Prologo al valzer delle nomine di Augusto Minzolini

Prologo al valzer delle nomine Prologo al valzer delle nomine E in ballo ci sono Viri, l'Eni e quaranta istituti bancari ROMA. L'«Iraqgate» può avere mille conseguenze politiche o esaurirsi con il siluramento di Nerio Nesi e di Giacomo Pedde: è questo stato d'incertezza che avvelena l'atmosfera politica e moltiplica i segnali in codice dietro cui si nascondono accuse e minacce. C'è chi individua altri responsabili, da accomunare alla sorte, del presidente e del direttore generale della Bnl, e c'è chi difende i propri amici. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Nino Cristofori, assicura, ad esempio, che il «governo andrà fino in fondo»: pensa alla ragioneria dello Stato e agli alti gradi amministrativi del ministero del Tesoro, che, secondo lui, non potevano non sapere, mentre esclude ogni responsabilità della Banca d'Italia («mai andati così d'accordo con il governatore Ciampi»). Non la vede così, il responsabile economico della de, Silvio Lega, che parla di «una responsabilità anche della vigilanza della Banca d'Italia». Il compagno di corrente di Nerio Nesi nel psi, Felice Borgoglio, chiama, invece, in causa l'attuale presidente del Consiglio, Giulio Andreotti («i ministri degli Esteri italiano e degli Usa dell'epoca — è la sua opinione — non potevano ignorare tutto»). Un altro socialista, il ministro delle Finanze Rino Formica, assolve tutti appellandosi all'rìnadeguatezza organizzativa e funzionale». Mentre Beniamino Andreatta si preoccupa per il «ritorno ad un'atmosfera piduista», la stessa che intravvede dietro gli attacchi alla Banca d'Italia sui giornali. Un «tourbillon» di accuse e contro-accuse, che, sono parole di Andreatta, «alzando un polverone e generalizzando le responsabilità, potrebbero nascondere i veri colpevoli». Intanto il «giallo di Atlanta» una prima implicazione l'ha già avuta: ha fornito un'anticipazione di quello che sarà la questione centrale dell'autunno politico, la spartizione delle nomine di enti e banche pubbliche. Il cambio al vertice della Bnl è stato solo un antipasto. Giampiero Cantoni, socialista e intimo di Bettino Craxi, ha preso il posto di quel Nerio Nesi, che rappresentava l'ultimo ricordo di un tempo passato, legato alle fortune di quella sinistra socialista ormai in disarmo. Mentre Pedde è stato sostituito da un repubblicano di stretta osservanza come Paolo Savona, che ha buoni legami con Giulio Andreotti (era nello «staff» di un fedelissimo del presidente del consiglio, il ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino). Un prologo, insomma, per l'appuntamento del prossimo ottobre, quando il triumvirato Andreotti-Forlani-Craxi disegnerà la nuova mappa del potere in Italia rimuovendo gli ultimi uomini legati a De Mita. Ci sarà il cambio della guardia alla presidenza dell'Ili, con Franco Viezzoli al posto di Ro¬ mano Prodi. All'Eni, malgrado i tentativi di resistere di Franco Reviglio, è aperta la corsa alla successione tra Massimo Pini e Gabriele Cagliari, ma dentro il psi per questa, che può essere definita la corsa più incerta, si sta facendo largo un nome anche più squisitamente politico, come il ministro del commercio estero Renato Ruggiero. Per l'Enel è in corsa Franco Nobili, andreottiano e presidente della Cogefar, ma è spuntato anche il nome di Ettore Bernabei, ora all'Italstat. Mentre alla Rai ci sarà solo la sostituzione di Biagio Agnes con Gianni Pasqualelli alla direzione generale (il consiglio di amministrazione, compreso il presidente Enrico Manca, avranno una proroga). Ci sarà anche una nuova geografia del potere nelle banche: sono già scaduti i vertici dei due colossi San Paolo di Torino e Monte dei Paschi di Siena, Gianni Zandano e Piero Barucci, vicini a De Mita. E' scaduto anche il mandato di Luigi Coc- cioli (psdi) al Banco di Napoli e di Giannino Parravicini (pri) al Banco di Sicilia. Insomma, ci sono circa 40 vertici bancari scaduti che debbono essere divisi tra i partiti di governo. Un metodo che piace a democristiani e socialisti. I repubblicani, invece, storcono il naso: Girolamo Pellicano plaude alla scelta di Savona per la Bnl, mentre la «Voce», organo ufficiale del pri, mette in chiaro che si tratta di una nomina «tecnica» e di certo non implica uno scambio con la presidenza del Banco di Sicilia (attualmente in orbita repubblicana). Sono, invece, del tutto contrari i socialdemocratici, per ora penalizzati, e i comunisti. «Il clima da basso impero — dice Occhetto — in cui è avvenuta la scelta del nuovo presidente e del nuovo direttore generale della Bnl dovrebbe finalmente far dire basta con la lottizzazione». Augusto Minzolini

Luoghi citati: Atlanta, Italia, Roma, San Paolo, Savona, Siena, Torino, Usa