Su Atlanta c'è ombra di «Irakgate»

Su Atlanta c'è ombra di «Irakgate» Dietro lo scandalo della filiale Bnl, l'Fbi ha individuato una pista irachena Su Atlanta c'è ombra di «Irakgate» Affiorano ricatti e strutture finanziarie occulte WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo scandalo della succursale della Bnl ad Atlanta nasconde un Irakgate finanziario, in cui la banca italiana si sarebbe lasciata inavvertitamente coinvolgere? E il suo direttore, il misterioso Chris Drogoul, è in realtà una sorta di Ollie North, che ha fatto gli interessi dell' Irak con l'appoggio di potenti americani? Questi interogativi sono emersi ieri, nella fase finale delle indagini dell'Fbi, in vista dell'udienza del gran giurì che si terrà nelle prossime settimane. L'Fbi ha individuato una pista irachena che modifica i contorni dello scandalo: da made in Italy potrebbe renderlo cioè made in Usa. Dietro le operazioni di Drogoul si nasconde non un semplice schema truffaldino, ma un piano organico di forniture all'Irak, forse paramilitari, vietate almeno in parte dalle leggi Usa? L'Fbi avrebbe trovato gli estremi per incriminare Drogoul, e insieme per scagionare almeno in parte la Banca Nazionale del Lavoro. Secondo indiscrezioni di ambienti vicini all'Fbi, i fatti sono questi. Negli anni scorsi ad Atlanta, Chris Drogoul, che si presenta come un franco algerino, ma sembra in realtà di discendenza libanese e sunnita, e dunque storicamente legato a Baghdad, ha creato di nascosto una banca parallela alla succursale della Bnl. La polizia federale ha scoperto conti clandestini che aveva intestato alla Banca dell'Irak ed a una banca privata irachena, e da lui usati per le operazioni in nero. E' soprattutto con questi finanziamenti che Drogoul ha appoggiato le esportazioni a Baghdad, fatte in prevalenza non da ditte italiane, ma da ditte americane, e di grandi dimensioni come la General Motors. Il 30 giugno scorso, quando la Fed gli ha chiesto il rapporto sull'attività della Banca Nazionale del Lavoro, egli ha mostrato lettere di credito e di patronage per soli 119 milioni di dollari, un decimo della somma reale trattata. «Baghdad mi ricattava» afferma il direttore Interrogato dall'Fbi su que sta struttura occulta, capace di finanziare ingenti commerci tra gli Usa e l'Irak, Drogoul ha risposto di averla eretta perché ricattato da Baghdad. Secondo fonti attendibili, il direttore della succursale della Bnl ad Atlanta avrebbe detto di essere stato colto dagli iracheni in una o due transazioni illecite e di essere stato costretto da essi ad avviare un giro bancario non autorizzato a loro favore. Pare che l'Fbi non presti fede alla versione: sta indagando infatti presso le grandi banche di New York per accertare se certi loro prestiti a Drogoul siano stati davvero in buona fede. Tra le banche interpellate dalia polizia federale vi sarebbe l'autore voi e Morgan, che negli Anni Settanta curò gli interessi dello Scià: ma la Morgan avrebbe funzionato soltanto da clearing house, cioè da punto di transito, delle operazioni di Drogoul al posto della Bnl, senza pren dervi parte. Al quotidiano di Atlanta l'«Atlanta Constitution», circo la la voce che all'inizio di ago sto l'Fbi sia stata messa in al larme dal Mossad, i servizi se greti israeliani, che avrebbero avuto notizie di forniture para militari americane all'Irak ese guite o in procinto di essere eseguite tramite Drogoul. Il giornale non ha pubblicato la notizia perché non ha potuto ottenerne conferma ufficiale. Ma ha notato che allo scoppio dello scandalo, anziché restare in Francia dove era in vacanza, o cercare rifugio altrove, come avrebbe fatto di certo un semplice truffatore, Drogoul è tornato subito negli Stati Uniti. Da parte sua, l'Fbi mantiene un rigido riserbo, dicendo di aver ricevuto dal ministero della Giustizia «la consegna del silenzio». Non è pertanto certo che se lo scandalo della Bn} nasconde un Irakgate finanziario esso verrà alla luce. Secondo l'«Atlanta Constitution» ci vorranno dei mesi «per sbrogliare la matassa». Nell'88 è raddoppiato il commercio Usa-lrak I dati sui commerci tra gli Usa e i Paesi arabi rivelano che nell'88 l'import e l'export con l'Irak raddoppiarono in pratica rispetto all'87: Baghdad divenne il partner principale di Washington, con un volume di commercio di oltre 2 miliardi e 600 milioni di dollari, superiore anche a quello con II Cairo. In parte, ciò fu dovuto a Drogoul, che si concentrò sui rapporti iracheno-americani, e non iracheno-italiani. Potrebbe essere una scusante per la Banca Nazionale del Lavoro. Ma a Wall Street si osserva che la Bnl si è macchiata per lo meno di negligenza e non è escluso che venga accusata di violazione dei regolamenti bancari. Appare inattendibile l'ipotesi che i suoi vertici fossero al corrente dei maneggi di Drogoul, ma fondata quella che dirigenti intermedi siano venuti meno alle loro responsabilità. Diversa potrebbe esser la posizione di qualcuna delle banche americane a cui Drogoul ha fatto spesso capo. A Londra, l'agenzia europea di rating Ibca ha ieri stimato in misura molto inferiore a quella precedente l'esposizione della Bnl rispetto all'Irak. A suo parere, essa sarebbe di 1 miliardo e 800 milioni di dollari, 2550 miliardi di lire, e non di 3500 miliardi di lire, di cui 750 milioni di dollari garantiti dalla Commodity Credit Corporation americana. In sostanza, la Banca Nazionale del Lavoro si troverebbe quindi esposta di 1 miliardo e 100 milioni di dollari, circa 1560 miliardi di lire. L'Ibca ha affermato che si tratta di una somma preoccupante, ma non tale da incidere gravemente sul credito della banca. Di conseguenza, l'agenzia non ha modificato il rating della Bnl. Anche l'agenzia Moody di New York ha dichiarato di ritenere abbastanza solido lo status della banca italiana. Ma già la scorsa settimana l'ha messa sull'elenco delle banche «sotto osservazione», da cui rischia di passare a uno inferiore. Un dato curioso sullo scandalo è che mentre esso ha suscitato una tempesta in Italia, in America viene quasi ignorato. Di tutti i grandi giornali, sinora ne hanno parlato solo il «Wall Street Journal» e il «Financial Times», e solo saltuariamente. , Le radio e le tv lo hanno ignorato, comprese quelle di Atlanta. E' significativo tuttavia che nei circoli vicini alla Bnl e soprattutto a Drogoul nessuno apra bocca, e che la Fed, la Riserva Federale, che collabora alle indagini dell'Fbi insieme con la Banca d'Italia, rifiuti qualsiasi commento. Ennio Coretto ESPOSIZIONE TOTALE DELLE BANCHE ITALIANE VERSO L' ESTERO A EJNE 88 ESPOSIZIONE VERSO L' ESTÈRO DELLA BNL A FINE '88 ESPOSIZIONE VERSO L'IRAQ DELLA FILIALE BNL DI ATLANTA 3.500 QUANTO E' "ESPOSTO" IL SISTEMA BANCARIO [ DATI IN MILIARDI DI LIRE ] Nel grafico l'esposizione con l'estero del sistema bancario italiano e quella della Bnl Restano ancora 18.000 r I conti Bnl Unforzierdell'ItaliaROMA. La Banca NazionaLavoro è il più grande isdi credito italiano. Di recesocietà di certificazione Dte Haskins ha valutato inmiliardi di lire il patrinetto della banca, al net407 miliardi accantonafondo rischi generali. Lacontrollata dal ministerTesoro che possiede dimente una quota pari al 7Azionisti di minoranza sona, con il 12,1% del capil'Inps con l'8,4%. Una diczione di intenti firmata loso 29 giugno dai presideIna e Inps e dall'allora midel Tesoro Amato, prevemunque che i due istitutbano accrescere le propritecipazioni con un apcomplessivo di 808,4 mdi lire, derivanti dalla ceal San Paolo di Torinoazioni Crediop in loro pos Nel grafico l'esposizione con l'estero del sistema bancario italiano e quella della Bnl Restano ancora incerti i dati relativi alle operazioni della filiale Bnl di Atlanta. Stime americane parlano di 3500-4000 miliardi di lire Fonti inglesi invece parlano della metà