Grof gran rimonta

Graf gran rimonta TENNIS La Navratilova vince il primo set poi cede alla distanza Graf gran rimonta Nella finale donne agli Open Usa NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Per un'ora ha fatto vedere il suo gioco migliore. Un tennis totale di rara efficacia e bellezza spettacolare. Martina Navratilova inseguiva il suo 18° titolo di Grande Slam, voleva salire nella speciale classifica guidata da Margaret Court con 26 allori seguita da Helen Wills con 19. Martina serviva prime palle come bombe, seguiva a rete per chiudere con volèe di straordinaria efficacia. Steffi Graf era sempre la superfavorita. Contro Gabriela Sabatini aveva finito in lacrime, fuggendo dal campo per il profilarsi di dolorosi crampi per disidratazione e nervosismo alla maniera di Connors e Berger. Ma ieri stava bene. Doveva solo patire la superiorità della rivale che si aggiudicava il primo set in 32 minuti grazie ad un break nell'ottavo gioco dopo aver servito il 71 per 100 di prime di servizio. Reggeva nel secondo, otteneva un nuovo break nel terzo gioco, ma pian piano la sua autonomia diminuiva, conquistare la rete diventava più faticoso, le volèe non erano più le stesse. Steffi cominciava ad imporre il suo gioco di pressione e regolarità. Restituiva il break, cambiava il gonnellino viola, colore non proprio fortunato, ne indossava uno bianco e la partita cambiava volto. Vinceva il set al dodicesimo gioco e nel terzo si involava verso il secondo titolo degli Us Open, il settimo titolo di Grande Slam degli ultimi otto disputati, impresa riuscita solo a Maureen Connolly negli Anni 50 e a Margaret Court ad inizio degli Anni 70. Un'ora e 50 minuti per la finale. Poi la giusta esultanza della ragazza tedesca. Martina aveva un gesto di stizza gettan¬ do via la racchetta prima di complimentarsi con la campionessa. Di più non poteva fare, ha solo pagato la differenza di tredici anni d'età, che hanno pesato assai. Ci sono le giornate di luna buona e quelle che nascono male. Per i tennisti impegnati nei tornei su due settimane del Grande Slam, la cosache fa la differenza fra i campioni ed i comprimari è il sapere uscire indenni dalle giornate di luna storta. Così ieri Becker per la semifinale con il giovane «vecchio veterano» Aaron Krickstein, uno dei primi prodotti della Bollettieri Accademy, ha avuto dei problemi. Sotto il cocente sole delle 11 del mattino locali che rendeva rovente il cemento del terreno di gioco, ha sempre faticato per conquistare i propri turni di battuta, tanto da subire due break nel primo set ed uno nel secondo. Colpa di un servizio che faceva cilecca (solo il 46 per 100 di prime, 9 aces e 6 doppi falli) e lo costringeva a sudare più del dovuto nel conquistare il punto nel proprio turno di battuta. Ma Becker non si faceva mai prendere dalla fretta e dal nervosismo, accettava l'evento negativo con filosofia e metteva il massimo della concentrazione quando serviva il rivale (percentuale mediocre anche per lui, 45 per 100 di prime, 6 aces e 4 doppi falli) palesando una invidiabile precisione nei passanti e nei lob oltre a confermare l'ottima predisposizione nel gioco al volo pur con qualche errore di troppo. Becker è così riuscito a vincere in tre soli set durati due ore e 47 minuti qualificandosi per la prima volta per la finale degli Us Open, torneo che l'avevano visto raggiungere al massimo le semifinali nell'86 (bat- tuto da Mecir). Sullo slancio del successo riportato su Krickstein cercherà di vincere il suo primo titolo di Grande Slam lontano dall'erba di Wimbledon dove ha trionfato tre volte. Sarebbe un successo che gli varrebbe sicuramente il titolo onorifico di campione del mondo 1989. Tutti gli onori al ventiduenne sconfitto. Non ha mai mollato, ha lottato nella speranza di prolungare il match oltre i tre set. Dopo essere stato il più giovane vincitore di torneo Grand Prix nel 1983 a Tel Aviv (a 16 anni, 2 mesi e 13 giorni), aver bissato l'affermazione con un tris di successi l'anno dopo, incominciava a pagare l'eccesso di usura alla fine dello stesso anno. Molti stop per problemi fisici, fratture e altro. C'era da scoraggiarsi, ma il ragazzino del Michigan che aveva scommesso sul suo futuro nel tennis dopo essere stato più che una promessa nello stile libero e nel delfino in piscina, non si è demoralizzato. Ha lasciato la scuola troppo dura di Bollettieri e quest'anno con Tim Gullikson, ex coach per una anno di Martina Navratilova, ha ritrovato la migliore condizione ed un bagaglio tecnico più completo. Non è più il giocatore valido solo da fondo campo e dal diritto micidiale, sa anche attaccare e giocare al volo, ma contro Becker tutto ciò non è bastato. Un Becker che spiegava con il caldo le sue difficoltà: «Non è facile giocare in una simile fornace. Per questo il mio servizio è stato discontinuo nel rendimento». RinoCacioppo Singolare, semifinali: Becker-Krickstein 6-4, 6-3, 6-4. Singolare femm., finale: Graf-Navratilova 3-6, 7-5, 6-1.

Luoghi citati: Michigan, New York, Tel Aviv