NEW YORK di Furio Colombo

NEW YORK NEW YORK Qui non dà tregua la paura da subway NEW YORK pagine iniziali |B T ELLE . Ila I ^ <(Fa"" delle va| WH I nità» Tom Wolfe racI VB I conta di un giovane I wli ma8istrat-0 cne na W l'ufficio nel Bronx, Ufi ma vive a Manhattan. 1 n Questo, a New York, JL. BH significa un lungo viaggio nella «subway», significa immergersi in uno dei suoi percorsi più rischiosi. Il giovane magistrato allora si procura un meccanismo di difesa, qualcosa che lo renda immune dagli assalti durante la discesa nei sottofondi di New York. Come? Si traveste da «barbone», si finge stordito e allucinato, scuote la testa senza scopo, bada a tenere la bocca aperta a mostrare uno sguardo vuoto. Non per tutti il teatro è la risposta alla sopravvivenza nella ferrovia sotterranea di New York, considerata una delle più rischiose del mondo. C'è chi,, come Bernard Getz, si aggira armato e col proiettile in canna fra i vagoni facendosi largo fra le gangs di giovani con bandane colorate o foulard sulla testa, orecchini e catene d'oro al collo, tatuaggi sulle braccia possenti, che pattugliano i vagoni in cerca di vittime. Vittima è chi sembra debole e per bene, esattamente il «look» di Bernard Getz. Ma Getz, come ho detto, aveva la sua sorpresa. Appena quattro ragazzi hanno fatto cerchio chiedendo spavaldamente un «contributo», l'impiegato con gli occhiali ha fatto fuoco, colpendo tutti e quattro i ragazzi, e creando il caso più clamoroso degli ultimi anni. A quel tempo il caso era semplice, un bianco contro i neri. Ma si è ripetuto (neri contro neri, adulti contro adolescenti, uomini contro donne è il contrario) in tutte le versioni possibili. Varie volte la polizia di New York ha dato notizia degli strumenti o «armi improprie» con cui la gente si-aggira nella «subway». I libri non compaiono mai. E c'è una ragione. Bisogna continuare a guardare, a destra e a sinistra, stare attenti alle spalle e, per chi è seduto, guardare in alto o almeno all'altezza delle mani di ogni possibile nemico. Guai ed agganciare lo sguardo del passeggero temibile. Guai anche a mostrarsi immerso in altri interessi ò pensieri. So di edicole che hanno chiù so, nella ferrovia metropolita- na, perché era drasticamente diminuito persino il numero di coloro che compravano il giornale della sera. Certo, c'è ancora chi legge il giornale in «subway». Ma di solito lo fa usandolo come classico strumento di sorveglianza: guarda sopra la pagina, cercando di notare senza essere notato. ■* E il più delle volte si tratta di poliziotti in borghese che hanno il compito di viaggiare avanti e indietro sui vagoni nel tentativo di prevenire i crimini. Si leggeva molto un tempo, divampavano i famosi «paperback delle segretarie» da tenere alti di fronte al viso, come una mano sola, restando con l'altra aggrappati a qualcosa. Si leggeva soprattutto aspettando i treni, che a volte hanno intervalli di venti minuti l'uno dall'altro. L'abitudine è stata stroncata dal diffondersi, nelle stazioni della «subway» dei «delitti d'impulso» di cui di solito non si trova il colpevole. Tu stai lì a leggere e qualcuno d'improvviso ti spinge alle spalle e ti butta sui binari un attimo prima che arrivi il treno. La folla si chiude e non si trova il colpevole. Dunque ciascuno guarda ciascuno e si guarda bene dall'abbandonarsi ai sogni, quelli degli autori, o i propri. Ogni distrazione è sconsigliata. C'erano, negli Anni Sessanta, piccole librerie annidate nelle stazioni o nei corridoi che portano ai treni, tra un «fast food» e un venditore di macchine fotografiche usate. Non più. Ma ho fatto una prova, per Tuttolibri, viaggiando sulla linea F che collega u Sud al Nord di Manhattan fra Washington Square e Columbus Circle. Non è vero che non legge nessuno. Un uomo giovane, con una uniforme mimetica, certo proveniente da quei negozi in cui svendono le cose militari, al centro del vagone in piedi era intento a leggere «Il falò delle vanità», edizione economica, aperto alle prime pagine, quelle dove si racconta di come il giovane magistrato viaggiava in «subway». Gli altri lo guarda vano cercando di capire se c'era e dov'era una telecamera. Ma l'uomo sembrava non notare la curiosità e leggeva tranquillo Forse aspettava che qualcuno abboccasse, ed era il suo modo di tenersi pronto. Furio Colombo

Persone citate: Bernard Getz, Getz, Tom Wolfe

Luoghi citati: Manhattan, New York, Washington