a cura di Jean-Paul Fargier, che evidenzia le attuali interferenze tra video d'artista e cinema. Ci sono, oltre ai sopracitati Paik e Goddard, ad esempio, opere dell'australiano Jill Scott, dell'inglese George Snow e dello statunitense Garyb Hill. Dalle quali, come accennavo all'inizio, a parte gli intensi, fruttuosi scambi, emergono inedite mp- dalità narrative che stanno interessando la video-arte: Snow fa collages elettronici sul filo dei racconti di Poe; Hill si è ispirato ad un romanzo di Maurice Blanchot; i francesi Patrick De Geetere e Cathy Wagner hanno adattato al mezzo elettronico un capitolo de «L'amante» di Marguerite Duras. Insomma, di nuovo, fìtte contaminazioni. Su cui si potrà saperne di più leggendo i vari testi nel catalogo, scritti dai singoli curatori che ho via via citato e da altri specialisti. Dalla rassegna e da questa lettura viene fuori un quadro davvero fascinoso. Riguardante un settore speciale ma, a quel, che sembra, pieno di futuro, di quella che Valentina Valentini, coordinatrice di tutta l'iniziativa, nella sua acuta analisi introduttiva, chiama efficacemente «l'arte di fine Millen- nio». [f. v.J

Luoghi citati: New York, Taormina