Noah fine della corsa

Noah, fine della corsa TENNIS Il torneo di Flushing Meadow ha raggiunto le semifinali Noah, fine della corsa Battuto nettamente da Becker NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Il sogno di rinascita di Yannick Noah si infrange contro la potenza dirompente di un Becker per la prima volta concentrato sin dalla prima palla del quarto di finale che l'opponeva al francese. Così non ci sono stati gli attesi fuochi d'artificio. Noah è ragazzo intelligente, sa quando bisogna dare di più per capovolgere un risultato avverso, ma occorre sempre che l'avversario offra l'occasione. L'altra sera Becker non ha fatto mai sconti o regali di sorta. Ha cercato di mettere dentro la prima palla di servizio, costringendo il rivale a rispondere nelle peggiori condizioni per chiudere a rete con la massima facilità. Noah ha capito di non avere chances e così la partita è filata a senso unico. Un autentico monologo del tedesco in un'ora e 54 minuti. Le uniche emozioni in una paio di prolungati scambi al volo anche questi risolti in favore di Boris. La cura di Dennis Balston nei quindici giorni di preparazione di Noah per gli Us Open si era concentrata soprattutto su servizio e risposta. Ma i progressi, validi per superare i primi ostacoli, non sono serviti contro Becker, che ha vinto proprio usando le armi preferite dall'avversario. Non c'è infatti grande differenza fra le due percentuali di servizio (56% con 3 ace e un doppio fallo per il tedesco, 50% con un ace e 4 doppi falli per il francese) ma parlano chiaro i 63 punti conquistati con la battuta da Becker contro i 18 dell'avversario. «I miei omaggi, tanto di cappello a Boris» commentava Ion Tiriac soddisfatto per aver visto la sua gallina dalle uova d'oro vincere senza correre inutili rischi. Becker riconosce: «E' stato più facile di quanto pensassi. Avevo messo in calcolo di poter perdere uno o due set. Invece ho giocato il miglior match della mia carriera a Flushing. Credo di non aver commesso un solo errore gratuito. E' quello che ci vuole per vincere un match così difficile anche se non è stato bellissimo per il pubblico». Poi rendeva omaggio al rivale: «Yannick ha cercato di giocare bene come nei turni precedenti, ma sono stato io a farlo giocare male». Noah non fa eccessivi drammi: «Non sono mai riuscito a rispondere come dovevo al suo servizio e questa è stata la chiave del match. Avrei avuto bisogno di una moviola per domare i suoi bolidi. Posso solo recriminare di non essere stato più aggressivo quando lui serviva la seconda palla». Becker in semifinale affronterà Aaron Krickstein, il giovane americano (22 anni) che sembra già un veterano per es¬ sere diventato famoso cinque anni fa (nel 1984 vinse quattro tornei Grand Prix e fu finalista a Roma) e per l'imballaggio ortopedico che gli protegge il malconcio ginocchio destro. Krickstein ha vinto la semifinale con l'altro americano Jay Berger, 23 anni, anche lui con fasce elastiche a profusione, che per lo stress derivato dalla possibilità di accedere alle semifinali degli Us Open è rimasto come paralizzato, vittima di crampi all'inizio del terzo set, quando non erano ancora passate le prime due ore di gioco. Ha cercato di reagire, sperando che il malore passasse. Ha rimediato un'ammonizione perché non riusciva a portarsi in tempo sulla posizione di risposta. Ha servito per un turno da sotto, regalando il gioco al rivale per avere la possibilità di arrivare al cambio di campo e prendere sali. Alla ripresa sembrava in condizioni migliori, ma al primo allungo si bloccava di nuovo ed era costretto alla resa più amara. L'ambito traguardo della semifinale toccava a Krickstein. Ma non si vede come possa impensierire Becker contro il quale non ha mai vinto un set nei tre precedenti scontri diretti. Rino Cacioppo Risultati. Quarti maschili: Becker-Noah 6-3, 6-3, 6-2; Krickstein-Berger 3-6, 6-4, 6-2, 1-0 ritirato.

Luoghi citati: New York, Roma