Truffa nel nome della Madonna di F. Mil.
Preso il folle di Napoli E' accusato di aver ucciso la giovane trovata nella valigia Preso il folle di Napoli Era a Nizza in una casa di cura NAPOLI. «Sono Andrea, venite a prendermi». Si è conclusa con una breve telefonata in una casa di cura psichiatrica di Nizza la latitanza di Andrea Maria Rea, 33 anni, l'uomo affetto da gravissime turbe mentali sospettato di avere seviziato e ucciso la giovane tossicodipendente Silvana Antinozzi. Il cadavere della donna fu trovato domenica scorsa in una valigia abbandonata in via Marechiaro, sulla collina di Posillipo. «Le prove a suo carico sono schiaccianti», dice il capo della squadra mobile Francesco Cirillo, anche se il magistrato inquirente non ha ancora emesso un ordine di cattura. Dopo il delitto, Andrea Rea ha preso il primo treno in partenza da Napoli. Solo, senza un soldo (il controllore lo ha sorpreso privo di biglietto), è riuscito comunque a raggiungere la Francia. Stava male a tal punto che ha chiesto ospitalità nell'istituto per malattie mentali «Santa Maria» di Nizza. Ad Andrea Rea la polizia è giunta appena ventiquattr'ore dopo l'omicidio di Silvana Antinozzi. In che consistono, le «prove schiaccianti» che lo accuserebbero? L'arma del delitto, un coltello con la lama sottile e seghettata trovato nell'appartamento della donna, fa parte di un servizio di posate che la madre del presunto omicida ebbe in omaggio da una rivista femminile: Andrea l'ha sottratto dalla cucina, prima di raggiungere Silvana. E poi c'è un orologio, abbandonato nel monolocale dove avvenne il delitto, accanto al lavabo incrostato di sangue: è lo stesso cronometro subacqueo che il giovane portava da anni al polso. Nell'appartamento di Silvana Antinozzi, inoltre, la polizia ha trovato un quaderno pieno di frasi apparentemente prive di senso. La grafia è di Andrea Rea. Fino al mattino di domenica 3 settembre il presunto assassino, che già in passato era stato arrestato per aggressioni a mano armata, appariva come un tranquillo ospite dell'istituto «Villa Anna», un complesso di villette a schiera sul litorale Domiziano a Nord di Napoli. Tra quelle mura Andrea aveva conosciuto Silvana Antinozzi che appena due giorni prima, dopo l'ennesimo, inutile tentativo di disintossicarsi dall'eroina, aveva fatto ritorno a casa, uno squallido monolocale nel centro antico. Poi, improvvisa, la decisione: raccolti i pochi effetti personali, anche lui aveva voluto tornare dai suoi. «Ce lo vedemmo piombare a casa alle tre del pomeriggio — hanno poi raccontato i genitori alla polizia —. Si è trattenuto pochi minuti con noi, prima di andarsene». Dove? «A casa di Silvana Antinozzi — spiegano gli inquirenti —, con un coltello in tasca. Dopo aver massacrato quella povera donna ha infilato il cadavere in una valigia che ha legato alla meglio a bordo della sua moto cicletta. Quindi è andato in via Marechiaro, dove ha abbandonato il bagaglio. Chi può dire perché l'ha fatto? Che cosa lo ha spinto? Nessuno, forse neanche Andrea Rea». [f. mil.]
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