Il cuore della Piovra è sempre Cosa nostra di Michele Pantaleone

Il cuore della Piovra è sempre Cosa nostra DROGA E APPALTI Il cuore della Piovra è sempre Cosa nostra Bisogna essere cauti nell'attribuire indiscriminatamente tutti i delitti alla mafia. Si corre il rischio di creare confusione e disorientamento dal momento in cui «nulla è mafia se tutto diventa mafia», con il risultato di favorire facili depistazioni, frenare timidi tentativi di collaborazione dei cittadini con i poteri dello Stato, a tutto vantaggio delle diverse mafie. La «piovra», con i suoi tentacoli, copre a tappeto la Sicilia e anche alcune altre zone delle regioni del Sud, ma a stabilire piani, alleanze e solidarietà sono di volta in volta le circostanze, le contingenze e le diverse attività nelle quali è impegnata, e non è detto che le regole mafiose debbano essere sempre e comunque osservate. Di comune fra tutte le mafie vi è lo sprezzo della vita, l'omicidio facile, oggi purtroppo diffuso e frequente a sostegno dello «spirito di mafiosità», inteso come volontà di sopraffazione e di prepotere, con qualunque mezzo e contro chiunque con la convinzione di non dare conto alla giustizia; spirito di mafiosità che, purtroppo, diventa sempre più costume in alcune correnti di partiti per conquistare il potere. Fino a non molti anni fa, la mafia aveva una sua unica rigida struttura, ora circoscritta nella Sicilia Occidentale, organizzata in cosche, controllata guidata e tenuta a guinzaglio da un capo, le cui decisioni erano leggi inoppugnabili. Ogni cosca operava nel suo territorio, in uno o più settori convergenti, obbligata a rispettare le zone di territorio delle consorelle, il che facilitava i con trolli e gli interventi. Molti anni fa, ad esempio, a una nobildonna francese è stata rubata una lussuosa pelliccia e una preziosa collana avanti il palazzo dei principi Lanza di Trabia dei quali era ospite. L'indomani l'aristocratica francese si trovò davanti nove pellicce e nove collane ma non c'erano gli oggetti a lei rubati. A rubargliele era stato un «cane sciolto», e bisognava saper aspettare per trovarle. Difat ti, la collana venne recupera ta qualche giorno dopo da un rigattiere e ricettatore, la pelliccia, invece, fu ritrovata un anno dopo a Canicattì. La mafia aveva «passato parola» e la refurtiva era stata recuperata non appena portata alla luce. Oggi, nel clima del l'illegalità dilagante — senza che alcuno dia conto alla giustizia —, le mafie spuntano come funghi, in zone e regio ni nelle quali non era ipotiz zabile potesse insorgere il fe nomeno mafioso. Alcune operano autonomamente non collegate con altre cosche e mafie. La più feroce e pericolosa è la mafia della droga, comu nemente chiamata Cosa no stra, diversa da tutte le altre con le quali non ha e non vuole avere nulla in comune. Cosa nostra è l'unica mafia a dimensione multinazionale. Ha collegamenti e legami solamente con le altre mafie della droga sparse nel mondo: a monte — cioè nella zona di produzione — in Asia e nell'America del Sud; a valle, per il trasporto, la raffinazione e la distribuzione, in Europa, negli Usa, nel Canada e nel Messico. A differenza delle altre mafie che vivono e operano negli stessi territori e negli stessi settori, Cosa nostra va sempre più diventando la «grande holding» internazionale del crimine e della finanza. Ha sue strutture tecnico-legali finanziarie di import-export, di consulenza e transazioni finanziarie; sue banche nelle quali ricicla migliaia di miliardi di dollari, inghiottiti da altre banche e istituti finanziari dopo essere stati ripuliti e riciclati. E' ovvio che questa colossale organizzazione criminosa non vuole avere tra i piedi altre mafie locali: le mafie delle tangenti, delle estorsioni, delle rapine, dei sequestri di persona e altri analoghi delitti. E non è senza significato che nel triangolo Palermo-Trapani-Agrigento — ove la mafia ha il suo cervello e le sue basi per l'arrivo delle droghe, per la raffinazione e per la distribuzione e partenza, e dove è anche componente del potere politico finanziario e imprenditoriale — non è stato registrato alcun sequestro di persona. L'imprenditoria delle opere pubbliche o di altri grandi appalti nazionali, sono gli unici settori per i quali i boss di Cosa nostra mostrano il loro particolare interesse, e non già perché in essi cercano altri utili (una riuscita operazione di droga procura utili da mille milioni per un milione investito), quanto per.ché tali attività procurano occasioni per stabilire legami, rapporti, amicizie, scambi di favori, protezioni, compiacenze, collusioni e anche complicità con uomini di potere, agganciati i quali si può vivere tranquilli. Sono questi i motivi per i quali i grandi boss di Cosa nostra fanno di tutto per essere protagonisti — di diritto o di fatto, poco importa —, nelle attività imprenditoriali. L'opposizione a questa avanzata di Cosa nostra nel mondo imprenditoriale politico finanziario, il non mantenere gli impegni assunti, sabotare società di fatto, tentare disimpegni dopo avere ottenuto vantaggi, è costata la vita a non pochi cadaveri eccellenti. E' in questa direzione che vanno condotte certe indagini se veramente si vogliono scoprire certi omicidi, e non solamente in Sicilia ove Falcone, Aiala e gli altri del pool antimafia hanno sollevato già i primi veli. Michele Pantaleone tne

Persone citate: Lanza