Salvo l'italiano
Salvo l'italiano Salvo l'italiano E' un tecnico di Ascoli Ha già telefonato a casa BRASILIA. «Sono nato una seconda volta». Queste la prime parole di Giovanni Mariani, il tecnicoitaliano scampato alla morte sul Boeing della Varig al suo arrivo a Brasilia. Insieme ad altri superstiti dell'incidente, Mariani è stato ricoverato in ospedale, dove resterà in osservazione almeno 24 ore, ma solo per cautela. Le sue condizioni, infatti, sono buone. Ha già rassicurato per telefono la famiglia ad Ascoli e gli amici. Al suo fianco c'è l'incaricato d'affari per l'ambasciata italiana Marco Baistrocchi. Assieme a lui ha raccontato la sua odissea. «Il volo stava durando troppo tempo e mi sono insospettito— ha detto Mariani — prima il pilota ha detto che non si poteva andare a Belem perchè non c'era illuminazione nell'aeroporto locale, ma poi ha ammesso che l'apparecchio aveva perduto la direzione, c'era carburante per soli 15 minuti e bisognava tentare un atterraggio d'emergenza». Opportunamente preparati, e con solo pochi casi di panico, i passeggeri si sono preparati all' atterraggio che è avvenuto in piena foresta amazzonica. «Siamo scesi in una foresta — ha detto Mariani — con alberi alti trenta metri. L'aereo ne ha distrutti molti, prima di fermarsi contro un albero gigantesco. All'interno è scoppiato l'inferno, con i sedili che volavano da ogni parte e le persone ammucchiate le une sulle altre. Con qualche difficoltà è stato possibile aprire una porta. Io e un'altra dozzina di passeggeri, quelli che si trovavano in migliori condizioni, siamo scesi nella selva». Secondo Mariani l'impatto, sentito particolarmente nella parte anteriore dell'aereo, dovrebbe aver provocato subito due o tre morti. Le altre vittime, che non è stato possibile estrarre dall'apparecchio, sono morte nella notte fra domenica e lunedì. Mariani ha riportato varie contusioni e non si esclude che abbia qualche costola incrinata, ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Dopo gli esami e un periodo di osservazione lascerà l'ospedale per ritornare in Italia. «E' stata una fortuna — ha detto Mariani — che il pilota Cesar Garces sia rimasto miracolosamente illeso. Assieme agli altri membri dell'equipaggio ha così coordinato l'attività dei sopravvissuti, distribuendo i pochi viveri e le medicine. Notevole è stato anche l'aiuto portato da un medico che, sebbene ferito e bloccato nel suo sedile, ha prestato i primi soccorsi ai contusi». Drammatici, secondo Mariani, i tre giorni e le tre notti nella foresta, tormentati dal caldo e dagli insetti, con la crescente disperazione che forse il relitto dell'aereo non sarebbe stato avvistato e che nessun segnale di aiuto fosse stato captato. I quattro passeggeri in migliori condizioni si sono allora allontanati dall'apparecchio per cercare soccorsi. Poi l'arrivo alla fattoria, la comunicazione via radio e la fine dell'odissea. L'incubo in casa Mariani è finito alle 18,30. Quando Enrico Albertini, cognato del disperso, ha risposto al telefono ha udito la voce di Giovanni. «E' lui! E' lui!» ha gridato chiamando la moglie e i due figli, Francesca e Matteo di 11 e 8 anni. Gli ha passato la signora Elma.«Cosa si siano detti non lo so: hanno parlato a lungo e ho visto mia sorella piangere, ma era un pianto di gioia, di liberazione. Lo aspettiamo già per la prossima settimana». [f. d. f.]
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