Due bocciature per Mazowiecki

Due bocciature per Mazowiecki Martedì il primo governo non comunista dell'Est si presenta in Parlamento Due bocciature per Mazowiecki No dei deputati ai due designati per i ministeri agricoli Vendetta di Solidarnosc che esigeva una delle due poltrone Due clamorose bocciature in sede di commissione parlamentare hanno seminato le prime mine sul percorso ad ostacoli del governo Mazowiecki accentuando i contrasti fra i quattro partner della coalizione polacca che martedì chiederà il voto di fiducia all'Assemblea dei deputati. A segnalare pollice verso nei confronti dei candidati alle poltrone dell'Agricoltura e degli Affari sociali per il settore agrario sono stati i membri della commissione di economia alimentare alla quale non sono piacuti i nomi proposti dal premier cattolico, rispettivamente Czeslaw Janicki del partito contadino e Artur Balazs, vicepresidente di Solidarnosc rurale. L'accordo preliminare sulla doppia designazione, raggiunto in una laboriosa serie di trattative con lo Zsl, ex fiancheggiatore del partito comunista passato di recente nel campo di Solidarnosc, è saltato quando gli esponenti filowalesiani del mondo agricolo si sono risentiti per non aver ottenuto il dicastero verde, assegnato, dicono, in segno di ringraziamento ai nuovi soci del partito contadino. Su entrambi i candidati hanno rovesciato accuse roventi ed un significativo voto sfavorevole suscettibile comunque di venire annullato nel corso della seduta plenaria del Sejm. Di Janicki hanno detto a chiare lettere che sarebbe «incompetente in problemi agricoli, troppo teorico ed acccademico», di Balazs che il suo ministero senza portafoglio «non soddisfa le aspettative degli agricoltori privati di Solidarnosc» il cui voto delle campagne fu determinante alla vittoria del movimento nelle elezioni di giugno. Luce verde invece per altri componenti del governo, 23 in tutto, approvati con voto segreto nelle audizioni che proseguiranno fino a lunedì. E' passato senza intoppi Krysztof Skubiszewski, futuro ministro degli Esteri etichettato indipendente però di area Solidarnosc. La scelta dell'intellettuale di Poznan era stata l'unica vera sorpresa della lista dei ministri rovesciando le previsioni secondo le quali i comunisti avrebbero mantenuto la responsabilità delle relazioni internazionali. D'ora in avanti, ha detto Skubiszewski, i rapporti con l'Urss saranno improntati «alle regole dell'eguaglianza, dell'indipendenza e del rispetto del non intervento», l'antica sudditanza nei confronti del Cremlino sarà sostituita dall'autonomia diplomatica. Che subito intende sollecitare il rientro in patria di migliaia di polacchi deportati nell'Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale e la restituzione dei tesori artistici confiscati da Stalin. Di segno opposto le dichiarazioni del generale Czeslaw Kiszczak che conserva gli Interni oltre ad ottenere una delle quattro vicepresidenze: nessuna intenzione di nominare non iscritti al poup in veste di sottosegretari al dicastero da cui dipende la polizia segreta pur promettendo aperture al dibattito politico e massima lealtà a Mazowiecki. La stessa d'altronde ribadita da Lech Walesa al rientro dalla visita a Bonn. «Non ci sarà un governo a due teste, una a Varsavia e l'altra a Danzica», ha esclamato il Premio Nobel. «Io sono fuori, sono interessato solo al pluralismo, alla libertà, alla democrazia. E una volta che le cose funzioneranno, vado in vacanza, sul serio». Promosse pure le candidature del generale Florian Siwicki al ministero-chiave della Dife- sa («L'esercito è un'istituzione favorevole alle riforme»), di Witold Trzeciakowski, principale consigliere di Solidarnosc nominato capo del consiglio consultivo economico («Dobbiamo imbarcarci in un'impresa storica mai tentata, la transizione dal sistema economico socialista al libero mercato»), del walesiano Leszek Balcerowicz alle Finanze («Introdurremo l'iniziativa privata in ogni settore per arginare le spinte inflazionistiche») e di Jacek Kuron, il duro di Solidarnosc, al Lavoro («Modificheremo le leggi sullo sciopero in modo da non ostacolare la ripresa produttiva»). Piero de Garzarolli Il cardinale Jozef Glemp, primate della Chiesa polacca

Luoghi citati: Bonn, Danzica, Poznan, Unione Sovietica, Urss, Varsavia