Incontro segreto di Carrara in Vaticano di Fabio Martini
Incontro segreto di Carrara in Vaticano Nella capitale risiedono quasi 30 mila religiosi: la loro posizione diventa decisiva per le elezioni amminisLTative Incontro segreto di Carrara in Vaticano A Roma socialisti e democristiani alla caccia del voto cattolico ROMA. Il più tempestivo a salire le scale del Vaticano è stato il candidato socialista. Negli umidi bollori della Roma di fine luglio, Franco Carraro è stato ricevuto da uno dei cardinali più influenti della Curia. L'incontro segreto ha avuto la «benedizione» di Giulio Andreotti e ha permesso a Carraro una prima presa di contatto con gli ambienti vaticani in vista delle elezioni comunali di fine ottobre. Una conferma del patto segreto dc-psi per l'elezione a sindaco di Carraro? Al di là delle possibili interpretazioni, la missione diplomatica del ministro socialista dimostra che, mai come stavolta, un'incognita grava sulle elezioni romane: il voto del mondo cattolico. Un interrogativo serpeggia in queste ore tra la dirigenza della de romana: si ripeterà anche questa volta la straordinaria mobilitazione di movimenti di base, preti e suore che nel 1985 favorì il ritorno della de alla guida del Campidoglio? C'è un pericolo: le laceranti polemiche che hanno diviso i cattolici negli ultimi mesi e l'infelice ritorno della de alla guida di Roma, rischiano di indebolire la posizione elettorale dello scudo crociato. La possibile candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, cattolico a tutto tondo, può raddrizzare la situazione? Un interrogativo questo che potrebbe diventare superato sin dai prossimi giorni: Scalfaro avrebbe confidato ad un amico di «essere perplesso» per la candidatura. «Da 44 anni — avrebbe detto l'ex ministro dell'Interno — 1' elettorato di Torino, Vercelli e Novara ha la "pazienza" incredibile di eleggermi in Parlamento. Non mi sembrerebbe un atto di garbo, partire così... E poi, finora nessuno mi ha prospettato la candidatura, in modo ufficiale». E se la candidatura di Scalfaro non dovesse prender quota, l'impatto col mondo cattolico potrebbe diventare ancora più problematico. A Roma, dal 1945 in poi, la democrazia cristiana si è sempre appoggiata ad uno «zoccolo» granitico: il frastagliato arcipelago di movimenti religiosi che hanno la sede nella città del Papa. Nella Capitale, secondo l'annuario Pontificio del 1989, risiedono 3500 religiosi, 1570 sacerdoti diocesani, 5139 membri di istituti religiosi maschili e 20.000 suore. C'è poi il tessuto delle parrocchie: sono 311 e dipendono da cinque vescovi ausiliari territoriali. Alcuni di loro, negli ultimi mesi, hanno avuto parole molto amare per la leadership «sbardelliana» della de romana. Secondo monsignor Clemente Riva, vescovo dell'area Roma Sud «non c'è dubbio che nella de romana vi siano gruppi che privilegiano il mantenimento di propri consensi elettorali e che mostrano occhi troppo di riguardo per gli appalti...». Dai vescovi ausiliari questa volta potrebbe dunque venire un disimpegno al momento elettorale? L'autorità indiscussa per i vescovi e per i parroci rimane il vicario del Papa Ugo Poletti. «Il Cardinale — sussurrano in Vicariato — da quando è tornato a Roma segue con attenzione e preoccupazione la vicenda romana. Aspetta un segnale dalla de, da Arnaldo Forlani: da tempo si parla di un incontro e in quella occasione esprimerà tutto il suo disagio». In una sfera di maggiore autonomia si muovono le due colonne del cattolicesimo italiano: l'Azione cattolica e le Acli, che però a Roma godono di una presenza abbastanza limitata: insieme non raggiungono i 15 mila iscritti. «L'Azione cattolica — dice il presidente romano Piergiorgio Liverani — è un'associazione ecclesiale e quindi da parte nostra non può esserci collateralismo». Quindi nessun appoggio alla de? «E' certo — dice — che non parteciperemo alla campagna elettorale anche se esprimiamo il nostro disagio per una situazione che non è delle migliori». Ancora più critico verso l'attuale dirigenza democristiana è invece monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas, attorno alla quale sono collegati circa 15 mila giovani, impegnati a favore degli emarginati. Dopo aver espresso giudizi durissimi sull'ex sindaco Giubilo e il suo patron Sbardella, ora don Di Liegro si è chiuso nel silenzio per evitare ulteriori polemiche, ma anche da questa parte la de, se non innoverà la sua lista, stavolta non potrà godere della mobilitazione delle grandi occasioni. Compatta sarà invece l'adesione del Movimento popolare sui candidati democristiani della corrente andreot tiana. Un peso elettorale non indifferente quello di Mp: oscil la tra le 10 e le 20 mila prefe renze. Fabio Martini
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