Le impavide nonne del giallo di Emio Donaggio

Le impavide nonne del giallo Thrilling letterari d'estate: scoperte, riscoperte e sorprese Le impavide nonne del giallo Agatha, Patricia e qualche fantasma •piUTTI i lettori di gialli 'Si sanno che il romanzo ha questo doppio finale amaro: «Addio, mon _JLJ ami. Ho tolto le fiale di trinitrina dal mio comodino. Preferisco affidarmi alle mani del bon Dieu. Possa la sua punizione, o il suo perdono, essere rapido». Fine del manoscritto di Poirot, cui segue nota del capitano Arthur Hastings che così si conclude: «... Il foro di proiettile, così simmetrico proprio in mezzo alla fronte... era come un marchio di Caino». Si tratta di Sipario, l'ultima avventura di Poirot che Agatha Christie avrebbe voluto pubblicato postumo (lo scrisse durante la Seconda guerra mondiale contemporaneamente a Addio Miss Marple), ma che visto il grande successo della serie, diede alle stampe nel 1975, un anno prima della morte. In quell'anno lo lessero per la prima volta anche i fans italiani e, sempre con Mondadori e la sua mitica collana, lo rilessero con lo stesso entusiasmo nell'agosto dell'86, per rigustarselo senza dar segni di insofferenza in questa estate. L'allegro, e sinistro girotondo delle vecchie signore del giallo continua. Mary Roberts Rinehart (1876-1958) nei bestseller d'estate affianca la rivale inglese con due romanzi del 1908-1909: Lo scala a chiocciola e Lo sconosciuto del vagone letto. Americana di Pittsburgh, padre suicida, madre semiparalizzata che muore nell'acqua bollente, tracollo finanziario, non si lascia condizionare dal clima «nero» che l'accompagnava nella realtà — quello che fu fatale a Cornell Woorlich — e si mette a scrivere fuori dagli schemi del giallo tradizionale. Per oltre cinquantanni, i romanzi venivano scritti alla Edgar Allan Poe, ovvero dalla parte del detective. Ci ricorda Ernesto G. Laura nell'introduzione dei suoi due romanzi che: «Con la Rinehart si volta pagina: dal romanzo della "ragione" si passa al romanzo deH"'emozione". E lo si fa operando un decisivo cambio nel punto di vista, che non è più quello del detective (o del suo amico-narratore) bensì quello della vittima. La vittima (potenziale, naturalmente: con una vittima già cadavere non ci sarebbe il romanzo) può essere tale in due sensi: o perché minacciata da un oscuro assassino o perché ingiustamente sospettata del delitto. In ambedue i casi infatti alla fine del tunnel c'è la morte violenta, poco importa se somministrata da un criminale nella prima ipotesi o dal boia nella seconda». Ed il lettore è preso come da un incantesimo: non si è affatto dimenticato dell'avvocato Blakeley che poteva starsene in gita su uno yacht a studiare cavalli favoriti del prossimo derby e invece si ritrova con un morto ammazzato in treno, ma si rimette nei suoi panni, e suda freddo come la prima volta. E gli succede di nuovo con i rumori sinistri, le voci, le apparizioni nella vecchia villa dove vive la zitella che ritroverà uno sconosciuto ucciso da un colpo di pistola ai piedi della scala a chiocciola. E' la sindrome di Cappuccetto Rosso. I bambini sanno fin da piccolissimi che, al posto della nonna, c'è il lupo cattivo travestito, ma anche alla centesima volta che se lo sentono raccontare, nel momento culminante del rituale, sobbalzano come in trance: «Ma che orecchie lunghe hai, nonnina» e il pericolo comincia a profilarsi; «Ma che occhi grandi hai, nonnina» e la paura è ormai intorno; «Ma che denti lunghi hai, nonnina» e non c'è più scampo. Era una nonna in carne ed ossa a narrare il più delle volte, il che rendeva più realistica la rappresentazione. Poi è stata soppiantata dalla televisione. Oggi ritorna pei* gli adulti, ultracentenario, ma in gran forma. Siamo in balìa di nonne rassicuranti come la Christie o la Rinehart: ci ripetono fiabe da cui siamo al sicuro. Nel senso che la maggior parte di noi non possiede uno yacht, e ben difficilmente soggiornerà con altri infidi eredi di una favolosa eredità. Ma avanzano bisnonne sinistre. Non è un caso se l'Editore Lucabrini — imitando Charles Dickens editore in Londra nel 1851 — ha pubblicato Il fantasma nella stanza del giardino, racconti di Elizabeth Gaskel (1810-1865) dove il prodigioso, l'inspiegabile, la predizione, l'oscuro, sono sempre legati alla vita quotidiana. Stessi intenti destabilizzanti che l'editore palesa nell'antologia II grande libro dei fantasmi che comprende 19 racconti di altrettante scrittrici datate. E tredici racconti da «brivido per tutte le stagioni» sono stati raccolti dalle edizioni La Tartaruga (per altro specializzate in remanzi — anche di fantascienza — di scrittrici femminili) sotto il titolo: La tigre per la coda. Sono di Ursula Curtiss (1923-1984) autrice anche di ventidue romanzi, e si portano dietro giustamente l'etichetta: «Inquietanti rivelazioni che trasformano la placida realtà quotidiana in un incubo segreto, un famigliare terrore». Difficile dire se ce li terremo cari anche nei prossimi cent'anni, come per i racconti di Ray Bradbury o i flash urbani di Ed Me Bain. Ma incalza un nuovo — si fa per dire — talento: Patricia Highsmith (da Fort Worth, Texas, classe 1921 ), di cui è appena uscita presso Sellerio Editore a Palermo una raccolta di undici racconti: La casa nera che, ha detto Graham Greene: «Ci entri dentro con una sensazione di pericolo personale». E c'è una vera e propria caccia nei confronti delle sue opere: le vorrebbe Rizzoli per la nuova collana «Mistral» che conta già su Ruth Rendell, frettolosamente definita «regina del mistery», mentre è sorprendentemente Bompiani ad aver fatto centro per il prossimo autunno. Di Patricia Highsmith uscirà nei «tascabili», e quindi ad un prezzo più che buono (9000 lire), il romanzo Acque profonde (detto nel trailer: «Intreccio agghiacciante sullo sfondo della meschina provincia americana»), ma ciò che più conta: «Catastrofi più o meno naturali», storie del nostro degrado quotidiano da esorcizzare nel modo più classico. Sindrome di Cappuccetto Rosso aggiornata, anche se l'inizio è quello di sempre: «Che unghie lunghe hai, nonnina ... sonò per tenerti stretto meglio...». E allora raccontami quella della balena che diventò una mina vagante... Oppure quella degli scarafaggi che invadono il più elegante grattacielo di New York... Nel suo incubo personale, nonna Patricia Highsmith ha molte gentili signore che aspirano a prenderle 1 posto: l'abbiamo appena scoperta, e già incalza Amanda Cross, classe 1926, dallo stile intellettuale e sofisticato che ripropone le vecchie regole del gioco. Reincarnazione della Christie? Emio Donaggio Agatha Christie in un ritratto giovanile. Nacque nel 1890 Patricia Highsmith, scrittrice del Texas, classe 1921

Luoghi citati: Addio, Londra, New York, Palermo, Pittsburgh, Texas