Ora l'Fbi punta su Baghdad
Ora l'Fbi punta su Baghdad Nuovi squarci nel «giallo di Atlanta», sospettate anche società italiane e inglesi Ora l'Fbi punta su Baghdad Nel mirino attrezzature per impieghi militari WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo scandalo della Bnl in Georgia assume sempre più l'aspetto di un Iraqgate finanziario. Secondo il «Financial Times», la Banca Nazionale del Lavoro sarebbe in possesso delle prove che aziende italiane, inglesi e americane finanziate dalla sua succursale di Atlanta avrebbero fornito all'Iraq, talora illegalmente, attrezzature passibili di impiego militare. Anche la procura di Roma starebbe indagando su società italiane sospettate di aver esportato a Baghdad tecnologie militari. Il «Financial Times» ha portato una conferma ufficiale anche se parziale alle sue rivelazioni, quella della ditta britannica Matrix Churchill. La ditta, che è di comproprietà angloirachena, ha dichiarato di essere passata «anche» attraverso la filiale georgiana dell'istituto italiano per la vendita di torni computerizzati all'Iraq, avvenuta nel 1988 per un ammontare di circa 8 milioni di sterline. Ma ha precisato di avere avuto la necessaria approvazione del Foreign Office, «trattandosi di torni utilizzabili sia industrialmente sia militarmente». La pista giusta è quella della Bnl in Georgia come punto di appoggio per talune forniture paramilitari a Baghdad, all'insaputa naturalmente dei vertici della Banca a New York e in Italia? E Chris Drogoul, il direttore della succursale, sarebbe stato, spontaneamente o dietro ricatto, una talpa irachena prima che un funzionario dell'istituto italiano? Ad Atlanta, né l'Fbi né la procura rispondono a queste domande. «L'ordine datomi dal ministero della Giustizia di tacere non è cambiato di una virgola» ci ha dichiarato l'Elge^te, speciale dell'Fbi David Rosario al'telefono. «Sapremo forse dirle qualcosa a metà della settimana ventura» ha aggiunto il procuratore Robert Barr. E quello che ha scritto il «Financial Times»? «Non smentisco né confermo» ha ribattuto Rosario. Un lampo di umori smo: «Comunque quelle notizie non glielo ha date io». Ma sono indagini solo finanziarie o an che penali? «No comment» è stato l'unico commento di Barr Abbiamo chiesto a Bob Moler, addetto ai controlli bancari in Georgia, di fare luce sul tipo di operazioni compiute da Chris Drogoul. Moler ci ha spiegato che erano di tre tipi. Operazioni coi finanziamenti garantiti dalla Commodity Credit Corporation, un ente assicurativo agri colo americano, «e quindi con cernenti solo derrate alimentari», che hanno totalizzato circa 700 milioni di dollari: dietro di esse non potrebbe nascondersi nulla. Operazioni con i finan ziamenti garantiti dalla Banca Centrale dell'Iraq, e quindi su ogni genere di prodotti, forse anche paramilitari, che hanno superato il miliardo di dollari lì si indaga. E operazioni a ve nire su cui non si è trovata nessuna garanzia, e di cui non si sa fino a che punto siano vincolanti per la Banca Nazionale del Lavoro, per complessivi 900 milioni di dollari: per appurarne la natura e gli oneri, ci vorranno settimane se non mesi. Moler ha precisato che il fatteche Drogoul concedesse crediti superiori a quelli a cui era autorizzato non è così raro nelle banche: «Bisogna vederne invece il perché». Dagli ambienti vicini all'Fbi e alla procura di Atlanta emerge questa ipotesi: quando l'Iraq aveva bisogno di forniture speciali, chiedeva alle ditte con cui era in contatto di rivolgersi a Drogoul, considerandolo a torto 0 a ragione uno dei suoi uomini nella finanza internazionale. Drogoul, che viaggiava spesso, recandosi per lo più a Londra o a Parigi, centri di contatto col Medio Oriente, è ora sotto sorveglianza 24 ore su 24 nella sua casa nei sobborghi di Atlanta. Ma proprio per il particolare interesse dell'Iraq a certi prodotti, la garanzia della Banca Centrale irachena era sicura. Da Baghdad, il ministro delle Finanze Hikmet Mukhalif lo ha confermato in un'intervista al «Financial Times»: «Onoreremo 1 nostri impegni con la Banca Nazionale del Lavoro» ha detto. Il ministro ha rifiutato però di discutere l'operato di Drogoul e soprattutto la possibilità di un traffico di armi. E' la stessa posizione del ministero della Giustizia Usa, per lo cui lo scandalo della Bnl è per ora solo finanziario. Nella sua serie di articoli sulla Banca Nazionale del Lavoro — gliene ha dedicati ben sei — il «Financial Times» si è soffermato sul progetto Condor. Il Condor. 2, progettato in parte con l'appoggio sovietico dall'Egitto e dall'Argentina, e in costruzione in quei àge Paesi e in Iraq, non è mài slato collauda to. Avrebbe una gittata di 900 km e sarebbe capace di portare una piccola testata nucleare o chimica. Un suo impianto è esploso a metà agosto presso Baghdad, facendo centinaia di vittime. Il «Financial Times» nota che il Condor 2 è il succes sore del Condor 1 argentino, a cui — sostiene — collaborarono la Snia italiana, la Sagem fran cese e la Messerschmitt tede sca. Aggiunge che ex funzionari di queste ditte sono sotto inchiesta in Germania e in Italia Due anni fa, gli Stati Uniti e l'Europa si sono impegnati a non fornire tecnologie missili stiche al Terzo Mondo. Se qualche azienda lo avesse fatto at traverso Drogoul col tacito as senso dei governi — ma non ne esiste la minima conferma — finirebbe in tribunale. A Wall Street gli ultimi svi luppi hanno accentuato i timori che la Bnl vada incontro a gros se difficoltà di bilancio. Una agenzia di rating, la Keef Brouillett Woods, non una delle principali, la ha ieri retrocessa. Ennio Carette ^ \ : , 1 Nerio Nesi all'uscita dalla riunione del consiglio d'amministrazione della Bnl che ha discusso la vicenda Atlanta
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