«E' un attentato» di R. Cri.
«E' un attentato» I periti replicano all'Aviazione: era vecchio «E' un attentato» L'aereo norvegese caduto OSLO. «Un attentato». Per il direttore della divisione tecnica dell'aeronautica civile norvegese, Rolf Grimsud, non ci sono dubbi. E' questa la causa della più grave sciagura aerea della storia norvegese: 55 le vittime nel relitto inabissatosi venerdì sera nello stretto dello Shagerrak, che separa la Danimarca dalla penisola scandinava. «Colpa dell'usura del velivolo», replicano invece alcuni dei periti che stanno indagando sul disastro. «Finora — hanno dichiarato ieri all'agenzia danese Ritzau — non sono stati trovati rottami che presentino bruciature. Neanche sui corpi per ora ripescati sono visibili segni di ustioni, per cui si può escludere che sia avvenuta un'esplosione a bordo. Si tratta piuttosto di un caso di "stanchezza del metallo"». Sul banco degli imputati sale così l'aereo sul quale viaggiavano 5 membri dell'equipaggio e 50 dirigenti e funzionari della compagnia di navigazione norvegese «Whilelmsen lines», diretti ad Amburgo per assistere al varo di una nave. Il loro tragico destino è stato deciso da un sorteggio che ha scelto tra i dipendenti della società i vinci¬ tori del viaggio-premio. L'aereo che li trasportava aveva una notevole «anzianità di servizio». Era un «Metropolitan», costruito dalla divisione Convair della società americana General Dynamics, risalente al 1953 e proveniente dal mercato statunitense dell'usato. Si tratta di uno dei primi esemplari con motore a turbina. In Italia hanno volato negli Anni Cinquanta con la compagnia Lai. Ne aveva uno anche l'aeronautica militare, acquistato dall'ex attrice Joan Crawford, ma lo «pensionò» nel 1978. La norvegese «Partnair», che ne aveva tre, li utilizzava invece a pieno ritmo: in media un volo al giorno. «Ma quell'apparecchio — ha affermato Erik Ingier, pilota della compagnia — era stato accuratamente revisionato in Canada una settimana fa. Ero a bordo nel viaggio di ritorno e non ci sono state difficoltà». Contro l'ipotesi dell'esplosione depone anche il fatto che i corpi delle vittime sono stati ritrovati in un raggio di poche centinaia di metri, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto attendere dopo uno scoppio. Ma gli esperti dell'aviazione norvegese controbattono che se l'aereo, che volava a 7 mila metri di altezza, fosse precipitato per un'avaria, il pilota avrebbe avuto il tempo per lanciare un Sos, mai arrivato alla torre di controllo. Ad avvalorare la teoria dell'attentato sarebbe anche una coincidenza rilevata ieri dal quotidiano danese «Ekstra Bladet», secondo il quale proprio due giorni prima a Copenaghen si era tenuta una riunione segreta dei vertici dei servizi segreti scandinavi. L'obiettivo colpito, 50 funzionari in viaggio premio, appare però improprio per un'azione terroristica. Era stata avanzata anche l'ipotesi di un abbattimento per errore da parte di un missile Nato, una replica del caso Ustica a nord dello Jutland. «Stupidaggini — ha risposto seccamente un portavoce del comando di difesa alleato di Vedbaek —. Le due fregate tedesche che si trovavano in quella zona tornavano da una visita a Kristianssand e non prendevano parte a manovre militari». Il riferimento è alle navi da guerra «Deutschland» e «Werra», che hanno partecipato alle operazioni di recupero dei cadaveri. Il giallo potrà essere risolto soltano la prossima settimana. Lunedì infatti giungerà sul luogo della sciagura una nave norvegese specializzata nel recupero di relitti. Disporrà di una speciale sonda a ultrasuoni che riesce a captare, fino a 3500 metri di distanza, quel "bipbip" emesso dalla scatola nera quando si trova in acqua. Il segreto dell'esplosione è per ora custodito in fondo allo stretto. La carcassa dell'aereo giace a 60 metri di profondità. Vi si trovano imprigionati molti dei corpi delle vittime. I cadaveri ripescati sono finora trentuno, straziati e sparsi sulle acque, dalle quali affiora sinistramente una parte del muso della fusoliera dell'aereo. La tragedia ha indotto i partiti norvegesi ad accogliere l'invito del primo ministro, signora Harlem Brundtland, e porre subito fine alla campagna elettorale per le votazioni di lunedì. «In un piccolo paese come il nostro — ha detto ma Brundtland commossa davanti alle telecamere — un fatto del genere è un lutto nazionale». [r. cri.]
Persone citate: Brundtland, Erik Ingier, Harlem Brundtland, Joan Crawford, Rolf Grimsud
Luoghi citati: Amburgo, Canada, Copenaghen, Danimarca, Italia, Jutland, Oslo, Ustica
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